Città del Vaticano – È grazie al lavoro coraggioso e meticoloso della redazione di Silere non possum se oggi possiamo parlare apertamente del caso Marko Ivan Rupnik, l’ex gesuita sloveno accusato di abusi sessuali, spirituali e psicologici su alcune donne. Una vicenda complessa, intrecciata da interessi di potere e denaro, che per anni ha provato a rimanere sommersa sotto il peso dell'omertà e della complicità istituzionale.
Tutto ha avuto inizio il 1° dicembre 2022, quando Silere non possum pubblicò un’esplosiva inchiesta in cui rivelava che Padre Rupnik era stato colpito da una scomunica latae sententiae, poi revocata da Papa Francesco, per aver assolto in confessione una persona con cui aveva avuto relazioni sessuali. Nello stesso articolo si rendeva noto che vi erano altre accuse a carico del religioso, per abusi sessuali e psicologici, e che nessuno voleva avviare il procedimento a carico del potente gesuita.
La notizia provocò sconcerto e indignazione, dando il via a una serie di reazioni opache da parte della Compagnia di Gesù e della Santa Sede, segnate da omertà, tentativi di insabbiare i fatti e persino di delegittimare chi aveva avuto il coraggio di rompere il silenzio. Il caso Rupnik, infatti, era stato accuratamente secretato all’interno del Dicastero per la Dottrina della Fede, nella speranza che non trapelasse nulla. Ma l’inchiesta di Silere non possum ha fatto saltare il coperchio di questo silenzio complice.
Silere non possum, rompendo il muro di silenzio, si trovò a fare i conti con minacce, pressioni, attacchi personali e tentativi di screditare il proprio lavoro. Ma l'inchiesta andava avanti, approfondendo ogni dettaglio, ascoltando testimoni, pubblicando documenti, e mettendo in luce le connivenze e le reticenze di alcune alte personalità.
Il caso Rupnik è divenuto nel tempo il simbolo di una crisi sistemica profonda: l’incapacità — o forse la deliberata volontà — di non affrontare con trasparenza le accuse, la tendenza a tutelare il nome e l’immagine piuttosto che cercare la verità, e soprattutto l’indifferenza verso il dolore delle vittime, rimaste per troppo tempo ignorate.
A rendere ancora più grave la situazione è stato anche il coinvolgimento diretto del Dicastero per la Comunicazione, dove figure di vertice come Paolo Ruffini, Andrea Tornielli e Matteo Bruni hanno più volte agito difendendo, di fatto, l'operato di Marko Ivan Rupnik. Un atteggiamento aggravato dal fatto che molti membri del Dicastero sono stati nominati su indicazione dello stesso ex gesuita, generando così un evidente conflitto di interessi. Basti pensare a Nataša Govekar, Dario Edoardo Viganò, ecc...
Nonostante la gravità delle accuse, il sito ufficiale Vatican News ha continuato a pubblicare e promuovere le immagini delle opere di Rupnik, provocando imbarazzo e disorientamento all’interno della Santa Sede e dando l’impressione che nulla fosse accaduto. Un silenzio assordante che ha finito per tradire la missione stessa della comunicazione ecclesiale.
Nominato il collegio di giudici
Dopo anni di silenzio e reazioni inadeguate, oggi — 3 luglio 2025 — qualcosa si è finalmente mosso. Al termine della conferenza stampa di presentazione del nuovo formulario della Santa Messa per la custodia della creazione, il prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, cardinale Víctor Manuel Fernández, ha annunciato che è stato costituito un collegio di giudici indipendenti ed esterni al dicastero per presiedere il processo penale canonico contro Marko Ivan Rupnik.
Il cardinale ha precisato che tale scelta è stata dettata dalla necessità di evitare ogni sospetto di parzialità o di interferenza da parte del Dicastero. Ha inoltre riconosciuto che la fase processuale è tecnicamente delicata, soprattutto per quanto riguarda la notifica alle vittime, ma ha assicurato che si sta lavorando con la dovuta riservatezza. Questo annuncio, tuttavia, non cancella l'atteggiamento di Papa Francesco nei confronti dell'ex gesuita e di molti degli uomini e delle donne che Bergoglio aveva nominato proprio grazie all'influenza e al legame con Rupnik.
Ora si auspica che venga avviato un processo giusto che tenga in considerazione tutti gli elementi e non nasconda nulla.
L.A.
Silere non possum