Città del Vaticano - Sono trascorse quarantotto ore dall’elezione di Leone XIV, ma sui canali ufficiali della Santa Sede sembra che il tempo si sia fermato. Su X (ex Twitter), l’account @Pontifex continua a riportare la dicitura “Sede vacante”, mentre su Instagram la pagina ufficiale mostra ancora l’immagine e il nome di Papa Francesco. Una situazione surreale, se si considera che nel 2013, pochi minuti dopo l’“Habemus Papam”, lo stesso account aveva prontamente annunciato l’elezione di Jorge Mario Bergoglio con un tweet storico: “Habemus Papam Franciscum”.

A rendere il quadro ancora più sconcertante, c’è la lunga serie di gaffe e imprecisioni che il Dicastero per la Comunicazione ha collezionato nelle ultime ore. Il giorno 8 maggio 2025, alle ore 12:00, hanno annunciato una fumata bianca che non c’era, gettando nella confusione migliaia di fedeli e giornalisti in tutto il mondo. Poco dopo, è stato addirittura diffuso il nome di un papa mai eletto: Pio XIV, in una clamorosa svista che resterà impressa come una delle peggiori figuracce della comunicazione vaticana.

I protagonisti di questa débâcle sono ben noti: Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero; Andrea Tornielli, direttore editoriale; Andrea Monda, direttore de L’Osservatore Romano; e Matteo Bruni, direttore della Sala Stampa. Nomi che avrebbero dovuto garantire rigore, competenza e autorevolezza. E invece, quello che abbiamo visto in questi anni è stato un disastro organizzativo e mediatico, frutto di imperdonabile approssimazione. Eppure al Dicastero per la Comunicazione vengono inviati MILIONI di euro ogni anno per stipendi ed altro. 

A fronte della rapidità con cui i cardinali hanno saputo scegliere il successore di Pietro — meno di ventiquattro ore per eleggere Leone XIV —, colpisce ancora di più l’imbarazzante lentezza e superficialità con cui il Dicastero sta gestendo la comunicazione dell’evento più atteso dalla Chiesa e dal mondo intero. In un’epoca in cui la comunicazione è immediata e globale, l’informazione ufficiale vaticana si è rivelata impreparata e fuori tempo massimo. "Tornielli sta facendo l'aggiornamento, come lo fece nel 2013. Il reset per potersi adattare ad un Papa che non voleva fosse eletto. È noto che avrebbe voluto Pietro Parolin, il quale gli avrebbe garantito la poltrona. Ora, invece, tremano", spiega un prelato di curia. Non si tratta solo di un ritardo tecnico o di un errore umano. È il fallimento di una struttura che negli ultimi anni ha mostrato sempre più tratti autoreferenziali, ideologizzati e sganciati dalla realtà, più interessata al consenso culturale che alla chiarezza evangelica e istituzionale. Leone XIV c’è. Ma a Piazza Pia sembra ancora non lo sappiano. 


p.L.A.
Silere non possum