Città del Vaticano - Questa mattina, nella suggestiva cornice dell’Aula nuova del Sinodo, Papa Leone XIV ha incontrato i Membri del Collegio Cardinalizio per il primo incontro ufficiale del suo pontificato. L’incontro si è aperto con un momento di preghiera in latino ed è proseguito con un discorso che diversi hanno già avuto modo di apprezzare. Anche i cardinali, visibilmente colpiti dalla profondità e dalla semplicità del Pontefice, hanno espresso il loro apprezzamento. “Vuole conoscerci e vuole che ci conosciamo meglio anche fra noi”, ha confidato a Silere non possum un cardinale al termine della Santa Messa pro Pontifice celebrata di prima mattina. A prendere la parola per primo è stato il Decano del Collegio, Giovanni Battista Re, che ha voluto esprimere la gioia condivisa per l’elezione di Leone XIV: “Ha gioito tutto il mondo, ma abbiamo gioito anche noi. Ho apprezzato la gioia in Perù, che ha detto: Nuestro Papa, nuestro Papa!”. Il Decano ha quindi assicurato al Santo Padre la piena disponibilità dei cardinali a collaborare con lui “perché la Chiesa sia arca di salvezza e faro nel buio della notte”, in un tempo segnato da guerre e conflitti che continuano a insanguinare il mondo. Il tono dell’incontro, familiare e insieme profondo, ha restituito alla Chiesa un’immagine di sobria autorevolezza. Il Papa ha parlato con l’umiltà dei grandi e con la fermezza di chi ha chiara coscienza del compito affidatogli: guidare il Popolo di Dio con la verità, la mitezza, la pace e la speranza, sull’esempio di Cristo Buon Pastore.
Un’eredità pasquale da raccogliere
Nel cuore del discorso, Leone XIV ha posto la memoria del suo predecessore definendo la sua morte e il Conclave come “un evento pasquale”, una tappa dell’Esodo verso la vita piena. La Chiesa, in questa visione, non è un’istituzione chiusa nella ripetizione del passato, ma una realtà viva, condotta “all’ombra della nube e alla luce del fuoco di Dio”.
Un Papa tra i fratelli
Il Pontefice si è rivolto ai cardinali chiamandoli “fratelli”, riconoscendo in loro non solo i collaboratori più stretti, ma una presenza confortante nel portare un giogo che ha definito “chiaramente di gran lunga superiore alle mie forze”. In questa confessione vi è la forza dell’umiltà evangelica, la stessa che guida il successore di Pietro a rifiutare ogni pretesa mondana per affidarsi alla Grazia.
"Il Papa, a cominciare da San Pietro e fino a me, suo indegno Successore, è un umile servitore di Dio e dei fratelli, non altro che questo. Bene lo hanno mostrato gli esempi di tanti miei Predecessori, da ultimo quello di Papa Francesco stesso, con il suo stile di piena dedizione nel servizio e sobria essenzialità nella vita, di abbandono in Dio nel tempo della missione e di serena fiducia nel momento del ritorno alla Casa del Padre. Raccogliamo questa preziosa eredità e riprendiamo il cammino, animati dalla stessa speranza che viene dalla fede" ha detto Papa Leone.
La centralità del Concilio e della sinodalità
Leone XIV ha rilanciato con forza il cammino della Chiesa “sulla scia del Concilio Vaticano II”, facendo proprie alcune istanze dell’
Evangelii gaudium, che ha definito “magistrale”. Tra i punti evidenziati:
Il ritorno al primato dell’annuncio di Cristo,
La
conversione missionaria dell’intera comunità,
La collegialità e la sinodalità come stile ecclesiale,
Il
sensus fidei e la
pietà popolare come forme genuine di fede,
La
cura dei poveri e degli “scartati”,
Il dialogo coraggioso con il mondo contemporaneo.
È stato un passaggio decisivo: Leone XIV cammina come un figlio fedele del Concilio, capace di renderne attuali i contenuti.
Il nome di Leone: un segno per il futuro
La scelta del nome pontificale non è stata casuale. Rievocando la figura di
Leone XIII, Leone XIV ha dichiarato di voler affrontare con la dottrina sociale della Chiesa le sfide della nuova “rivoluzione industriale”, quella dell’
intelligenza artificiale. Un richiamo forte alla difesa della
dignità del lavoro, della
giustizia sociale, e della
persona umana, in un tempo in cui il rischio è che l’uomo diventi un’appendice della macchina.
"Proprio sentendomi chiamato a proseguire in questa scia, ho pensato di prendere il nome di Leone XIV. Diverse sono le ragioni, però principalmente perché il Papa Leone XIII, infatti, con la storica Enciclica Rerum novarum, affrontò la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale; e oggi la Chiesa offre a tutti il suo patrimonio di dottrina sociale per rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro" ha detto Leone XIV.
Una conclusione accesa di speranza
Le ultime parole del discorso sono state un prestito spirituale da
San Paolo VI, ma diventano manifesto di Leone XIV: “
Passi su tutto il mondo come una grande fiamma di fede e di amore”. È una visione luminosa, missionaria.
In un’ora di parole semplici e profonde, Leone XIV ha tracciato la rotta del suo pontificato. Non è mancata la gratitudine per chi lo ha preceduto, ma ancor più chiaro è apparso l’intento di servire la Chiesa con
“docilità alla voce del Signore”, anche quando essa parla nel
“sussurro di una brezza leggera”. Un discorso che non è solo introduzione a un pontificato, ma già un programma pastorale: parola che conforta, orienta e conferma nella fede.
p.Y.S.
Silere non possum