Roma - Maurizio Belpietro, direttore ed editore de La Verità, è stato condannato a risarcire S.E.R. Mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola, vescovo di Carpi e vicepresidente della CEI per l’Italia settentrionale.

La sentenza del Tribunale di Modena
(n. 865/2025, depositata il 3 luglio 2025) ha riconosciuto il carattere diffamatorio dell’articolo pubblicato su La Verità con il titolo: «Il “compagno” mons. Castellucci rivendica i maxi bonifici a Casarini», accompagnato dal sottotitolo che suggeriva un presunto editoriale dell’arcivescovo sulle pagine de l’Unità, corredato da simboli marxisti.

Il giudice ha accertato che la notizia fosse falsa
: Castellucci non aveva mai firmato alcun articolo su quel quotidiano. Il testo attribuito al presule era in realtà una “Nota informativa sull’utilizzo delle somme assegnate alla carità del Vescovo”, redatta dall’arcidiocesi di Modena-Nonantola e pubblicata sul sito ufficiale (chiesamodenanonantola.it) il 7 dicembre 2023. Solo in un secondo momento l’Unità ne aveva ripreso integralmente i contenuti, senza avvertire l’autore né la diocesi.

Ciononostante, l’arcivescovo venne etichettato da Belpietro come “compagno” e “comunista”, con l’intento di delegittimarne l’azione pastorale a favore degli ultimi. Il Tribunale ha condannato l’editore al risarcimento dei danni, il cui ammontare, concordato tra le parti e mantenuto riservato, sarà destinato a progetti caritativi e assistenziali, come reso noto dall’arcidiocesi.

La vicenda si colloca nel contesto della campagna condotta da La Verità e Panorama contro le diocesi italiane per i contributi destinati a “Mediterranea Saving Humans – APS”, associazione finita sotto inchiesta dalla Procura della Repubblica per presunto favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e violazione del codice della navigazione. In quel clima, la diocesi di Modena aveva ritenuto opportuno pubblicare la nota, con lo scopo di chiarire la provenienza e la destinazione dei fondi.

Castellucci aveva chiarito che, dall’autunno 2020, aveva deciso di sostenere Mediterranea attingendo alla “carità del Vescovo”: un fondo formato da quote dell’otto per mille affidate all’ordinario per iniziative assistenziali, insieme a donazioni, lasciti ed eredità. Una scelta certo discutibile e assolutamente criticabile, ma che non autorizza la manipolazione dei fatti né gli attacchi personali che hanno colpito la sua persona e la sua credibilità istituzionale. A questa campagna non hanno partecipato solo testate di area politica di destra, ma anche blog che si autodefiniscono cattolici e tradizionalisti, scivolando però nella diffamazione dei presuli coinvolti.

È lecito interrogarsi sulla destinazione di certi fondi; è ben diverso, invece, insinuare che non si debba più destinare l’otto per mille alla Chiesa cattolica, colpendo indiscriminatamente il lavoro di migliaia di sacerdoti in tutta Italia. Perché chi scrive non per informare, ma per insultare e delegittimare, alla fine non tradisce solo la verità: tradisce anche i lettori.

d.G.A.
Silere non possum