Il processo è fermo ancora alle questioni preliminari. Il presidente prevede un lungo tira e molla. Il promotore di giustizia si arrampica sugli specchi. Prossima udienza 01 dicembre.
Ha avuto luogo all'interno della sala polifunzionale dei Musei Vaticani nello Stato della Città del Vaticano la quarta udienza del processo per il palazzo londinese in Sloane Avenue 60.
L'udienza è iniziata con un presidente del Tribunale, dott. Giuseppe Pignatone, alquanto scocciato. "Ci vuole tempo per cominciare, se mai riusciremo a cominciare" ha detto. Difatti anche il giudice è consapevole che le questioni sollevate da questo blog e dalle difese trovano fondamento e non possono essere trascurate al fine di celebrare un processo che non si trasformi in una farsa di kafkiana memoria.
Un'udienza durata due ore e quaranta minuti, con annessa un'ora di pausa. La discussione si è incentrata, come avevamo anticipato, sulla questione dei tagli e omissis da parte dei Promotori di Giustizia sul materiale depositato lo scorso 3 novembre. L'articolo qui.
Nominata una nuova giudice
Il presidente Pignatone all'inizio dell'udienza ha informato i presenti che, dato il numero di imputazioni, imputati e testimoni coinvolti in questo processo che, ha chiosato Pignatone, "non avrà tempi brevi", si è decisa la nomina di un giudice supplente. La scelta è caduta sulla dottoressa Lucia Bozzi.
La dottoressa è stata nominata da Francesco quale magistrato applicato del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano nel maggio 2021. Purtroppo, come abbiamo già sottolineato in questo articolo, anche Bozzi non ha alcuna conoscenza del diritto canonico e tanto meno presenta nel proprio curriculum competenza nel diritto vaticano. Soprende inoltre che la stessa sia a digiuno di diritto penale e processuale, in quanto docente di diritto privato presso l'università di Foggia. Abbiamo capito però che oltre Tevere c'è reticenza, dal 2013, ad affidare incarichi in merito alla competenza.
Un fascicolo mutilato
Il materiale che l'Ufficio del Promotore di Giustizia ha depositato lo scorso 3 novembre, dopo ben due ordinanze del Tribunale, una del 29 luglio e una del 6 ottobre, è "mutilato" a discrezione dei promotori di giustizia. Manca infatti, per volontà del Pontefice che ha autorizzato questo modus agendi con alcuni rescritti, il controllo del giudice istruttore su tutto l'operato della magistratura requirente.
Si tratta di oltre 115 ore di conversazioni registrate, contenute in 53 dvd: un dvd con le intercettazioni telefoniche, gli altri 52 con i file audio e video dei cinque interrogatori a monsignor Alberto Perlasca, all'epoca dei fatti capo ufficio amministrativo della prima sezione della Segreteria di Stato, considerato ora il "pentito". Inoltre vi sono le ambientali.
La difesa
I legali degli imputati hanno rilevato che ampi stralci delle dichiarazioni, tra cui quelle di Perlasca (si parla, ad esempio, di tagli di oltre 60 minuti), in ragione di "esigenze investigative" sono state sottoposte a omissis dal promotore di Giustizia. Si è chiesto l'annullamento degli atti di citazione e di tutto il procedimento perchè completamente viziato dato che i promotori non hanno depositato gli atti prima di citare gli imputati.
La difesa ha, infine, lamentato le "evidenti inadeguatezze del tempo a disposizione per esaminare una enorme mole di materiale".
Saltano i castelli dell'accusa
A seguito della parziale restituzione parziale degli atti all'Ufficio del promotore di Giustizia stabilita dal presidente del Tribunale, per via dell'incompetenza dei promotori di giustizia che hanno compiuto troppi errori nell'attività istruttoria, il procedimento oggi vede solo sei imputati:
il cardinale Giovanni Angelo Becciu,
Tommaso Di Ruzza, ex direttore dell'Aif;
René Brüllhart, presidente dell'Aif;
Enrico Crasso;
Gianluigi Torzi;
Cecilia Marogna.
Diversamente, a luglio 2021 queste erano le considerazioni dell'accusa.