Negli ultimi anni, Papa Francesco ha più volte denunciato le dinamiche di potere all'interno della Chiesa, criticando apertamente quei sacerdoti mossi da ambizioni personali, definendoli "carrieristi", "mondani" e "clericali". Tuttavia, osservando le realtà ecclesiali, emerge con chiarezza come il problema più urgente ed in quantità ben maggiore, siano i “laici prepotenti”, i quali utilizzano la Chiesa come uno spazio per consolidare il proprio potere personale.

Silere non possum ha spesso raccontato episodi che evidenziano come alcuni individui, pur di emergere nel panorama ecclesiale, ricorrano a metodi vergognosi con accuse false al fine di distruggere coloro che non gli hanno dato ciò che volevano o che sono coloro che gli impediscono di ottenerlo. Questo fenomeno è trasversale e si riscontra in vari contesti: parrocchie, oratori, diocesi, conventi, seminari e persino all’interno del Vaticano. Spesso si tratta di giovani che, incapaci di trovare un proprio spazio nella società civile, cercano rifugio nelle strutture ecclesiastiche. Alcuni tentano l'ingresso in seminari o monasteri, ma vengono respinti per mancanza di idoneità. Tuttavia, ciò che li attrae non è la volontà di servire Dio e la sua Chiesa, bensì la possibilità di indossare un abito – la talare o il saio – come simbolo di autorità. In questi casi, la veste diventa una “divisa”, un mezzo per acquisire un potere che altrimenti non avrebbero. È un fenomeno ben visibile quando si incontrano sagristi trentenni che ostentano la talare con un rocchetto lungo quattro metri ed i manicotti rossi, come se l'abito fosse l'unico strumento per legittimare la propria presenza.

Papa Francesco non ha torto quando condanna questi atteggiamenti, ma rischia talvolta di generalizzare e di accanirsi sui chierici (i quali sono gli unici legittimati a metterla), tralasciando chi, invece, vede nell'abito religioso un semplice mezzo e non un fine personale. Il percorso di molti di questi laici segue uno schema ricorrente: iniziano come animatori d’oratorio, poi assumono ruoli come autisti o sagristi, fino a conquistare posizioni che permettono loro di influenzare concretamente la gestione della parrocchia o di altre realtà ecclesiali. Questo modus operandi si estende anche a circoli più alti: determinate persone, attratte dalle dinamiche di potere, riescono ad ingannare cardinali e vescovi fingendo di essere “affidabili”, svolgono incarichi apparentemente marginali – come autisti o assistenti – i quali però gli garantiscono la possibilità di mettere il naso ovunque. In questo modo nascono gli scandali che poi troviamo sui giornaletti. Quando queste persone non ottengono più ciò che vogliono iniziano a spifferare questioni private. Per non parlare, poi, di quelli che raccontano cose al solo fine di “accreditarsi” o “vantarsi” nei salotti.  In Vaticano ci sono quelli che, sempre perché ammaliati dalla divisa, si mettono la giacchetta e la cravattina e vengono ingaggiati da cardinali (anche il Segretario di Stato) e vescovi per essere scarrozzati a vari eventi e celebrazioni. Cinquanta euro oggi, cinquanta euro domani. Diventano fidatissimi e confidenti. Purtroppo, però, questi sono gli stessi ragazzetti che passano le serate a sparlare nelle cene a tema che vengono organizzate nelle parrocchie non lontano dall’Accademia Costume e Moda di Roma.

I cardinali si confidano, i vescovi si lasciano andare a considerazioni durante le visite alle sartorie. Le sarte, però, favoriscono la diffusione di voci, indiscrezioni e pettegolezzi che si propagano con facilità negli ambienti ecclesiali. Talvolta, confidenze fatte in contesti riservati finiscono per diventare oggetto di discussione pubblica, alimentando un clima di sospetto e maldicenza.

Ed è così che il chiacchiericcio - Rossini la definiva calunnia ed affermava essere “un venticello” – inizia a soffiare per l’Urbe e per il mondo intero. Qualche sprovveduto, infatti, in passato pensava che il problema della Chiesa fosse il “sito più letto che racconta ciò che nessuno ha il coraggio di raccontare”. Eppure, per fortuna, c’è chi ha capito che il vero dramma non è chi denuncia un sistema malato e fortemente ipocrita in merito alla gestione delle finanze o delle calunnie appiccicate qua e là, ma sono coloro che magari non hanno “la potenza” di un sito “più letto” ma hanno la lingua biforcuta che fa viaggiare d’orecchio in orecchio le peggiori calunnie. 

Si tratta un po’ di quanto stanno facendo oggi anche i giornalisti in merito a quanto avverrebbe qui in Vaticano. Lo spazzino di Via della Conciliazione dice: «I cardinali se preparano per er Conclave. Mo quello se dimette». Il finto giornalaio con i denti sporchi di catrame che millanta conoscenze lo sente e riferisce a qualche redazione: «Un potentissimo cardinale che io conosco da anni ed è mio grandissimo amico mi ha riferito che….». Il giornalaio cosa fa? Scrive e riporta. Verifica della notizia? Nessuna.

In Vaticano sono dodici anni che anche la Chiesa viene governata in questo modo. «Dicono che», «Ho sentito che», «Mia cugina mi ha consigliato questo vescovo», «Ci sono fatti gravissimi che però…non posso dirti» e nel frattempo prendono decisioni sulle persone senza neppure dare spiegazioni, prove, diritto di difesa…. La calunnia gira, il pettegolezzo si insinua nei peggiori pertugi. Il dramma è che ci sono vite delle persone che vengono distrutte e che non vengono mai tenute in considerazione. La Chiesa, maestra d’umanità, si dimostra arcigna e disumana.

Il vero dramma della Chiesa non è affatto il clericalismo ma il “laicato prepotente”
. Uomini e donne che ambiscono al potere. «Chi l’ha detto che il potere nella Chiesa è solo dell’uomo, del maschio» tuonava Andrea Grillo, con il suo fare ridicolo, dal Monastero di Camaldoli. Ah, nessuno. Peccato che nella Chiesa non abbiamo bisogno né di uomini né di donne che vi entrano “alla ricerca del potere”. E fino a quando continueremo a vedere il sacerdozio ministeriale come il luogo in cui si esercita “il potere” significa che non abbiamo capito nulla della Chiesa e di Gesù Cristo.

Sant’Anselmo

Al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo, lo abbiamo raccontato, ci sono diversi personaggi (donne e uomini) che hanno i corsi finanziati anche dalle confederazioni benedettine e da fondazioni femministe e che insegnano eresie: ordinazione delle donne, laici al posto di preti, ecc..
Sull’Aventino i problemi sono molti, sia dottrinali evidentemente sia di gestione dell'Ateneo e del monastero. Si tratta di questioni molto gravi che sono accadute negli ultimi tempi, in particolare durante il mandato di Gregory Polan, e che sono molto preoccupanti. Recentemente è stato nominato il nuovo abate presidente ma il precedente ha creato molti problemi e gli abusi di potere con tanto di favoreggiamento di amici e conoscenti sono moltissimi. Ciò che si è trovato ad affrontare in questo momento il nuovo abate primate, Dom Jeremias Schröder, è proprio una situazione complicatissima creata dal precedente. Spesso Polan, ha lamentato lo stesso Schröder, ha esercitato un potere in questioni in cui in realtà non aveva alcuna giurisdizione. Anche in Vaticano sono giunte delle denunce con accuse gravissime che mettono in evidenza un modus agendi veramente preoccupante. Ne parleremo.

Fuori i monaci, dentro i laici

Nel novembre 2021 al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo è stato nominato Segretario Generale il primo laico. Si chiama Marco Cardinali ed è stato “fortemente caldeggiato” dall’inglese Dom Edmund Power al Primate Gregory Polan, il quale non ha avuto problemi ad eliminare un confratello per fare spazio ad un soggetto che ovunque è andato ha creato danni. Cardinali ha preso il posto di un monaco benedettino e, all’interno dell’Ateneo, qualcuno fa notare: «Arrogante, crede di essere chissà chi, si rivolge a monaci e sacerdoti con superiorità e mancanza di rispetto, senza soffermarsi sul fatto che spesso viene notato in giro in compagnia di “amici”».
Ci risiamo, il sistema è sempre il solito ed è equiparabile a quello che qualcuno imputa alla Chiesa in merito al trattamento di presbiteri accusati di aver commesso “marachelle”. Quando qualcuno crea problemi in un posto viene preso, spedito e non si fa nulla per processare e cristallizzare quanto accaduto. Cosa accade? L’Istituzione intera ne risente perché queste persone fanno presto ad abbindolare altri ecclesiastici sprovveduti che gli lasciano in mano anche le chiavi di casa.

Proprio come bisogna fare nei seminari, è sempre bene sentire le realtà da dove queste persone sono state cacciate e verificare quanto viene detto. Questo è necessario farlo anche e soprattutto quando la persona in questione tenta di oscurare il passato. Ci sono diverse storie di chierici che in alcune realtà non si sono trovati bene ed in altre hanno potuto rispondere serenamente alla chiamata del Signore, ma se in dieci posti in cui vai vieni accusato delle medesime cose forse il problema sei tu.

Dal curriculum vitae del signor Cardinali, infatti, è sparito il riferimento all’Abbazia di San Paolo fuori le mura, luogo ove è stato prima come monaco e poi come dipendente. Per ritornare a quanto raccontato in precedenza, lo schema è sempre lo stesso. Marco Cardinali è stato nel Pontificio Seminario Maggiore dove è stato allontanato da S.E.R. Mons. Giuseppe Mani.Terminata questa esperienza è andato a bussare alla porta dell’Abbazia di San Paolo fuori le mura dove fece il noviziato e la professione semplice nelle mani di Dom Paolo Lunardon OSB. Cacciato dall’abbazia, Cardinali venne ripescato dall’Abate successivo per svolgere alcune mansioni di amministrazione. Scelta assolutamente inopportuna ma non è diverso quello che facciamo con i seminaristi cacciati dai seminari e che poi assumiamo ad insegnare religione per parlare male dei preti alle giovani generazioni.  L’esperienza a San Paolo sparisce dal suo CV per un motivo ben preciso. In Terza Loggia, fra quelle questioni di cui si occupò l’allora Monsignor Angelo Becciu, sono state rinvenute delle carte che raccontano fatti gravissimi commessi da quest’uomo all’interno della Basilica Papale. L’accusa che gli è stata mossa è quella di essersi bonificato 247 mila euro di “stipendio preventivo”. Il signore in questione percepiva uno stipendio di cinquemila euro al mese (poi i preti sono attaccati ai soldi!) e fece firmare all’abate Dom Edmund Power, senza il consenso del capitolo monastico, un contratto che stabiliva, fra le altre cose, che si sarebbe potuto prendere questi stipendi preventivi. Inoltre, vi erano spese di viaggi personali effettuate con le carte bancarie dell’Abbazia che non sono mai stati giustificati.

Quando il successore di Edmund Power scoprì questo giochetto ha chiesto spiegazioni e il rapporto con l’abbazia, nella quale Cardinali portò “amici” e parenti, si concluse con un accordo. Come sono soliti fare questi laici, poi, la minaccia: «Mi vendicherò». Ed in Terza Loggia sono giunte delle lettere che erano state fatte vedere al Papa stesso e ovviamente raccontavano calunnie su abate e monaci. Leggendo queste carte sembra che Cardinali abbia raccontato la sua vita cambiando i personaggi ma lo sappiamo bene, questo è un modus agendi consolidato: attribuisco agli altri ciò che faccio io e non mi accetto per ciò che sono. Sono le basi della psicologia che qualcuno forse studia sulle scatole delle merendine.

Ciò che fa sorridere è che ci sono anche chierici che si prestano a questi giochi convinti che, essendo sul carro dell’accusatore non finiranno loro vittime, ed è così che negli anni tanti divengono vittime di questi laici assetati di denaro e vendicativi come pochi. Cardinali non è stato mandato via solo dal Seminario Romano e San Paolo ma anche da Radio Vaticana, dalla Lateran University Press e dalla Università Gregoriana dove gestiva riviste e bollettini. Il metodo ormai è consolidato e questi personaggi millantano conoscenze, amicizie e rapporti al solo fine di pavoneggiarsi e accreditarsi. All’interno dell’Abbazia di Sant’Anselmo, però, sono diversi coloro che lamentano la tracotanza di questo personaggio che addirittura si rivolge a monaci ed abati come se fossero dei suoi sottoposti. 
Alla faccia della sinodalità, questa Chiesa rischia di trasformarsi in una RSA dove laici arroganti mangiano addirittura i loro padri.

In Vaticano, come abbiamo detto, sono giunti fascicoli in merito a questioni gravissime che sono accadute nel Pontificio Ateneo Sant'Anselmo e di cui parleremo presto. 

F.P. e p.G.A.
Silere non possum