Lunedì 20 maggio 2024 ha avuto inizio, in Vaticano, la 79ª Assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana. Nel pomeriggio ha avuto luogo un incontro a porte chiuse fra il Pontefice e i vescovi. Dopo aver pregato l'ora media il Papa ha permesso ai presuli di avanzare delle domande. I vescovi non hanno nascosto le proprie preoccupazioni in merito a tematiche molto importanti come le vocazioni sacerdotali, la formazione dei presbiteri e l'accorpamento delle diocesi. Temi già emersi nelle visite ad limina.

L'incontro con il Papa è stato l'occasione per sentirsi ripetere le solite considerazioni sterili. Francesco ha parlato ancora di clericalismo e mondanità, tematiche che ormai hanno stufato sia i vescovi che i sacerdoti i quali hanno visto, in questi anni, quanto queste parole siano vuote di significato e stanno servendo a qualcuno solo per attaccare il ministero ordinato. Si parla spesso delle problematiche del clero, alcune esistenti senza dubbio ma non meno preoccupanti delle derive di un laicato che non ha formazione alcuna ma ambisce al potere. Non si tratta di clericalismo, quindi, quando vogliamo a tutti i costi "ministerializzare" tutti al solo fine di "farli sentire importanti"? 

"In queste ore - osserva un vescovo uscendo dall'aula Paolo VI - sono emerse ancora considerazioni su Fiducia Supplicans. Da quando è stato firmato questo testo, sia il Papa che il Prefetto, hanno offerto cinque o sei versioni differenti. All’emittente statunitense Cbs, recentemente, ha detto che non possiamo benedire le unioni omosessuali. A dicembre il documento è stato pubblicato proprio per dire che queste persone potevano essere benedette insieme, in chiesa e con un rito non liturgico. Poi è stato detto di farlo velocemente, in pochi secondi. Ora si torna a dire che non è possibile ma la benedizione viene data singolarmente. Lo stesso sta facendo il Prefetto Fernandez a Il Cairo con Tawadros II. Esattamente, che senso ha avuto tutto questo? Se la persona viene benedetta singolarmente cosa ci importa di quale orientamento sessuale ha? Non la potevamo già benedire prima in quanto persona? Sembra davvero che l'unico fine è quello di creare chiacchiericcio, scandalo e confusione".

Ciò che viene contestato da diversi presuli al Papa è proprio la mancanza di chiarezza. In un mondo che è sempre più incapace di offrire risposte, anche la Chiesa e lo stesso Pontefice rischiano di essere una voce flebile e incapace di offrire lo sguardo sulla via che conduce a Gesù Cristo. Mentre Francesco condanna le ideologie allo stesso tempo sembra guidare la Chiesa proprio guardandola con gli occhiali dell'ideologia e della divisione. Ci sono i buoni (quelli che la pensano come lui) e i cattivi (quelli che mettono in risalto i problemi). Ci sono i conservatori e i progressisti. Gesù Cristo, la preghiera, la teologia, i dogmi, il diritto, sono tutte cose che non trovano spazio in questo pontificato. 

Per restare sul tema, Francesco ha scelto di spendere altri soldi in favore della LEV. Ormai è nell'ordinarietà vedere Piergiorgio Zanetti che si reca in libreria con un bel po' di contante per pagare i libri che il Papa è solito regalare qua e là durante i suoi incontri. Questa volta la scelta è ricaduta su “Santi e non mondani”. Chi è l'autore? Il Papa. "Come se non bastassero le sue considerazioni contro i preti che ha proferito in questi anni", ha commentato un vescovo. In questo libro sono raccolti tutti i discorsi che Jorge Mario Bergoglio ha fatto contro i presbiteri e la mondanità spirituale. Forse sarebbe stato bene regalarlo ai cardinali nel conclave del 2013 ma abbiamo visto come sono andate le cose. 

Ciò che emerge dalle risposte che il Papa ha offerto ai vescovi è che continua ad offrire una immagine di Chiesa che ha dimostrato di essere fallimentare. Non ci si preoccupa di cosa vuole Gesù Cristo ma di cosa "voglio io". Anni ed anni nei quali il pensiero dei sessantottini si è andato a infrangere contro la realtà. Ancora una volta è tornato sui seminari mettendo in guardia i vescovi dall'ammettere persone omosessuali e ribadendo che il numero dei seminaristi non deve essere inferiore a venti. Bergoglio ha anche espressamente detto: «Non parlatene con i giornalisti». Mancava solo che dicesse il nome del sito che più lo preoccupa. Ma c'è da chiedersi: "Come mai, lui che ama così i giornali, quando dice ai vescovi di non ammettere omosessuali in seminario dice di non dirlo ai giornalisti?" 

Per Francesco è meglio "perdere una vocazione" che "ordinare persone che potrebbero creare problemi". Ma nella pratica i problemi emergono per l'orientamento dei candidati o per la loro immaturità affettiva? Forse il Papa non ha idea di quelli che sono i problemi reali. La volontà del Papa, ribadita più volte, è che si creino i seminari regionali. Più volte è stato fatto presente come questa soluzione non può funzionare in diverse realtà italiane e non. Francesco, però, sembra voler governare la Chiesa Universale applicando un modello prestampato il quale ha origine nella sua testa. 

Anche in merito ai seminaristi e ai preti le idee del Papa sono influenzate dalla sua esperienza personale che, purtroppo, è stata traumatica. Molti pregiudizi sono scaturiti dalle sue esperienze come provinciale e come arcivescovo. Tutte questioni che sono state recentemente affrontate anche nel Convegno sulla formazione sacerdotale e chi è intervenuto ha offerto una lettura molto diversa delle priorità che dovremmo tenere in considerazione per avere sacerdoti che svolgano seriamente il loro ministero e che allo stesso tempo siano santi, ovvero realizzino sé stessi essendo felici [qui gli interventi video]. Ciò che è più grave è che Francesco continua ad ignorare l'importanza di una formazione affettiva, sessuale ed umana per i presbiteri. Come ha affermato la psicologa D'Urbano, infatti, il problema non è l'orientamento sessuale dei candidati ma la loro maturità. Preoccupano, inoltre, le affermazioni del Papa circa il coinvolgimento dei laici. Ai vescovi che lamentavano la mancanza di sacerdoti il Papa ha detto che bisogna prendere esempio dalle chiese dell'America latina dove le comunità sono gestite dai laici e dalle religiose. Francesco non ha ben capito cosa significa "governare" nella Chiesa e da dove deriva questa funzione [Ne abbiamo parlato qui].

Ancora una volta il tema di questa Assemblea era la sinodalità. Tematica che continua ad essere inserita in qualunque intervento ed incontro ma che dimostra di essere una fallimentare ideologia. I vescovi hanno numerosi problemi nelle proprie diocesi e non possono perdere il loro tempo raggiungendo la Città eterna per sentire parlare Mons. Castelluci di sinodalità. Prima la fase sapienziale, ora quella profetica. Il tutto per continuare ad affermare che è necessario coinvolgere i laici nelle parrocchie e nei luoghi di governo. Non ci rendiamo conto, però, che i laici puri continuano a scappare dalle nostre chiese e quelli malati battono i piedi per ricoprire ruoli al fine di ottenere il potere. 

I vescovi hanno approvato la proposta della Commissione Episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università di elaborazione di un nuovo documento in merito all’Insegnamento della religione cattolica (IRC). Inoltre, il consiglio permanente ha modificato 6 del Regolamento del Servizio Nazionale per la Tutela dei Minori. Il testo recitava: “Il Presidente del Servizio è nominato dal Consiglio Episcopale Permanente tra i Vescovi membri della CEI. L’incarico è quinquennale ed è rinnovabile consecutivamente una sola volta. Convoca e dirige le riunioni del Consiglio di Presidenza e della Consulta; presenta annualmente al Consiglio Episcopale Permanente della CEI una relazione sulla situazione e l’attività del Servizio, informandone preventivamente la Presidenza; può essere invitato ad intervenire ai lavori dell’Assemblea Generale e del Consiglio Episcopale Permanente per riferire su un particolare argomento di sua competenza”.

Oggi, invece, questo incarico è stato affidato ad una donna. Inconferenti sono le considerazioni del cardinale Zuppi sulla professionalità di questa persona, il problema è, ancora una volta, il fatto che questa persona non ha ricevuto il sacramento dell'ordine e, inoltre, non può conoscere le dinamiche che sono presenti nell'ambiente clericale. Non si può pensare di continuare ad affidare queste problematiche ai laici perchè abbiamo visto chiaramente come viene trattato l'argomento anche a danno del clero. Un esempio molto chiaro è quanto accaduto negli scorsi mesi al cardinale Lacroix. 

Di seguito i testi integrali dell'introduzione del cardinale Zuppi e del comunicato finale. 

Introduzione del Card. Matteo Zuppi - 21 maggio 2024 -

Cari Confratelli,
desidero ricordare anzitutto i nostri fratelli defunti dopo l’ultima Assemblea del novembre scorso:

S.E.R. Mons. Emanuele Catarinicchia, Vescovo emerito di Mazara del Vallo;
Ab. D. Benedetto Chianetta, Abate Ordinario emerito di Santissima Trinità di Cava dei Tirreni;
S.E.R. Mons. Giovanni Felice Giudici, Vescovo emerito di Pavia;
S.E.R. Mons. Delio Lucarelli, Vescovo emerito di Rieti;
S.E.R. Mons. Francesco Marinelli, Arcivescovo emerito di Urbino – Urbania – Sant’Angelo in Vado;
S.E.R. Mons. Alberto Tanasini, Vescovo emerito di Chiavari.

Accogliamo con gioia i nuovi Confratelli:
S.E.R. Mons. Domenico Beneventi, Vescovo di San Marino – Montefeltro;
S.E.R. Mons. Davide Carbonaro, Arcivescovo di Potenza – Muro Lucano – Marsico Nuovo;
S.E.R. Mons. Biagio Colaianni, Arcivescovo di Campobasso – Boiano;
S.E.R. Mons. Giorgio Ferretti, Arcivescovo di Foggia – Bovino;
S.E. Mons. Gherardo Gambelli, Arcivescovo eletto di Firenze (ordinazione 24/06/2024);
S.E. Mons. Alfonso Raimo, Vescovo ausiliare eletto di Salerno – Campagna – Acerno (ordinazione 01/06/2024);
S.E.R. Mons. Giuseppe Russo, Vescovo di Altamura – Gravina – Acquaviva delle Fonti.

Ringrazio di tutto cuore i Confratelli divenuti emeriti (e sappiamo che non smettono certo il loro servizio e la loro presenza nelle nostre comunità):
S.Em. Card. Giuseppe Betori, Arcivescovo emerito e Amministratore Apostolico di Firenze;
S.E.R. Mons. Giancarlo Maria Bregantini, Arcivescovo emerito di Campobasso – Boiano;
S.E.R. Mons. Carlo Bresciani, Vescovo emerito e Amministratore Apostolico di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto;
S.E.R. Mons. Salvatore Ligorio, Arcivescovo emerito di Potenza – Muro Lucano – Marsico Nuovo;
S.E.R. Mons. Andrea Bruno Mazzocato, Arcivescovo emerito di Udine;
S.E.R. Mons. Vincenzo Pelvi, Arcivescovo emerito di Foggia – Bovino;
S.E.R. Mons. Giovanni Ricchiuti, Arcivescovo-Vescovo emerito di Altamura – Gravina – Acquaviva delle Fonti;
S.E.R. Mons. Andrea Turazzi, Vescovo emerito di San Marino – Montefeltro;
S.E.R. Mons. Salvatore Visco, Arcivescovo emerito di Capua.

Infine ricordo S.Em. Card. Angelo De Donatis, Penitenziere Maggiore della Penitenzieria Apostolica, e S.E.R. Mons. Daniele Libanori, Assessore del Santo Padre per la Vita Consacrata, che iniziano il loro servizio nella Santa Sede.
Un saluto deferente al nuovo Nunzio per l’Italia e San Marino, S.E.R. Mons. Petar Rajič, Arcivescovo titolare di Sarsenterum, al quale assicuriamo la nostra piena collaborazione.

Ringraziamento a Papa Francesco
Desidero per prima cosa ringraziare Papa Francesco, al termine delle nostre visite ad limina. Ieri – come sempre accade nei nostri incontri con lui – abbiamo potuto condividere le nostre preoccupazioni, conferma di fraternità tra i Vescovi italiani e il successore di Pietro, esperienza indispensabile del primato e della collegialità. La comunione non è una dimensione accessoria o virtuale, ma essenza stessa della Chiesa e frutto dello Spirito, che va custodita e difesa sempre, mai umiliata.
Nel discorso che ci ha consegnato, Papa Francesco ha ricordato l’importanza delle nostre visite ad limina. Sono state occasioni per ravvivare la nostra comunione e, per lui, di partecipare alla nostra missione. Ci ha ringraziati del nostro affetto e della preghiera per lui. Nei vari incontri – ci ha confidato – ha avuto modo di toccare con mano le gioie e le sofferenze dei nostri territori. Soprattutto è giusto e importante parlare dei problemi con realismo, senza negatività, sempre pieni dello Spirito che libera dalla paura e dalla tentazione di fidarsi più di se stessi che della grazia. Bisogna alzare lo sguardo. Gesù invita i discepoli a non stare a discutere con lui di piccole preoccupazioni, pur assillanti. Quando si alzano gli occhi e si vede il grande bisogno di Dio e delle persone, quei problemi che sembravano montagne si riducono, perché niente è impossibile a chi ha fede.
Sì, mi sembra che sia proprio questa la prospettiva da assumere, quando guardiamo all’Italia, alla vigilia del Giubileo, che ci vuole pellegrini nella speranza e capaci di considerare, con amore, le tante difficoltà e sofferenze del nostro amato Paese.

Il Cammino sinodale
Questa riflessione si inserisce molto bene nel Cammino sinodale. Ancora Papa Francesco, come un anno fa quando ci ha incontrato insieme ai delegati diocesani del Cammino sinodale, ci ha ri-affidato tre consegne: «Continuate a camminare; fate Chiesa insieme; siate una Chiesa aperta». Sono indicazioni che disegnano un orizzonte. Anche perché camminare ci fa incrociare da vicino la realtà, a volte confusa, tanto da sembrare impermeabile, distante, solo materialista. Invece è sempre piena di sofferenze, di fragilità, di domande spirituali da riconoscere, di desideri di verità. Nel Cammino sinodale ci siamo sforzati di parlare, certo, ma sempre dopo avere ascoltato le nostre comunità e i tanti compagni di strada, per rispondere alle domande vere, per non parlare sopra, per annunciare la verità che è Cristo.
Le sintesi raccolte dalle Chiese locali sono la testimonianza di una vivacità che si esprime nel cammino, nello stare insieme e nel vivere la comunità in modo aperto. Sono racconti nei quali ha agito lo Spirito Santo segnalando le dimensioni prioritarie per rimettere in moto alcuni processi, per compiere scelte coraggiose, per tornare ad annunciare la profezia del Vangelo, per essere discepoli missionari. Non abbiamo paura di scorgere l’alba nuova: viviamo la Pentecoste, una rinnovata Pentecoste che può farci rivivere la sobria ebrezza auspicata da Papa Benedetto a 50 anni dal Concilio Vaticano II.
Anche oggi siamo inviati per portare il lieto annuncio con gioia! Con questa consapevolezza, ora, vivremo l’ultima tappa dedicata alla profezia. I profeti vivono nel tempo, leggendolo con attenzione. Cerchiamo dunque di tradurre in scelte e decisioni evangeliche quanto raccolto in questi anni. Ad agire è sempre lo Spirito! «È Lui il protagonista del processo sinodale, Lui, non noi! È Lui che apre i singoli e le comunità all’ascolto; è Lui che rende autentico e fecondo il dialogo; è Lui che illumina il discernimento; è Lui che orienta le scelte e le decisioni. È Lui soprattutto che crea l’armonia, la comunione nella Chiesa. Mi piace come lo definisce San Basilio: Lui è l’armonia. Non ci facciamo l’illusione che il Sinodo lo facciamo noi, no. Il Sinodo andrà avanti se noi saremo aperti a Lui che è il protagonista» (Discorso ai partecipanti all’Incontro nazionale dei referenti diocesani del Cammino sinodale italiano, 25 maggio 2023).
L’invito del Papa è molto chiaro: dobbiamo continuare ad accompagnare con paternità e amorevolezza il cammino intrapreso, sentendo la responsabilità delle decisioni che ci attendono. È il nostro compito in particolare nelle due Assemblee sinodali, in programma a novembre e a marzo 2025.

La Chiesa dalla Pentecoste
Abbiamo da poco celebrato la Solennità di Pentecoste, che ci ha riportato alle origini della Chiesa. È una provvidenza evidente poter iniziare accompagnati da Maria Madre della Chiesa. La veglia di ieri sera ci ha fatto sentire l’importanza della preghiera come luogo dell’unione con Dio e come punto di partenza delle nostre attività. È quella preghiera che ci ha chiesto il Card. Pizzaballa, collegato dalla tanto martoriata Terra Santa: lo ringraziamo per la sua testimonianza e continuiamo a sostenere lui e la comunità cristiana, che gli è affidata, con la preghiera e con ogni altra forma di aiuto.
Il nostro tempo ordinario è innestato nel tempo di Dio, che è tale perché pieno di quell’amore che rende tutto straordinario. Viviamo in una Babele segnata da tanta sofferenza, dalle ombre di guerre che non si fermano e paralizzano nella paura. Ma come si vive in una condizione come questa? Quanta sofferenza a non sapere guardare “in alto”, unica condizione per vedere lontano, per non restare prigionieri dei labirinti dell’individualismo, dove risuonano voci vuote e mancano una direzione e la speranza. Di fatto, l’onnipotenza dell’individualismo produce solo fragilità e chiusure, rivelando quanto abbiamo bisogno del “noi” e di quel Tu che è Dio. Già tanto tempo fa Thomas Merton aveva intuito che in un tempo di imperante individualismo «la mia esistenza, la mia pace e la mia felicita dipendono da un solo problema: quello di scoprire me stesso scoprendo Dio. Se lo trovo, troverò me stesso, e se trovo il mio vero io, troverò Lui». E aggiungeva: «Tutto è tuo, ma a una condizione infinitamente importante: che sia tutto dato. Nessun individuo può entrare in Paradiso, ma solo l’integrità della Persona». Ecco le nostre Chiese ovunque cercano di ricostruire la comunità, nell’accoglienza e nella fraternità intorno al Signore che ne è al centro, garanzia di amore gratuito. «Solo se noi siamo, io sono», ha detto Papa Francesco a Verona. Questa è la regola del “pensarsi insieme”, perché nessuno esiste senza gli altri.
È quello che si realizza pienamente e umanamente nella Pentecoste, dove persone limitate e fragili iniziano a parlare una lingua che tutti comprendono come familiare, capace di fare riemergere qualcosa di profondo e di intimo. Anzi il più intimo, il vero “io” tanto cercato, in ogni persona. Dopo l’Ascensione di Gesù si apre il tempo della Chiesa, che è quindi il tempo dello Spirito. Il racconto del libro degli Atti (At 2,1-11) ci ha mostrato questo frangente decisivo, quando cioè lo Spirito ha raggiunto i discepoli e li ha abilitati ad essere finalmente testimoni del Risorto.
Con la sua grazia possiamo ancora compiere i prodigi della prima generazione cristiana nella nostra modestia personale, ma anche nella grandezza e nella forza del suo amore. «Tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi» (At 2,4). Le lingue non sono più sconosciute e le parole diventano comprensibili. In altri termini, non c’è più il rischio di dividersi in schieramenti diversi e persino rivali o di fraintendersi. Lo scenario di Babele, in cui le lingue e le persone stesse rimangono estranee tra loro, è lontano se siamo pieni dello Spirito che rende familiari, tesse la comunione tra diversi, getta ponti e consente di superare i muri che dividono. Lo Spirito del Risorto permette di parlare davvero a tutti. Quando la Chiesa si ripiega su se stessa è probabile che non stia facendo agire lo Spirito. Quando invece è ripiena di Spirito sa dire una parola concreta di salvezza alle persone.
Tutto questo è impossibile a noi oggi? Certamente saranno necessarie una riflessione puntuale e coraggiosa e scelte adeguate, che difendano le identità delle nostre comunità guardando con speranza e passione il futuro. Lo stiamo già facendo nel Cammino sinodale, consapevoli che dobbiamo essere pieni del suo Spirito Consolatore, Spirito di forza e non di timidezza: una forza evangelica, non supponente, antipatica, che finisce per nascondere la Verità perché la rende distante, come una pietra da tirare. È piuttosto un pane di misericordia da usare, attraente non perché svilita ma perché vera e prossima alla folla e a ciascuna persona, esigente perché chiede amore, capace di generare vita, di renderla nuova come solo l’amore sa fare.
Nella celebrazione eucaristica in apertura della prima sessione della XVI Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, parlando del Sinodo, Papa Francesco affermava: «Ricordiamo ancora che esso non è un raduno politico, ma una convocazione nello Spirito; non un parlamento polarizzato, ma un luogo di grazia e di comunione. Lo Spirito Santo, poi, spesso frantuma le nostre aspettative per creare qualcosa di nuovo, che supera le nostre previsioni e le nostre negatività. Forse posso dire che i momenti più fruttuosi nel Sinodo sono quelli di preghiera, anche l’ambiente di preghiera, con il quale il Signore agisce in noi. Apriamoci a Lui e invochiamo Lui: Lui è il protagonista, lo Spirito Santo. Lasciamo che Lui sia il protagonista del Sinodo! E con Lui camminiamo, nella fiducia e con gioia» (Omelia, 4 ottobre 2023).

La realtà italiana
Che cosa possiamo offrire al mondo? La grazia del Risorto, che nel dono dello Spirito diventa segno concreto di comunione! Solo insieme e nella gioia di un “noi” condiviso e riconoscibile, potremo affrontare le tante sfide di oggi. Guardiamo all’Italia con uno sguardo di compassione per preparare il futuro, superando disillusioni, vittimismo, paura e ignoranza. L’orizzonte continua ad aprirsi davanti a noi: continuiamo a gettare il seme della Parola nella terra perché dia frutto. […] Pensiamo all’Europa, al Mediterraneo, proseguendo l’impegno di tanti missionari e missionarie sparsi nel mondo. Siamo accoglienti! L’Italia, con il contributo prezioso di tanti laici e tante laiche, ha offerto doni di fede e umanità all’Europa e al mondo. Continuiamo a tenere vivi questi doni, in virtù del radicamento dell’Italia nella comunità dei popoli europei e della sua posizione geografica nel cuore del Mediterraneo, tra Est e Ovest, tra Sud e Nord del mondo. Sogniamo un’Italia che non rinunci al suo contributo originale di umanità vivificata dalla fede a favore di tutto il mondo: sono le riflessioni che Papa Francesco ci ha consegnato.
Guardiamo sempre con la compassione di Gesù la realtà umana. Dalla lectio divina sulla Parola di Dio deriva la lectio dei segni dei tempi, a iniziare dai poveri, per capirne le domande e trarre sempre nuovi motivi per amare. In Italia, il 9,8% della popolazione, circa un italiano su dieci, vive in condizioni di povertà assoluta. Le stime preliminari dell’Istat, riferite all’anno 2023, mostrano quanto la povertà sia un fenomeno strutturale del Paese. Complessivamente risultano in uno stato di povertà assoluta 5 milioni 752mila residenti, per un totale di oltre 2 milioni 234mila famiglie. A loro si aggiungono le storie di chi vive in una condizione di rischio di povertà e/o esclusione sociale: si tratta complessivamente di oltre 13 milioni di persone, pari al 22,8% della popolazione (il dato italiano supera la media europea).
Lo stato di salute del Paese desta dunque particolare preoccupazione. È sempre più difficile uscire dall’abisso dell’indigenza. Si rafforzano le povertà croniche e quelle intermittenti, relative ai nuclei familiari che oscillano tra il “dentro” e il “fuori” dalla condizione di bisogno. Si rafforza inoltre il divario generazionale: i giovani sono sempre più esposti a difficoltà economiche e aumenta il vuoto creato da coloro che tendono ad allontanarsi dalla partecipazione politica e dal volontariato.
Sempre secondo i dati ufficiali dell’Istat, nel 2023 il 40,2% dei 16-24enni ha svolto almeno un’attività di partecipazione politica, con una riduzione significativa rispetto al 54,5% del 2003; l’8,0% ha svolto attività di volontariato, con una riduzione significativa rispetto a venti anni prima (era 11,0% nel 2003). Nel nostro Cammino sinodale uno spazio importante viene riservato proprio alla domanda spirituale dei giovani, ma anche a quella degli anziani, che tanto possono aiutare a costruire un futuro per tutti ma che vanno garantiti nella loro fragilità. Si tratta di immettere un seme evangelico nella pasta della nostra società.
A questo proposito, siamo alla vigilia della 50ª edizione delle Settimane Sociali dei cattolici, che vedrà la presenza del Santo Padre e del Presidente della Repubblica. Sarà per noi una occasione preziosa per favorire le dinamiche partecipative in particolare dei giovani, perché si sentano parte di un sogno e di un progetto comune.
È necessario promuovere azioni solidali e definire, con urgenza, soluzioni inclusive e realmente incisive, in grado di rafforzare il senso di comunità e di reciproca cura, affinché nessuno sia tagliato fuori o venga lasciato indietro. Questi problemi aumentano sensibilmente nelle aree interne del Paese, che restano oggetto di tanta preoccupazione della Chiesa. In realtà, se opportunamente aiutate in una visione strategica, possono diventare luoghi di accoglienza per tutti, anche in riferimento all’emigrazione che deve rappresentare un’opportunità oltre che una necessità.
È l’accoglienza che allarga anche il cuore e diventa testimonianza di una rinnovata cultura di pace: in questo senso accoglieremo i minori provenienti dall’Ucraina per un’estate di solidarietà. Sette nostre Chiese locali hanno dato disponibilità, insieme alle aggregazioni laicali, ad ospitare 700 minori.
Abbiamo poi bisogno di una legalità certa ed efficace che combatta gli abusi, garantendo diritti e doveri e che permetta, tra l’altro, anche di rispondere ad una domanda di mano d’opera che diventa in alcuni casi una vera emergenza.
Non vogliamo vivere una cultura del declino, che ci fa stare dentro i nostri recinti, non ci fa essere audaci e ci priva della speranza. Pensiamo anche all’inverno demografico che chiede interventi lungimiranti. Non bisogna chiudersi alla vita. Papa Francesco ricorda che quando ci si chiude ci si ammala, si cerca sicurezza nei ruoli, nella discussione interna piuttosto che annunciare il Vangelo con semplicità, servendo i poveri, così come ci è chiesto dalla Parola di Dio. […] Le generazioni di santi, martiri, coraggiosi cristiani ci spingono a prendere sul serio il Vangelo oggi in questa terra d’Italia. Oggi! Il Vangelo risponde al bisogno degli italiani, anche dei giovani, spesso isolati, che aspirerebbero a una pienezza di vita, ma non sanno dove trovarla: «A volte perdiamo l’entusiasmo per la missione dimenticando che il Vangelo risponde alle necessità più profonde delle persone, perché tutti siamo stati creati per quello che il Vangelo ci propone: l’amicizia con Gesù e l’amore fraterno» (Evangelii Gaudium, 265). Ci libera dalla cultura del declino proprio questa gioiosa consapevolezza: «Abbiamo a disposizione un tesoro di vita e di amore che non può ingannare…» (Evangelii Gaudium, 265).

Il rapporto con la cultura
Per non perdere vitalità e capacità comunicativa la Chiesa deve fare i conti con la cultura nel suo insieme, prendendo in considerazione tanto le élite intellettuali laiche che la dominante cultura di massa. Senza rapporti con il mondo della cultura, la Chiesa perde anche il contatto con il mondo sociale, oggi molto più estesamente scolarizzato e acculturato di quanto fosse nella prima metà del secolo scorso. Nonostante l’originalità e la determinazione di Papa Francesco, dobbiamo chiederci se non pecchiamo di “timidezza” e di mancanza di “fantasia creativa” in ambito culturale. In altri termini, una Chiesa che non sia militanza e immaginazione culturale soffre di una colpevole, grave mancanza e omissione: non rende vivo e attuale il messaggio cristiano. La Chiesa deve aiutare la discussione critica delle ideologie, dei miti, degli stili di vita, dell’etica e dell’estetica dominanti. Se è vero che la Chiesa ha bisogno di cultura, aggiungerei che è anche la cultura ad avere bisogno del punto di vista cristiano.
Sono sicuro che, memori della storia che ha da sempre accompagnato la Chiesa in Italia nel con-venire dei Convegni Ecclesiali, coinvolti da quella compassione di Gesù verso le folle e la loro sofferenza, tradurremo questo vissuto in “comunione, partecipazione e missione” per sperimentare ancora oggi, in questo nostro tempo difficile, i prodigi che lo Spirito compiva nella prima generazione.

Comunicato finale

23 maggio 2024

In dialogo con Papa Francesco
L’Assemblea Generale è stata aperta dal dialogo con Papa Francesco. Nell’affrontare in modo franco e cordiale i diversi argomenti emersi dalle domande dei Vescovi, il Santo Padre non ha fatto mancare il suo incoraggiamento. Con paternità e in comunione fraterna ha condiviso, attraverso i racconti dei Pastori, i vissuti delle diverse comunità. È stata un’ulteriore occasione, dopo le recenti visite ad limina, per rinnovare i vincoli di unità con il Papa e rendere ancora più manifesta la collegialità quale dimensione necessaria e insostituibile per la Chiesa sinodale. A nome dei Vescovi, il Cardinale Presidente ha espresso gratitudine al Pontefice per l’accompagnamento e la vicinanza, nella consapevolezza di dover parlare “dei problemi con realismo, senza negatività, sempre pieni dello Spirito che libera dalla paura e dalla tentazione di fidarsi più di sé stessi che della Grazia”.

Verso le Assemblee sinodali
L’Assemblea Generale ha discusso della nuova fase del Cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia. Il periodo narrativo (2021-2023), svolto nelle Diocesi, ha visto come protagonisti vari soggetti ecclesiali. Questo percorso è culminato poi nel tempo sapienziale (2023-2024), durante il quale sono emerse cinque tematiche: la missione nello stile della prossimità; i linguaggi e la comunicazione; la formazione alla fede e alla vita; sinodalità e corresponsabilità; la riforma delle strutture. È stato quindi redatto un documento, che ha raccolto in forma di Indice la ricchezza delle riflessioni: questo materiale è stato sottoposto al discernimento dei Vescovi che hanno apprezzato l’impianto di fondo. Il lavoro del Cammino sinodale, nell’attuale passaggio dalla fase sapienziale a quella profetica (2024-2025), sarà ora quello di dare forma a uno stile ecclesiale di “prossimità missionaria”, su temi come la cultura, la questione formativa e la corresponsabilità, sempre in stretto rapporto con la XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. La cultura, è stato precisato, va intesa come spazio in cui far dialogare in modo critico e costruttivo la rivelazione cristiana con le domande e le acquisizioni di oggi in una dinamica di mutuo apprendimento. In questo ambito si sente come cruciale una attenzione ai linguaggi, non per un semplice lavoro di adattamento e condiscendenza, ma per assumere il vissuto umano come luogo teologico. Sulla questione formativa, è stato evidenziato che, a partire dall’iniziazione cristiana, essa non può più limitarsi ai bambini e ai ragazzi, ma è chiamata a diventare un processo continuo di crescita nella vita cristiana di tutti i battezzati, soprattutto dei ministri ordinati, con un focus particolare sulla formazione liturgica. Infine, la corresponsabilità: coinvolge la riflessione, ad esempio, sugli organismi di partecipazione, sui ministeri, sul ruolo delle donne nella Chiesa, sulla gestione delle strutture, sulla trasparenza e le sue forme concrete di attuazione. La fase profetica, è stato ricordato, sarà caratterizzata dalle due Assemblee sinodali in programma dal 15 al 17 novembre 2024 e dal 31 marzo al 4 aprile 2025. Al riguardo, i Vescovi hanno approvato la seguente mozione: “Con questa Assemblea Generale, i Vescovi italiani accolgono i temi emersi nel biennio dell’ascolto e nell’anno del discernimento, vissuti in stretta connessione con la XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Il Cammino sinodale delle Chiese in Italia si aprirà alla fase profetica con le due Assemblee sinodali in programma dal 15 al 17 novembre 2024 e dal 31 marzo al 4 aprile 2025. L’Assemblea Generale affida al Consiglio Episcopale Permanente il compito di recepire i frutti della riflessione comune per la definizione dei Lineamenta per la I Assemblea sinodale. Allo stesso tempo, chiede alla Presidenza della CEI di condividere i frutti del Cammino sinodale con la Segreteria del Sinodo dei Vescovi come contributo alla II sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (2-27 ottobre 2024)”.

Una voce profetica
Nel quadro della fase profetica del Cammino sinodale si inserisce anche il ruolo della Chiesa nel contesto italiano: lo stato di salute del Paese e il contributo che la Chiesa può offrire in termini di testimonianza e di riflessione sono stati al centro del confronto assembleare. In sintonia con le parole espresse dal Cardinale Presidente nella sua Introduzione, i Vescovi si sono infatti soffermati sulla povertà e sulle questioni sociali ad essa connesse, evidenziando l’aumento delle disuguaglianze e dell’emarginazione. In questo senso, alcuni progetti legislativi – è stato ribadito – rischiano di accrescere il gap tra territori oltre che contraddire i principi costituzionali. È in gioco il bene comune che può e deve essere promosso sostenendo la partecipazione e la democrazia, valori al centro della 50ª Settimana Sociale dei Cattolici, in programma a Trieste dal 3 al 7 luglio.
In un tempo di forti contrapposizioni e di depotenziamento della verità, occorre avere – è stato rilevato – il coraggio della profezia, non per imporre un punto di vista, ma per dare un contributo culturale di speranza. I Presuli hanno fatto loro l’appello del Presidente ad “aiutare la discussione critica delle ideologie, dei miti, degli stili di vita, dell’etica e dell’estetica dominanti”, in quanto fede e cultura sono due dimensioni che necessitano l’una dell’altra. È fondamentale proporre chiavi di lettura della realtà, accompagnando e indirizzando le donne e gli uomini di oggi, e in particolare i giovani, con visioni e azioni lungimiranti. Sono diverse, infatti, le questioni che interessano la comunità italiana e che hanno bisogno di una parola profetica. È il caso della denatalità, del fenomeno migratorio e della pace. Se da un lato occorrono soluzioni strutturali per garantire alle nuove generazioni stabilità e occupazione, dall’altro è importante ripetere che senza generatività e accoglienza non c’è futuro né speranza. Per i Vescovi, inoltre, bisogna lavorare per costruire la pace, senza reticenze e con passi concreti quali, ad esempio, la scelta di non investire su realtà che finanziano la produzione e il commercio di armi, come peraltro suggerito e indicato nel documento “La Chiesa cattolica e la gestione delle risorse finanziarie con criteri etici di responsabilità sociale, ambientale e di governance” elaborato nel 2020 dalle Commissioni Episcopali per il servizio della carità e la salute e per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace. La pace, invocata per il mondo intero nella Veglia di preghiera del 20 maggio in San Pietro, continua a essere una preoccupazione costante dei Vescovi italiani che hanno espresso la volontà di dedicare al tema una riflessione più ampia. Durante i lavori, è stata ribadita la necessità di trovare vie concrete di riconciliazione, favorendo il dialogo e organizzando – come diceva Mazzolari – la pace così come altri organizzano la guerra.

Tutela dei minori e degli adulti vulnerabili
L’ascolto della realtà, nei suoi vari risvolti, e la responsabilità di essere una voce profetica nella storia, rinnovano l’impegno a compiere ogni passo perché la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili porti alla promozione di ambienti sicuri. In questa prospettiva, i Vescovi, sensibili e vicini al dolore delle vittime di ogni forma d’abuso, hanno ribadito la loro disponibilità all’ascolto, al dialogo e alla ricerca della verità e della giustizia. Coerentemente con il percorso tracciato dalle Linee Guida (24 giugno 2019), recentemente aggiornate alla nuova normativa, e dalle Linee di azione, approvate dalla 76ª Assemblea Generale della CEI (23-25 maggio 2022), è stato annunciato un convegno che si terrà il prossimo 29 maggio all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede. Obiettivo dell’incontro, nel solco del dialogo avviato negli ultimi anni con il Dicastero per la Dottrina della Fede, è delineare il quadro sociologico sugli abusi negli anni 2001-2021, con approfondimenti e testimonianze nel contesto più generale della società italiana. Anche con questa iniziativa – hanno confermato i Vescovi – si promuove una cultura che contrasti e prevenga ogni forma di abuso.

Varie
Rito di istituzione del ministero del catechista. 

L’Assemblea ha approvato il Rito di istituzione del ministero del catechista, autorizzando la Presidenza della CEI, assistita dalle Commissioni Episcopali per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi e per la liturgia, ad apportare le necessarie modifiche stilistiche e testuali, tenendo anche in considerazione le eventuali osservazioni formulate dal Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti. Il testo, che ora attende l’approvazione della Santa Sede, era stato validato dal Consiglio Episcopale Permanente nella sessione del 22-24 gennaio 2024. Il Rito è preceduto da una Presentazione che offre il quadro teologico e pastorale del ministero e riprende quanto stabilito dalla Nota ad experimentum circa la fisionomia e i compiti del catechista per le Chiese di rito latino che sono in Italia. Vengono dunque confermate tali norme per le quali il catechista è chiamato a curare la catechesi per l’iniziazione cristiana; ad accompagnare nella crescita di fede quanti hanno già ricevuto i sacramenti dell’iniziazione; ad accogliere e accompagnare quanti esprimono il desiderio di una esperienza di fede. Ai catechisti può essere chiesto di coordinare, animare e formare altre figure ministeriali laicali all’interno della parrocchia, in particolare quelle impegnate nella catechesi e nelle altre forme di evangelizzazione e nella cura pastorale.


Adempimenti di carattere giuridico-amministrativo. 

I Vescovi hanno approvato il bilancio consuntivo della CEI per l’anno 2023; la ripartizione e l’assegnazione delle somme derivanti dall’8xmille per l’anno 2024. È stato inoltre presentato il bilancio consuntivo, relativo al 2023, dell’Istituto Centrale per il sostentamento del clero.

Comunicazioni
Settimana Sociale. Nel corso dei lavori, è stato condiviso un aggiornamento sulla Settimana Sociale di Trieste, che vedrà l’intervento del Presidente della Repubblica il 3 luglio e di Papa Francesco il 7 luglio. Parteciperanno 750 delegati (le iscrizioni sono tuttavia ancora in corso) delle Diocesi, di cui 70 Vescovi, delle associazioni e dei movimenti. Uno degli elementi caratterizzanti saranno le Buone pratiche, circa 150 realtà – piccole e grandi, attivate da associazioni e movimenti ecclesiali, cooperative sociali, Comunità energetiche, esperienze del Progetto Policoro – che nel Paese rigenerano i territori e che potranno essere conosciute attraverso gli stand allestiti nel Villaggio delle Buone Pratiche. Quindici invece saranno le Piazze tematicheche permetteranno un approfondimento e un confronto su temi di attualità per la vita del Paese e dell’Europa. Quello di Trieste non sarà un evento delimitato ai giorni della sua celebrazione, ma un processo che sta aiutando a riflettere sulla qualità della partecipazione alla vita socio-politica e sulla democrazia.


Progetto di microcredito. 

Durante i lavori, è stato presentato il progetto di microcredito sociale affidato a Caritas Italiana da realizzare in occasione del Giubileo. L’iniziativa prevede l’istituzione di un fondo che permetterà di sostenere quanti hanno difficoltà ad accedere al credito ordinario. Il progetto – che ha come elemento innovativo l’accompagnamento della persona – non si esaurirà nell’intervento economico a favore dei singoli, ma coinvolgerà le Chiese locali, la rete delle Caritas locali e le Fondazioni antiusura diocesane. I finanziamenti saranno fino a 8000 euro.

Giornata per la Carità del Papa. 

Una seconda comunicazione ha riguardato la “Giornata per la Carità del Papa”, in calendario domenica 30 giugno. Quest’anno, il tema è ripreso da un’espressione di Paolo nella Lettera ai Romani: “Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli” (Rm 12,12-13). Si tratta di un’occasione che, in unione con il Papa, permette di servire il Signore nei fratelli attraverso la parola, l’incoraggiamento, la preghiera e gesti specifici di carità. Nel 2023, le Diocesi italiane hanno offerto alla Santa Sede 1.713.175,41 euro; l’importo pervenuto alla Santa Sede a titolo di can. 1271 del Codice di Diritto Canonico è stato di euro 4.013.900,00. Anche nel 2024 i mezzi di comunicazione della Chiesa che è in Italia (Avvenire, Tv2000, la rete radiofonica inBlu2000, l’agenzia Sir) e delle Diocesi – a partire dai settimanali diocesani associati alla FISC (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) e dall’emittenza locale (CORALLO) – sosterranno la Giornata attraverso una serie di iniziative nei mesi di giugno e luglio.

Mass media. 

Nel corso dei lavori, sono state fornite alcune informazioni riguardanti i media della CEI (Agenzia Sir, Avvenire, Tv2000 e Circuito radiofonico InBlu2000), con un approfondimento sul loro costante impegno nel promuovere e diffondere racconti di qualità, dando voce ai territori e spiegando quanto accade a livello nazionale e internazionale.

Infine, è stato presentato il calendario delle attività della CEI per l’anno pastorale 2024-2025.

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Nel corso dei lavori dell’Assemblea Generale, il 22 maggio si è riunito il Consiglio Episcopale Permanente che ha provveduto ad approvare il Messaggio per la 74ª Giornata Nazionale del Ringraziamento (10 novembre 2024), dal titolo “La speranza per il domani: verso un’agricoltura più sostenibile”.
È stata anche approvata la proposta della Commissione Episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università di elaborazione di un nuovo documento in merito all’Insegnamento della religione cattolica (IRC)
. Il testo avrà cura di rilanciare e rileggere alla luce del contesto attuale il valore dell’IRC nella scuola, mettendone a fuoco l’identità come alleanza educativa fra la comunità ecclesiale e la comunità scolastica e riproponendo la vocazione allo studio della teologia e all’insegnamento.
Il Consiglio ha infine approvato la modifica dell’articolo 6 del Regolamento del Servizio Nazionale per la Tutela dei Minori circa il presidente, non più necessariamente un Vescovo membro della CEI.
Accolta favorevolmente, infine, una nota sul tema dell’autonomia differenziata il cui testo, che raccoglie e fa proprie le preoccupazioni emerse dall’Episcopato italiano, verrà diffuso nei prossimi giorni.

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Il Consiglio Episcopale Permanente ha infine provveduto alle seguenti nomine:

– Membro della Commissione Episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali: S.E.R. Mons. Giampio Luigi DEVASINI, Vescovo di Chiavari.
– Presidente del Servizio Nazionale per la tutela dei minori: Dott.ssa Chiara GRIFFINI (Lodi).
– Direttore dell’Ufficio Nazionale per i problemi giuridici: Don Gianluca MARCHETTI (Bergamo).
– Membri del Collegio dei Revisori dei Conti della Fondazione Migrantes: Dott. Paolo BUZZONETTI; Don Claudio FRANCESCONI; Diac. Massimo SORACI.
– Presidente Nazionale dell’Azione Cattolica Italiana: Prof. Giuseppe NOTARSTEFANO.
– Presidente Nazionale maschile della Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI): Sig. Alessio DIMO (Pesaro).
– Presidente del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale (MEIC): Dott. Luigi D’ANDREA (Messina – Lipari – Santa Lucia del Mela).
– Consulente ecclesiastico nazionale della Federazione Italiana Scuole Materne (FISM): Don Gianmario DELLA GIOVANNA (Bergamo).
– Assistente ecclesiastico nazionale del Movimento Apostolico Sordi (MAS): Don Antonio STIZZI (Bari – Bitonto).
– Segretario Generale della Consulta nazionale delle aggregazioni laicali (CNAL): Dott.ssa Maria Maddalena PIEVAIOLI.

Inoltre la Presidenza, nella riunione del 20 maggio, ha proceduto alla nomina di due membri del Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica (CNSC): Don Elio CESARI, SDB (CISM) e Dott. Giuseppe MARIANO (CONFEDEREX).