Ankara - Ha preso avvio questa mattina il primo Viaggio Apostolico Internazionale di Papa Leone XIV, un itinerario che lo porta in Turchia e poi in Libano, con un passaggio simbolico a İznik, antico luogo conciliare, in occasione dei 1700 anni dal Primo Concilio di Nicea. È il debutto internazionale del suo pontificato, un esordio che fin dall’inizio dichiara la cifra programmatica: presenza, dialogo e cooperazione come argini alla frammentazione del mondo.
Il Pontefice ha lasciato Fiumicino con un messaggio di gratitudine istituzionale rivolto al Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella. Nel telegramma inviato al Palazzo del Quirinale si legge un saluto cordiale alla nazione, accompagnato da auspici per il suo progresso “spirituale, civile e sociale”.
Il volo con i giornalisti
Durante il volo verso Ankara, il Papa ha compiuto un gesto di prossimità diretta, salutando uno a uno i giornalisti a bordo dell’A320neo / ITA Airways. Nel suo breve discorso ha ringraziato per “il servizio che offrite al mondo intero” e ha definito il viaggio un momento storico per l’unità dei cristiani, richiamando la ricorrenza del Concilio di Nicea. L’attesa del viaggio, ha dichiarato, nasce dal significato che ha “per tutti i cristiani, ma anche per il mondo intero”. A Leone XIV i cronisti hanno consegnato diversi doni, alcuni dei quali hanno provocato la sua stessa ilarità. I giornalisti, infatti, non di rado si prestano a veicolare istanze o a recapitare regali pensati per generare traffico, quando non a portare oggetti brandizzati per conto di soggetti terzi, interessati a ottenere e poi diffondere immagini funzionali alla propria visibilità. Al di là delle parole rivolte da Valentina Alazraki - «Noi vorremmo davvero essere i suoi compagni di viaggio e poter stabilire anche un rapporto umano oltre che professionale, perché conoscerci, capirci, le nostre difficoltà, le nostre esigenze, farà che possiamo essere migliori ponti fra Lei e il mondo e tutti i Paesi che rappresentiamo» - la realtà appare ben diversa e lo abbiamo visto con Francesco: parte significativa del mondo dell’informazione agisce anzitutto per tornaconto individuale, e non esita a forzare il racconto, fino a superare i confini del rispetto istituzionale e personale, pur di ottenere scoop o accreditarsi come fonte esclusiva di ogni passaggio pubblico del Pontefice.

Leone XIV ad Ankara: «Compassione e solidarietà siano considerate criteri di sviluppo»
L’arrivo in terra turca ha seguito un percorso di simboli civili e storici. Dal Mausoleo dedicato a Mustafa Kemal Atatürk, raggiunto alla presenza della delegazione istituzionale, fino alla firma del Libro d’Onore nella Torre Misak-ı Millî, il Papa ha attraversato la Lion’s Road, il viale cerimoniale che porta al Mausoleo. Ha deposto una ghirlanda, scortato da rappresentanti governativi locali e militari, e ha compiuto una breve visita al museo dedicato alla nascita della Repubblica Turca.
Il momento cardine della sua prima giornata ad Ankara è stato tuttavia l’incontro alla Nation’s Library, davanti al Presidente turco Recep Tayyip Erdoğan e alle Autorità, alla società civile e al Corpo Diplomatico. È in questo contesto che il Papa ha pronunciato le parole più dense di questa prima giornata, parole che offrono una tesi politica, teologica e culturale saldate in un’unica immagine: il ponte. La struttura del discorso parte dalla doppia appartenenza della Turchia: luogo storico delle radici cristiane e snodo vitale del Mediterraneo. Il Papa lega l’identità nazionale alla necessità di non ridurre il Paese a un corridoio geografico, ma a una coesione interna fondata sulla pluralità: «frantumare le comunità in posizioni estreme sottrae energie alle vere sfide che la famiglia umana dovrebbe affrontare invece unita». L’unità viene così ancorata non a formule astratte, ma a un principio di sguardo integrale sull’umano, sostenuto dal richiamo al poeta Yunus Emre - «Chi non guarda tutto il creato con lo stesso sguardo, anche se fosse un maestro per il popolo, in verità è un ribelle» - che nel discorso diventa criterio politico attuale: l’autorità che non guarda tutte le persone con la stessa dignità diventa «asira alla verità, anche quando porta titoli o ruoli pubblici». Da qui, il Papa introduce la seconda citazione, da Rumi: «In tutti gli esseri umani c’è lo stesso spirito… nel mondo esistono lingue diverse, ma il significato di tutte è uno solo», per affermare che l’universalità dello spirito umano non cancella la diversità delle lingue e dei corpi, ma chiede che esse condividano uno spazio di significato comune. Il discorso prosegue con un passaggio di sfida ai criteri ordinari della forza: pace e giustizia non possono essere subordinate a strategie di potere, perché «le energie investite nel dominio economico e militare vengono sottratte alla pace, alla lotta contro la fame e la miseria, alla salute, all’educazione e alla salvaguardia del creato». È qui che l’immagine del ponte viene esplicitamente definita come compito civico e non come ornamento: il Papa ricorda che la Turchia è un ponte non solo «tra Asia ed Europa, Oriente e Occidente», ma tra le sue stesse anime interne, e che omologarle significherebbe impoverire la società. In continuità storica locale, rievoca infine il magistero del “Papa turco”, Giovanni XXIII, quando denunciava la «logica falsa» delle identità chiuse nelle consorterie, per riaffidare alle fedi e alle comunità un ruolo pubblico nell’unità della Repubblica. Il culmine è l’impegno diplomatico concreto: ospitalità ai rifugiati, sostegno ai bambini vittime della guerra e iniziative di pace tra nazioni polarizzate, chiarendo però che la forza della Santa Sede che il Papa porta al confronto internazionale è spirituale e morale, l’unica che può «riplasmare le traiettorie dello sviluppo» perché anche l’innovazione tecnologica - «le intelligenze artificiali riproducono preferenze umane, non le sostituiscono» - non amplifichi le ingiustizie, ma diventi occasione di verifica del bene comune, non di ulteriore frattura.
L’agenda del viaggio conduce ora il Pontefice al momento del congedo da Ankara: Papa Leone XIV si trasferisce verso l’Aeroporto Internazionale di Ankara-Esenboğa, da dove lascerà la capitale per proseguire alla volta di Istanbul. L’atterraggio è previsto presso l’Aeroporto di Istanbul-Atatürk. Lì il Papa si concederà un tempo di riposo, prima di riaprire il passo della missione nel secondo giorno del suo itinerario apostolico. Domani mattina, infatti, la voce pubblica del Pontefice si farà preghiera condivisa nella Cattedrale dello Spirito Santo, dove vivrà l’incontro di preghiera con i vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i consacrati, le consacrate e gli operatori pastorali.
d.M.B.
Silere non possum