L'abbazia territoriale di Montecassino attraversa una fase estremamente critica. Attualmente, la comunità benedettina conta solo sette monaci, tra coloro che si assentano per "esodi occasionali" e chi vi rimane controvoglia. Si tratta di una realtà che appare avviata verso un inesorabile declino, priva di prospettive future.
Da decenni si registra una drammatica carenza/assenza di novizi e coloro che hanno intrapreso il cammino monastico sul monte lo hanno spesso abbandonato dopo breve tempo a motivo del clima.

Il punto di svolta negativo può essere ricondotto all’anno 2012 quando la comunità monastica fece di tutto per consegnare ai media il proprio abate, segnando l'inizio di un periodo di crisi per quella che è considerata la più importante abbazia del mondo. La vicenda legata a Dom Pietro Vittorelli ha rivelato non solo una profonda disunione tra i monaci, ma anche una mancanza di carità nei confronti del proprio pastore. Invece di consolidarsi attorno alla figura dell'abate in un momento di difficoltà, sono emerse tensioni interne e conflitti che hanno ulteriormente indebolito la comunità.

La risposta della Santa Sede non si è rivelata all'altezza della gravità della situazione
. Col tempo, si è dovuto riconoscere che molte delle accuse mosse contro Vittorelli erano infondate, ma anziché risanare le ferite, si è proceduto a penalizzare l’intera realtà ecclesiale per presunte colpe del suo pastore. Una delle conseguenze più rilevanti si è concretizzata nel 2014, quando papa Francesco, con la bolla "Contemplationi faventes" del 23 ottobre, ha ridotto il territorio dell'abbazia alla sola area monastica, sottraendole la giurisdizione sulla cosiddetta Terra di San Benedetto. Questo provvedimento ha generato una profonda frattura nella diocesi, la cui giurisdizione si è estesa alle parrocchie un tempo dipendenti dall'Abate.

Nonostante in Vaticano si tenda a minimizzare l'impatto della decisione, le tensioni all'interno della nuova configurazione ecclesiastica restano evidenti. La nomina di Dom Donato Ogliari OSB come nuovo abate, inoltre, non ha prodotto l’effetto sperato, alimentando ulteriori malumori. Il monaco comasco, infatti, ha alimentato un gruppo di ragazzetti che, pur privi dei requisiti necessari, indossano la talare e si attribuiscono ruoli e titoli inesistenti. Alcuni di loro hanno persino falsificato lettere con carta intestata della Segreteria di Stato e dei Dicasteri della Curia Romana, vantandosi di essere "canonisti incaricati per le Conferenze Episcopali" o, addirittura, “di andare in udienza con il Papa”. Si tratta spesso di individui che, dopo aver causato problemi nelle rispettive diocesi e negli atenei pontifici dove studiavano, alimentano divisioni e diffondono maldicenze contro quei vescovi e sacerdoti che non si piegano alle loro richieste. Uno di questi personaggi ha addirittura accusato il vescovo Antonazzo di aver commesso abusi su di lui, circostanza che non solo si è rivelata del tutto falsa a tal punto che non è stato neppure imbastito il processo ma è risultata essere una chiara vendetta messa su da due squilibrati che inviano richieste d’amicizia e messaggini privati a centinaia di preti su Instagram e Facebook millantando credito e facendo proposte di tipo sessuale. 

Montecassino senza Giubileo

Un segnale della crisi in atto è emerso anche durante questo Anno Giubilare. Mentre tutte le diocesi e le abbazie territoriali hanno designato una Chiesa Giubilare per consentire ai fedeli di ottenere l’indulgenza, l’Abate Luca Fallica OSB non ha intrapreso alcuna iniziativa in tal senso per Montecassino. Nonostante la presenza delle reliquie di San Benedetto, Patrono d’Europa, e di sua sorella Scolastica, nessun decreto è stato emanato per indicare la basilica cattedrale di Santa Maria Assunta e San Benedetto abate come luogo giubilare.

Un ulteriore segnale dello stato in cui versa la comunità monastica si è palesato all'interno della basilica questa mattina, dove il Santissimo Sacramento risultava esposto in una cappella laterale senza la presenza di alcun monaco. Nostro Signore giaceva solennemente esposto, privo di custodia e in balìa dei turisti, senza alcuna persona in raccoglimento o preghiera che vigilasse.

Una diocesi divisa

La diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, sotto la guida di S.E.R. Mons. Gerardo Antonazzo, sta vivendo un momento di profonda crisi. Questa nuova configurazione ecclesiastica ha fomentato tensioni e malcontento, evidenziando una crisi che appare ancora lontana dall’essere risolta. Le attuali difficoltà sono anche il risultato delle scelte compiute dai predecessori di Mons. Antonazzo, che hanno favorito l’incardinazione di numerosi sacerdoti provenienti da altre diocesi. Ciò ha contribuito a creare un clima pesante e ha limitato le occasioni di autentica fraternità tra confratelli.

Negli ultimi tempi, Mons. Antonazzo è stato bersaglio di diversi tentativi di screditamento, promossi da alcuni presbiteri della diocesi con la complicità di questi ragazzetti che ora fanno il giro della penisola italiana creando problemi ovunque. Sebbene sia legittimo esprimere perplessità o contestare le scelte del vescovo, risulta inaccettabile ricorrere a dossier, fotografie o accuse diffuse tramite i media, azioni che finiscono per minare l’autorità stessa del pastore e aggravare ulteriormente la situazione. Un clero maturo, non represso, è quello che non si affida a dossier ma – Papa Francesco direbbe “che ha i pantaloni” -, piuttosto, si rivolge al proprio vescovo senza peli sulla lingua. 

La diocesi si trova ad affrontare una fase estremamente delicata. L’atteggiamento del vescovo, a volte sicuramente poco autorevole, e l’assenza di un progetto solido di formazione permanente per il clero, non facilitano la costruzione di un ambiente sereno e costruttivo. Si tratta di un clero anche “non giovane” e questo è un altro dramma. A complicare il quadro vi sono anche le relazioni con l’abbazia di Montecassino: se, da un lato, in passato la presenza di Ogliari e dei suoi ragazzetti ha contribuito ad alimentare tensioni, dall’altro la linea adottata dall’attuale abate Luca Fallica, improntata a una forma di “pace” talvolta ambigua, sembra rischiare di indebolire le prerogative proprie dell’abate territoriale. Infatti, se è vero che l’abate non ha più autorità sulle parrocchie è anche vero che questi è ordinario del suo territorio ed è alla guida [di quel che rimane] della comunità monastica. 

Il cambio del vescovo, inoltre, non sembra essere la soluzione perché il nocciolo del problema è nelle divisioni, cricche e fazioni interne al clero. In questo contesto, è fondamentale che il clero diocesano, nonostante queste divisioni interne, intraprenda un autentico cammino di fraternità, promuovendo una collaborazione concreta e superando le logiche di potere, la voglia di apparire, i dossier, le calunnie e le maldicenze volte a colpire l’uno o l’altro, ecc.. Anche perché questo atteggiamento coinvolge poi anche i laici che si schierano con il “boss” della situazione e spacca la comunità ecclesiale. Solo così sarà possibile restituire stabilità alla diocesi, consentendo al vescovo (chiunque esso sia) di esercitare serenamente il proprio ministero e al presbiterio di poter vivere serenamente e collaborando per il bene del popolo di Dio. Per quanto riguarda l’abbazia di Montecassino, infine, è forse il caso che ci si inizi a domandare: cosa hanno fatto fino ad oggi i monaci benedettini per quella che è la casa che custodisce le spoglie del proprio fondatore? Una cosa è certa, in questo modo non si può continuare. 


F.P. e p. L.B.



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