Nelle scorse ore sono stati pubblicati alcuni articoli di stampa che raccontavano, come al solito in modo molto confuso e parziale, la storia di un giovane a cui sarebbe stato vietato l'ingresso nel seminario della diocesi di La Spezia - Sarzana - Brugnato a motivo della sua omosessualità. Alcune parole del Santo Padre, estrapolate dal contesto, sono state utilizzate dalla stampa per far intendere un messaggio che Francesco non ha mai voluto dare. Visto e considerato che anche a Santa Marta qualcuno si sta scocciando di vedere le parole del Pontefice tirate a destra e a sinistra, siamo qui per fare chiarezza.
La vicenda
Un giovane della diocesi di La Spezia - Sarzana - Brugnato ha inviato al Papa una lettera il 28 maggio 2024 a seguito delle sue parole pronunciate il 20 maggio 2024 con i vescovi italiani nell'Aula nuova del Sinodo. La lettera (in fondo all'articolo) racconta al Papa l'esperienza di fede di questo ventenne. Ci sono alcuni elementi che certamente evidenziano delle criticità che riguardano la questione omosessualità ma anche la deriva di una diocesi che prima di questo pontificato era un esempio raro di cura vocazionale nel panorama italiano.
In primis, bisogna constatare come il giovane, che ha iniziato a pensare ad una possibile vocazione al ministero ordinato, è stato inviato al vicario generale della diocesi e non dal rettore del seminario. Il vicario è attualmente colui che fu messo alla guida del seminario da Mons. Staffieri e chiamato a farsi da parte durante l'episcopato di Mons. Moraglia negli anni nei quali non giocava a fare il modernista per ottenere la benevolenza romana. Mons. Palletti, quindi, non solo ha portato il seminario diocesano a chiudere ma ha completamente messo da parte il rettore del seminario per ritornare ai tempi che furono. I risultati sono evidenti: i seminaristi sono sempre meno e in Via Mascardi si può cantare la Messa da Requiem.
In secondo luogo, è peculiare l'esperienza che questo ragazzo ha fatto in parrocchia. Una vicenda traumatica, potremmo dire. È bene allora parlare delle due questioni (cattolico in parrocchia e aspirante seminarista) in modo diverso. È doveroso sottolineare come il suo parroco è un soggetto che è particolarmente toccato di testa e che è uno dei tanti invasati di Medjugorje. Piuttosto che accompagnare i fedeli è portato a demonizzarli, salvo credere a delle esaltate che dicono di sentire le spine della croce di Cristo sulla testa, promuovere gruppi di gente che sviene nelle preghiere dello Spirito e portare all'ordinazione personaggi che ora creano più danni alla diocesi di quanti ne possano risolvere. È bene specificare, quindi, che questi sono singoli casi. Se non si ha la sfortuna di capitare nelle mani di questi personaggi è chiaro che la maggior parte dei sacerdoti accoglie la persona e non si preoccupa del suo orientamento sessuale. A meno che uno non predichi dottrine contrarie alle nostre viene accolto in parrocchia per ciò che è; offre il proprio servizio come laico e porta avanti il proprio percorso spirituale.
Nel momento in cui si individua una possibile vocazione, poi, sarà il singolo a vagliare questa possibilità nella direzione spirituale e nel rapporto con il proprio parroco. Per quanto riguarda la questione del candidato agli ordini omosessuale è bene dire che certamente ci sono alcuni documenti che devono cambiare per evitare una assurda contraddizione ed ipocrisia ma è anche bene rammentare che quando si valuta se intraprendere il percorso verso il sacerdozio la prima preoccupazione non deve essere il proprio orientamento sessuale ma i motivi che spingono a guardare al presbiterato come possibile scelta di vita.
Cosa intendiamo dire? Se io vado dal mio vescovo o dal rettore del seminario non sono tenuto a riferirgli qual è il mio orientamento sessuale e neppure deve chiedermelo. Diversamente, dovrò valutare con lui quali sono gli aspetti umani e spirituali che mi portano a chiedere di essere ammesso agli ordini sacri. Qual è la mia vita di preghiera, quali sono i miei interessi, la mia storia, il mio rapporto con la comunità, ecc.. Diversamente da quanto predica qualcuno, l'orientamento è qualcosa di privato che appartiene al foro interno e non deve essere metro di valutazione per nessun motivo al mondo. Una preoccupazione può e deve essere la capacità del singolo di vivere la vita celibataria, la continenza, che sono un'altra questione.
C'è quindi da chiedersi? Come mai viene esplicitata questa questione? È stata chiesta dal parroco? È stata detta dal ragazzo senza che nessuno glielo avesse chiesto? Qui è bene soffermarsi per capire, appunto, cosa si intende per immaturità affettivo-sessuale. Se io ritengo che il mio orientamento sessuale venga prima di tutto, beh forse si parla a buona ragione di immaturità. Non significa che il cammino è precluso ma bisogna fare un percorso per maturare affettivamente e sessualmente. Diverso è se la domanda viene posta da chi ha responsabilità del foro esterno e, illecitamente, mette mano alla coscienza del singolo.
Questo è bene chiarirlo anche per quanto riguarda quei seminaristi che già sono in cammino e i sacerdoti già ordinati. Con il vescovo e con il superiore della formazione si affrontano i temi di foro esterno. Con il padre spirituale si affronta tutto ciò che riguarda il foro interno. Guai a confondere le due questioni perchè poi è inutile piagnucolare e parlare di abusi. Qui nasce l'abuso!
I preti psicologi. Il dramma di Santa Romana Chiesa
Impossibile anche non fare riferimento all'invito che il vescovo Luigi Ernesto, il quale lo ricordiamo ha svuotato il seminario di La Spezia, fa al giovane inviandolo a Mons. Michele Cavallero. Evitiamo commenti sul soggetto per carità cristiana e ricordiamo semplicemente che è una versione marcia di Amedeo Cencini. Visto che gli ambienti tradizionalisti amano esaltare cardinali che si occupano più dei loro paramenti liturgici piuttosto che della vita dei loro presbiteri è bene ricordare che Cavallero è rimasto alla guida del Seminario Arcivescovile di Genova nonostante avesse delle idee che definire "ideologie" e "paturnie" è un eufemismo. I preti dell'Arcidiocesi non ne potevano più di quest'uomo che solo Mons. Tasca, definito dai tradizionalisti l'AntiCristo, è riuscito a far fuori. Si tratta, ancora una volta, dell'esempio perfetto della deriva alla quale siamo giunti dopo anni ed anni di delirio. Mentre il cardinale Giuseppe Siri, che qualcuno ha tentato di scimmiottare dal 29 agosto 2006 all'8 maggio 2020, affermava con convinzione che la psicologia doveva restare fuori dai seminari, c'è stato chi ha tenuto alla guida del seminario Cavallero solo perchè aveva ottenuto questo "titolo". Preso atto che la psicologia può essere di grande aiuto se offerta da persone "risolte" e "professionali", bisogna tristemente constatare che oggi, nella maggior parte dei casi, il problema è che chi ha ottenuto il titolo in psicologia ed è ordinato lo utilizza "contro" l'altro e non in suo favore. Questo accade perchè? Perchè siamo abituati a questi personaggi repressi che fanno analisi psicologiche sulla scorta del fatto che "il seminarista ha accavallato le gambe", "il seminarista ha strizzato gli occhi", "il seminarista ha starnutito". Provate ad andare da un qualunque psicologo serio, laureato in una università seria e non pontificia, e chiedetegli se questo è il modo di fare psicoterapia. Poi ne riparliamo.
Da qualche anno a questa parte, però, diversi vescovi hanno scelto di affidare la formazione dei seminaristi a personaggi del genere. Solitamente sono incapaci di relazionarsi con gli altri preti, sono pieni di sé, sempre volti a giudicare piuttosto che accogliere e se non entri nelle loro grazie sei il Demonio. Non si comportano così solo con i seminaristi ma anche con i loro confratelli. I vescovi, però, "sono tranquilli perchè così se qualcuno dirà loro qualcosa in merito alla formazione dei preti potranno tirare fuori la carta della psicologia". E questo avviene grazie al fatto che gli Ordini degli Psicologi continuano a coprire i preti che commettono illeciti deontologici come Amedeo Cencini.
Infine, è bene anche ricordare che il vescovo Luigi Ernesto Palletti ha inviato il giovane al Rettore del Seminario di Genova per fare una "valutazione psicologica" e quindi affrontare queste tematiche che riguardano il foro interno. Sorprende che il grande canonista Palletti non si renda conto di come sia assurda questa commistione visto e considerato che Cavallero sarebbe stato anche il superiore del giovane se fosse stato ammesso in seminario in quanto i seminaristi di La Spezia ora studiano lì.
Ecco, sarebbe stato bene sottolineare tutte queste anomalie nella lettera al Papa e non "il clericalismo tossico ed elettivo" perché questo non c'entra assolutamente nulla. L'ingresso in seminario non è un atto dovuto proprio come non lo è l'ordinazione sacerdotale. In seminario si accede per consegnarsi nelle mani di Santa Romana Chiesa che valuterà la vocazione del candidato e, se lo riterrà idoneo, lo porterà al vescovo "presentandolo per essere ordinato". I motivi ostativi possono essere diversi, non certo l'orientamento sessuale. Se, però, la prima cosa che si sente il bisogno di dire è proprio questo allora forse è un segnale di una certa immaturità.
Le parole del Papa
Nella risposta di Papa Francesco ci sono diversi punti inquietanti. In primo luogo ci rendiamo conto di come al Papa arrivino molte di queste lettere con "nomi e cognomi", "diocesi", "riferimenti precisi" che però sono la narrazione di una singola parte. Anche per quanto riguarda altre situazioni, in particolare la diocesi di Roma, spesso Francesco prende decisioni sulla base di racconti di "una singola campana". Questo è preoccupante davvero.
In secondo luogo, dopo un racconto così lungo ed articolato il Papa si focalizza solo sul "clericalismo tossico ed elettivo". Non si preoccupa se il giovane si è sentito davvero discriminato, non si preoccupa di spiegare queste cose come lo abbiamo fatto noi e, soprattutto, non risponde alla domanda di "cambiare i documenti sull'ammissione dei candidati omosessuali". Il Papa non coglie occasione per andare contro "la categoria", ancora una volta. Non gli importa nulla se il ragazzo non capirà la sua risposta e rischierà addirittura di incattivirsi. È una pratica comune, infatti, che i giovani che non vengono ammessi agli ordini poi diventino "grandi promotori del laicato" e "puritani dell'ultim'ora" volti a condannare i preti. Se continuiamo in questo modo, però, non faremo altro che promuovere tutti quei repressi che passano le loro giornate a parlare male dei preti, ad accusarli e allo stesso tempo ad indossare illecitamente la talare mentre fanno i sacristi o il servizio liturgico.
La risposta del Papa, quindi, non è volta a dire che il giovane potrà diventare sacerdote pur avendo dichiarato al mondo la sua omosessualità. Anzi! Le sue parole riprendono, pari pari, quelle del comunicato "di scuse" che ha fatto uscire dalla Sala Stampa. Il Papa dice che nella Chiesa c'è posto per tutti. Nella Chiesa, appunto, non nel presbiterio. E questo è bene sottolinearlo perchè in realtà Francesco non ha torto quando dice che tutti possono avere un posto nella Chiesa ma ciò non significa che debbano a tutti i costi avere un ministero, entrare nella gerarchia. È vergognoso se l'ordinazione viene negata ad un giovane solo a motivo del suo orientamento sessuale, questo è ovvio, ma come abbiano detto i motivi ostativi possono essere mille altri. Ciò non significa che un giovane non possa essere un semplice laico, diventare religioso, fare il catechista o altro ancora. Per Francesco, lo ribadiamo, l'omosessuale non può accedere al sacerdozio perchè lui è convinto che questo un domani possa "creare problemi". Il Papa intende riferirsi a: pedofilia e problemi relazionali. Bergoglio dimentica che questi sono problemi affettivo-sessuali e non dipendono dall'orientamento sessuale ma da una immaturità ed una mancanza di formazione.
F.P.
Silere non possum
Il testo del biglietto del Papa:
Caro “Uno dei tanti servi nella vigna del Signore”
Grazie tante per la tua e-mail. Mi ha colpito una tua espressione: “Clericalismo tossico ed elettivo”: ed è vero!
Tu sai che il clericalismo è una peste? È una brutta “mondanità”, e come dice un grande teologo: “La mondanità è il peggio che può accadere alla Chiesa, peggio ancora che l’epoca dei Papi concubinari”. Gesù chiama tutti, così dice la parabola: tutti, tutti. Alcuni pensano alla Chiesa come una dogana, e questo è brutto. La Chiesa deve essere aperta a tutti. Fratello, vai avanti con la tua vocazione. Prego per te, per favore fallo per me (ne ho bisogno).
Che il Signore ti benedica e la Madonna ti custodisca.
Fraternamente,
Francesco.