Città del Vaticano - «La vostra lotta per la giustizia è anche la lotta della Chiesa. Perché, come scrissi anni fa, «una fede che non tocca le ferite del corpo e dell’anima umana è una fede che non ha ancora conosciuto il Vangelo»». A poco più di un mese dalla sua elezione al soglio pontificio, Papa Leone XIV ha inviato nei giorni scorsi una lettera per accompagnare il Proyecto Ugaz. Nel testo il Pontefice affronta in modo diretto uno dei nodi più dolorosi e controversi della recente storia della Chiesa peruviana: gli abusi legati al soppresso Sodalizio di Vita Cristiana.

Un teatro che diventa denuncia e memoria

Il Papa scrive con tono personale, richiamando il proprio passato missionario nel Paese andino e dichiarando apertamente che l’opera teatrale non è solo espressione artistica, ma “memoria, denuncia, e soprattutto un atto di giustizia”. L'opera dà voce alle vittime e ai giornalisti che per anni hanno lottato per far emergere verità scomode, troppo spesso ignorate — o osteggiate — da settori della stessa Chiesa. Si tratta di un atteggiamento che emerge in numerose occasioni e che Silere non possum ha sperimentato più volte nel denunciare determinate vicende. Il Papa esorta: «Non abbiate paura. Siate seminatori di luce in mezzo alle ombre»

Un elogio ai giornalisti sotto attacco

In questo testo possiamo notare l'indole di Papa Leone XIV, il quale ringrazia esplicitamente quattro giornalisti peruviani — Paola Ugaz, Pedro Salinas, Daniel Yovera e Patricia Lachira — per il coraggio dimostrato nel denunciare i crimini del Sodalizio. Si tratta di un atto insolito per un Pontefice: non solo riconoscere pubblicamente l’opera di cronisti spesso colpiti da denunce pretestuose, ma anche esortare le autorità del Perù a «proteggere coloro che informano con integrità e coraggio». 

La libertà di stampa, afferma Leone XIV, è «un bene comune irrinunciabile». E il suo appello ai comunicatori non lascia spazio ad ambiguità: «Non abbiate paura. Siate seminatori di luce in mezzo alle ombre». Un messaggio netto, che risuona con particolare forza all’interno di uno Stato in cui, da anni, la Gendarmeria Vaticana intercetta illegalmente prelati e laici, giornalisti e dipendenti.

«Desidero ringraziare quanti hanno perseverato in questa causa, anche quando sono stati ignorati, screditati o perfino perseguiti per vie giudiziarie», ha scritto il Papa. Parole inequivocabili, che rivelano la sua attenzione verso un giornalismo libero, capace di portare alla luce le ferite della Chiesa senza per questo tradirla. Un lavoro spesso compiuto da chi ama profondamente la Chiesa e desidera vederla più fedele e più somigliante al volto di Cristo. Proprio quell’immagine – Cristo che emerge mentre noi “spariamo” – è stata evocata da Leone XIV nella Santa Messa con i cardinali in Cappella Sistina. 

Il richiamo del Papa alla libertà di stampa arriva anche a ridosso degli scandali che in questi giorni scuotono la Repubblica Italiana e il suo Governo
, accusati da più parti di ricorrere sistematicamente a intercettazioni e perquisizioni illegali, e di colpire i giornalisti senza alcuna reale tutela. Una deriva che ha ormai superato i confini nazionali, attirando l’attenzione delle autorità europee e internazionali.

Dalla ferita alla speranza

Papa Leone non teme di nominare le ferite. Parla apertamente di minori, giovani e adulti traditi “là dove cercavano consolazione”, e di vittime di “abusi economici”, come le comunità rurali di Catacaos e Castilla. Ma al tempo stesso rilancia un messaggio di speranza e conversione: la prevenzione e la cura non sono una strategia, “sono il cuore stesso del Vangelo”.

La “cultura della prevenzione” auspicata dal Pontefice non è un accessorio pastorale, ma “una vigilanza attiva”, fatta di “processi trasparenti e di ascolto sincero”.

La verità responsabilità di tutti

Leone XIV richiama esplicitamente le parole di Papa Francesco del 2018, ma vi aggiunge una propria firma morale: “La verità non è proprietà di nessuno, ma è responsabilità di tutti”.

L’opera Proyecto Ugaz diventa così, nelle parole del Pontefice, un “segno profetico” che scuote coscienze e richiama la Chiesa alla propria essenza: non il potere, ma il servizio; non l’impunità, ma la verità. In un periodo storico in cui lo Stato della Città del Vaticano è stato governato da chi ha condotto processi politici contro cardinali, ha tentato di comprare i giornalisti assicurandosi una narrazione "patinata" del proprio pontificato e ha permesso che la Gendarmeria Vaticana e il Promotore di Giustizia avviassero procedimenti penali a fine intimidatorio contro i giornalisti liberi, Leone XIV segna una svolta chiara: «La vostra lotta per la giustizia è anche la lotta della Chiesa». Un incoraggiamento per tutti coloro che svolgono questo ministero con amore per la Chiesa. 

d.C.P.
Silere non possum