Città del Vaticano - Alle ore 18 circa una fumata bianca ha annunciato al mondo l’elezione del nuovo pontefice. Il conclave, riunitosi dopo la sede vacante, ha scelto il cardinale agostiniano Robert Francis Prevost OSA come 267º successore di San Pietro. Egli ha assunto il nome di Leone XIV, un nome denso di significato e storia. L’elezione è avvenuta alla quarta votazione, segno di una convergenza relativamente rapida da parte del Collegio cardinalizio, riunito nella Cappella Sistina sotto il sigillo del silenzio e della preghiera. Il nome scelto richiama quello di Leone XIII, papa dell’enciclica Rerum Novarum e del dialogo tra Chiesa e mondo moderno, ma evoca anche la fermezza dottrinale di Leone I Magno, dottore della Chiesa e difensore dell’ortodossia in tempi di crisi.
Originario di Chicago, nato nel 1955, il nuovo papa Leone XIV è membro dell’Ordine di Sant’Agostino ed è stato Prefetto del Dicastero per i Vescovi dal 2023. La sua esperienza missionaria in Perù, il suo ruolo nella formazione del clero e il lavoro nella Curia romana hanno costruito un profilo ecclesiale ampio e rispettato, capace di tenere insieme rigore pastorale, equilibrio dottrinale e sensibilità interculturale.
La scelta del Collegio cardinalizio, in un tempo segnato da forti sfide interne ed esterne alla Chiesa cattolica, sembra orientata a garantire un pontificato di ricomposizione e discernimento, in grado di ridare slancio alla missione evangelica e di affrontare con fermezza le ambiguità dottrinali e disciplinari emerse negli ultimi anni. Il mondo intero ha atteso con trepidazione l’annuncio del “Habemus Papam”, pronunciato dal cardinale protodiacono.
Quando il nuovo papa si è affacciato dalla Loggia centrale della Basilica di San Pietro, la folla ha accolto con emozione e applausi la figura mite e composta di Leone XIV, che ha impartito la sua prima benedizione Urbi et Orbi. Un nuovo capitolo si apre ora per la Chiesa universale. Il pontificato di Leone XIV si annuncia come un tempo di consolidamento, di purificazione e di ritorno all’essenziale, sotto il segno della verità, della giustizia e della carità.
Questo il suo discorso, carico di significato, che è già un programma di un Pontificato con al centro Cristo Gesù:
La Pace sia con tutti voi!
Fratelli e sorelle carissimi,
questo è il primo saluto del Cristo Risorto, il buon Pastore, che ha dato la vita per il gregge di Dio.
Anch’io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, a tutte le persone, ovunque siano, a tutti i popoli, a tutta la terra: la pace sia con voi!
Questa è la pace di Cristo risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente. Ancora conserviamo nei nostri orecchi quella voce debole ma sempre coraggiosa di Papa Francesco, che benediva Roma. Il Papa che benediva Roma dava la sua benedizione al mondo, al mondo intero, quella mattina del giorno di Pasqua. Consentitemi di dar seguito a quella stessa benedizione: Dio ci vuole bene, Dio vi ama tutti e il male non prevarrà. Siamo tutti nelle mani di Dio.
Pertanto, senza paura, uniti mano nella mano con Dio e tra di noi, andiamo avanti. Siamo discepoli di Cristo, Cristo ci precede. Il mondo ha bisogno della sua luce. L’umanità necessita di lui come il ponte per essere raggiunta da Dio e dal Suo amore. Aiutateci anche voi, poi gli uni gli altri, a costruire i ponti con il dialogo, con l’incontro, unendoci tutti per essere un solo popolo, sempre in pace. Grazie a Papa Francesco!
Voglio ringraziare anche tutti i confratelli cardinali che hanno scelto me per essere successore di Pietro e camminare insieme a voi, come Chiesa unita, cercando sempre la pace, la giustizia, cercando sempre di lavorare come uomini e donne fedeli a Gesù Cristo, senza paura, per proclamare il Vangelo, per essere missionari.
Sono un figlio di Sant’Agostino – sono agostiniano – che ha detto: “Con voi sono Cristiano e per voi Vescovo”, e in questo senso possiamo tutti camminare insieme verso quella patria la quale Dio ci ha preparato.
Alla Chiesa di Roma un saluto speciale. Dobbiamo cercare insieme come essere una Chiesa missionaria, una Chiesa che costruisce i ponti e il dialogo, sempre aperta a ricevere, come questa piazza, con le braccia aperte a tutti, tutti coloro che hanno bisogno della nostra carità, della nostra presenza, del dialogo, dell’amore insieme.
A todos aquellos, in modo particular a mi querida diócesis de Chiclayo en el Perú, donde un pueblo fiel, acompañado a su obispo, ha compartido su fe y ha dado tanto, tanto para seguir siendo iglesia fiel de Jesucristo.
A tutti voi, fratelli e sorelle, di Roma, d’Italia, di tutto il mondo,
vogliamo essere una Chiesa sinodale, una Chiesa che cammina, una Chiesa che cerca sempre la pace, cerca sempre la carità, cerca sempre di essere vicina, specialmente a coloro che soffrono. Oggi è il giorno della supplica alla Madonna di Pompei. Nostra Madre Maria vuole sempre camminare con noi, stare vicino, aiutarci con la sua intercessione, il suo amore. Allora vorrei pregare insieme a voi: preghiamo insieme per questa nuova missione, però per tutta la Chiesa, per la pace nel mondo, e chiediamo questa grazia speciale a Maria, nostra Madre. Ave Maria...