Il ritorno di Papa Francesco in Vaticano dopo il lungo ricovero al Policlinico Gemelli a motivo della polmonite bilaterale avrebbe dovuto mettere a tacere ogni dubbio sulle sue condizioni. Il continuo rincorrere le notizie per dare le singole smentite da parte del Dicastero per la Comunicazione sembra non aver dato alcun frutto. 

Le immagini del Pontefice, sorridente e in sedia a rotelle, mentre lasciava l’ospedale e salutava i fedeli, sono state trasmesse in diretta da tutti i media del mondo. Eppure, nel mondo del complottismo, la realtà non è mai abbastanza convincente. Pochi minuti dopo la sua riapparizione pubblica, sui social network e nei circuiti alternativi dell’informazione è iniziata a circolare una teoria tanto assurda quanto virale: “Il Papa è morto e quello che vediamo è un sosia o un deepfake”. 

Del resto, sono coloro che avevano detto, già da settimane, che il Pontefice era morto e quindi ora non possono certo fare marcia indietro e smentirsi. Tra i principali promotori di questa tesi c’è Fabrizio Corona, pregiudicato e diffamatore professionista, che si è lanciato in una campagna di disinformazione sostenendo, senza alcuna prova, che il vero Francesco non sarebbe più tra noi. Al di là del soggetto, al quale è bene dare meno spazio possibile, ci siamo domandati: perché fake news di questo tipo trovano terreno fertile? E cosa c’è dietro la fascinazione per le teorie del complotto?

Il narcisismo gioca un ruolo fondamentale nella diffusione di fake news e teorie del complotto, specialmente in soggetti come Fabrizio Corona. Se analizziamo il fenomeno alla luce di alcuni testi che parlano del problema, possiamo vedere come il narcisismo influenzi sia chi diffonde queste teorie sia chi vi crede. Anche nell'ambiente "filoclericale" e vaticano abbiamo chi ha le medesime problematiche.

Narcisismo e Bisogno di Attenzione

Leonardo Bianchi, in Complotti!, spiega come molti di coloro che diffondono teorie del complotto non siano realmente interessati alla verità, ma al proprio tornaconto personale, spesso misurabile in visibilità mediatica. Nel caso di Corona: 
- La sua dichiarazione sulla morte del Papa è talmente estrema da attirare immediatamente l’attenzione pubblica.
- Si pone come una fonte di “verità alternativa”, rafforzando la sua immagine di outsider che sfida il sistema.
- Ottiene un effetto virale, facendo parlare di sé e aumentando il traffico sui suoi canali.
Il narcisismo si manifesta qui nella necessità di essere al centro dell’attenzione, indipendentemente dalla verità delle affermazioni e dal fatto che vi sia una gran parte di persone che ritiene ridicolo il suo agire. 

Il 'fedele' complottista

Molte persone credano alle teorie del complotto perché queste danno loro un senso di superiorità intellettuale. In altre parole, chi crede alla teoria di Corona si sente “più sveglio” rispetto alla massa che accetta la versione ufficiale. È così che il complottismo diventa una forma di narcisismo collettivo: “Io so la verità che gli altri ignorano”. Questo spiega perché, anche di fronte a prove contrarie (come il video del Papa e lui che sfila fra la gente in auto!), alcuni rifiutino la realtà: ammettere di aver creduto a una bugia significherebbe rinunciare a quella sensazione di superiorità.

Il Narcisismo: motore del complottismo

Il giornalista Errico Buonanno, in Non ce lo dicono, mostra come il complottismo sia spesso guidato dal desiderio di distinguersi dalla massa. Il narcisismo, in questo contesto, assume due forme:

- Il narcisismo del “guru complottista”: personaggi come Corona cercano di posizionarsi come leader di una contro-informazione “ribelle”.
- Il narcisismo del “seguace”: chi crede alla teoria lo fa anche per sentirsi parte di un’élite di conoscitori della “verità”.

L’affermazione di Corona non è solo una fake news, ma un esempio perfetto di come narcisismo e complottismo sono un intreccio letale. Il bisogno di attenzione, la voglia di distinguersi e la ricerca di una superiorità intellettuale alimentano la diffusione di queste teorie. 
Ma come possiamo combattere queste teorie? Facendo finta di non vere? 

Educare al Pensiero Critico

Errico Buonanno sottolinea l’importanza di conoscere la storia delle teorie del complotto per riconoscere i loro schemi ricorrenti. Capire che le stesse dinamiche si ripetono da secoli aiuta a sviluppare un approccio più critico alle nuove narrazioni complottiste. Per contrastare il complottismo, inoltre, non serve a nulla fornire continue smentite - anzi questo lo alimenta - ma è necessario comprendere le motivazioni psicologiche di chi crede alle teorie del complotto. Invece di ridicolizzare chi ama sguazzare nelle fake news, bisognerebbe offrire narrazioni alternative più convincenti e basate su fatti reali.

Alfabetizzazione Mediatica

Leonardo Bianchi (Complotti!) evidenzia come le fake news prosperino anche grazie alla scarsa capacità delle persone di verificare le fonti. Oggi, in modo particolare, anche gli stessi giornalisti si abbeverano dalla stessa fonte dei complottisti: X, Facebook, Instagram. Una soluzione è investire nell’alfabetizzazione mediatica, insegnando a riconoscere le fonti affidabili e a distinguere l’informazione verificata dalla propaganda o dalla disinformazione.

p.A.C.
Silere non possum