Città del Vaticano – «Avete forza dalla legge, ma non per dominare; avete carità verso i piccoli, ma non per compiacere l’autorità; prudenza nell’azione, ma non per paura delle responsabilità che vi sono proprie». È questo il richiamo fermo che Leone XIV ha consegnato al Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano, durante la Santa Messa che ha presieduto nel pomeriggio di oggi presso la Grotta della Vergine di Lourdes, nei Giardini Vaticani.
L’atmosfera raccolta e silenziosa dei giardini vaticani ha fatto da cornice a un discorso che ha unito il linguaggio della fede a quello della responsabilità civile e morale. Leone XIV ha voluto rivolgersi ai gendarmi non come a semplici funzionari dell’ordine, ma come a testimoni del Vangelo. «La vostra non è solo una professione – ha detto – ma un servizio per il bene della Chiesa», ricordando che anche nel gesto più ordinario, nello sguardo vigile e nella presenza discreta, si può trasmettere il volto autentico di una Chiesa che protegge, non che domina.
Leone XIV è consapevole delle criticità che abitano questo piccolo Corpo di Polizia e degli scandali che hanno caratterizzato questi anni. Il Pontefice ha tratto ispirazione dalle parole di San Paolo: «Non vergognarti di dare testimonianza al Signore nostro». Un invito che si fa attuale in un tempo in cui il rischio della routine, della pigrizia spirituale e dell’abitudine al potere può rendere il servizio un mestiere e non una missione.
«Dio non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza», ha ricordato Leone XIV, proponendo queste tre virtù come programma di vita per ogni gendarme: forza non come dominio, carità non come compiacenza, prudenza non come paura. Prima di tutto, infatti, questi uomini sono chiamati ad essere cristiani e non improvvisati personaggi assetati di potere. Il Papa ha voluto poi rivolgersi ai giovani gendarmi che hanno pronunciato il loro giuramento, sottolineando che quella promessa non è stata una formula di rito, ma un atto pubblico di libertà e dedizione. «Avete detto “sì” davanti a Dio e alla Chiesa», ha sottolineato, «un “sì” che chiede fedeltà, coraggio e disponibilità a servire». E a quel “sì” il Pontefice ha voluto legare una preghiera semplice e disarmante, tratta dal Vangelo di Luca: «Accresci in noi la fede!».
In un periodo che ha visto la Gendarmeria estendere la propria forza nel controllo e nella repressione, il Papa ha invece affidato ai gendarmi una forza evangelica, capace di custodire e non di sopraffare. Un modello di autorità che si fonda sull’umiltà del servizio e sulla responsabilità personale, non sul potere delle gerarchie.
Nel ringraziare le famiglie dei gendarmi – «le mogli, i figli, i papà e le mamme, il cui “sì” silenzioso sostiene il vostro» – Leone XIV ha ricordato che la fedeltà quotidiana è la vera misura del servizio. «Il vostro lavoro – ha detto – si svolge soprattutto dietro le quinte. Si vede poco, eppure fa tanto. Protegge luoghi, persone e soprattutto una missione: quella della Chiesa». Un invito a vivere nella discrezione e non nel chiacchiericcio o nel vanto per dimostrare di essere qualcuno, una deriva che da tempo ha colpito questo organo di polizia. Nel concludere, il Pontefice ha invocato la protezione della Vergine Maria e di San Michele Arcangelo, perché il servizio della Gendarmeria «possa essere testimonianza di pace in questo Stato piccolissimo, che ha l’orizzonte del mondo».
Un’omelia che, nel suo tono pacato ma deciso, segna ancora una volta la linea di Leone XIV: un’autorità che non teme la responsabilità, una legge che non diventa dominio, una fede che non si chiude nella divisa ma si apre al mondo.
P.A.
Silere non possum
