Città del Vaticano – Questa mattina, nella nuova aula giudiziaria che si trova nella antica Aula del Sinodo nel Palazzo Apostolico, si è svolta la prima udienza del processo d’appello relativo al palazzo di Sloane Avenue e alla gestione dei fondi della Segreteria di Stato. L’udienza è iniziata alle 9.30, davanti a un collegio composto da quattro giudici, incluso il presidente.

L’istanza di ricusazione del Promotore

I legali del cardinale Giovanni Angelo Becciu, di Enrico Crasso, Raffaele Mincione e Fabrizio Tirabassi hanno presentato un’istanza di ricusazione nei confronti del Promotore di Giustizia Alessandro Diddi. In aula erano presenti, oltre ai suddetti imputati, anche Nicola Squillace e il Reverendo Mons. Mauro Carlino, assolto in primo grado. L’istanza è stata ammessa e, come previsto dal Codice di Procedura Penale vaticano, la decisione spetterà alla Corte di Cassazione. In linea con l’articolo 42, Diddi avrebbe potuto astenersi senza attendere la pronuncia della Corte, poiché “il presidente, i giudici della corte o del tribunale, e il giudice unico, quando conoscano esistere un motivo di ricusazione, ancorché non proposto, han dovere di astenersi”. L’articolo 45 precisa, inoltre, che “il magistrato ricusato può astenersi prima ancora che si pronunci il giudice”. Il nodo giuridico riguarda soprattutto l’articolo 42, comma 2, che contempla motivi di convenienza, non espressamente previsti dall’articolo 43, dove si elencano i soli quattro casi di ricusazione applicabili al Promotore di Giustizia. Tra questi, il punto 3 – inimicizia – si potrebbe probabilmente applicare considerato il comportamento di Diddi, percepito in aula come dettato da vero e proprio astio personale.

Gli elementi essenziali dell’istanza di ricusazione sono da rinvenire nelle chat depositate in Tribunale e pubblicate in esclusiva da Silere non possum in modo integrale, in cui Genoveffa Ciferri intrattiene fitti scambi con l’avvocato romano Diddi e con Francesca Immacolata Chaouqui, che arriva ad affermare di “parlare con i magistrati” e di poter intercedere per Alberto Perlasca.

La sceneggiata di Diddi

Alla domanda del presidente della Corte, Mons. Alejandro Arellano Cedillo, su come intendesse procedere, Diddi ha reagito con un atteggiamento definito dai presenti come “una sceneggiata imbarazzante”. Invece di limitarsi a rimettere la questione ai colleghi, come avverrebbe in qualunque Stato di diritto, ha dichiarato:

“Finalmente ho la possibilità di potermi difendere da una serie di illazioni. Ringrazio le difese per questa iniziativa. Voglio sfruttare i termini dei tre giorni per esprimere le mie considerazioni in maniera serena, in modo da dissolvere i dubbi che in questi mesi sono stati aperti sulla conduzione delle indagini… Io per il momento credo sia doveroso allontanarmi dall’udienza, non ci sono attività urgenti da compiere. Vado in ufficio”. Alle 9.36, Diddi ha lasciato l’aula. Un gesto considerato ingiustificato, poiché, pur non potendo compiere atti processuali in questa fase, avrebbe dovuto presenziare. La vicenda ricorda altri episodi della sua carriera, come quando, da avvocato italiano in Calabria, abbandonò un’aula di tribunale.

La relazione del giudice Masella Ducci Teri

Dopo una breve sospensione, il giudice relatore Massimo Masella Ducci Teri ha riepilogato i punti principali del primo grado e degli appelli. Non solo gli imputati hanno presentato ricorso, ma anche la parte civile IOR, che contesta una “erronea quantificazione del danno patrimoniale e di immagine”. Al contrario, Segreteria di Stato e APSA non hanno impugnato la sentenza, mentre Asif ha rinunciato al ricorso. Il relatore ha ricordato che gli imputati hanno contestato anche le quindici ordinanze del Tribunale vaticano emesse tra il 2022 e il 2023, in particolare la questione della validità dei Rescripta di Papa Francesco, pubblicati in esclusiva da Silere non possum, mai resi pubblici dalla Santa Sede e firmati dal Pontefice durante le indagini. Questi atti sono contrati al principio di legalità e ledono i diritti fondamentali delle persone indagate e oggi imputate.  Tra le richieste delle difese figurano: assoluzione dai reati contestati, riduzione delle pene, revoca dell’interdizione dai pubblici uffici, annullamento della confisca dei beni e delle condanne risarcitorie.

Udienza rinviata

Il presidente Mons. Arellano ha rinviato i lavori a domani, per consentire alle parti di esporre, confermare o ritirare le eccezioni di improcedibilità. L’udienza si è conclusa alle 11.25.

p.W.A.
Silere non possum