Durante l’Udienza del 25 novembre 2024 concessa a Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, il Sommo Pontefice, ha autorizzato il medesimo Dicastero a promulgare i Decreti riguardanti:

il martirio del Servo di Dio Francesco Saverio Tru’o’ng Bǚu Diệp, Sacerdote diocesano; nato il 1° gennaio 1897 a Tân Đúrc (Vietnam) e ucciso in odio alla fede il 12 marzo 1946 a Tấc Sậy (Vietnam).
Nacque il 1° gennaio 1897 a Tân Dúc nella provincia di An Giang (Vietnam), località facente parte del Vicariato di Phnom Penh. Dopo alcuni anni trascorsi in Cambogia al seguito del padre, entrò nel Seminario della provincia di An Giang, proseguendo gli studi nel Seminario maggiore di Phnom Penh, dove venne ordinato sacerdote il 20 settembre 1924. Dapprima inviato come collaboratore pastorale presso una comunità vietnamita in Cambogia, nel 1928 fu richiamato in patria come insegnante nel Seminario maggiore e due anni dopo venne mandato nella provincia di Bąc Liêu dove svolse un’intensa azione pastorale fondando sei nuove comunità di fedeli e adoperandosi per la pastorale vocazionale. Al termine della Seconda guerra mondiale molte zone del Paese vennero fatte oggetto di depredazione da parte di ricchi latifondisti, spesso sostenuti da violente bande armate. Anche il territorio parrocchiale di Francesco Saverio fu saccheggiato e la popolazione minacciata. In questo contesto di prevaricazione e violenza, egli si pose come difensore dei diritti dei cittadini. Nonostante i consigli del suo Vicario generale e delle autorità francesi di ripararsi in un luogo sicuro, preferì non abbandonare i suoi parrocchiani. Il 12 marzo 1946 fu fatto prigioniero da un gruppo di miliziani insieme ad altre persone e rinchiuso in un deposito di riso, dal quale venne prelevato per subire diversi interrogatori. Qualche giorno dopo il suo cadavere sfigurato venne ritrovato in un fosso.

Il martirio materiale di evince dalla dinamica degli eventi. Arrestato da un gruppo di armati il 12 marzo 1946 a motivo della sua autorevolezza presso gli abitanti del villaggio dove era parroco, fu ritrovato cadavere pochi giorni dopo.

Il martirio ex parte persecutoris trova la sua causa nella difesa della sua gente compiuta senza timore. Anche se non vi fu una persecuzione religiosa vera e propria, i cattolici erano particolarmente invisi ai miliziani a causa della loro influenza sul piano sociale e culturale. L’odium fidei è stata la causa prevalente della sua uccisione, conosciuto come un parroco sollecito e coraggioso preoccupato di difendere i diritti della popolazione. L’esercizio del suo ministero sacerdotale e la sua indomita azione in difesa della fede, gli aveva infatti procurato l’ostilità dei persecutori.

Riguardo al martirio ex parte Servi Dei, le prove offerte dimostrano la chiara disposizione al martirio e l’accettazione volontaria di esso. Nonostante avesse ricevuto minacce, le testimonianze sono concordi nell’affermare che egli continuò ad esercitare il ministero senza timore, mantenendo la serenità d’animo. Subito dopo la morte si diffuse la fama di martirio, che non si limitò alla comunità cristiana, e si accrebbe negli anni seguenti quando molte persone continuarono a recarsi presso la sua tomba, chiedendone l’intercessione e ottenendo grazie.

Il miracolo attribuito all’intercessione della Beata Maria Troncatti, Suora professa della Congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice, nata a Córteno Golgi (Italia) il 16 febbraio 1883 e morta a Sucúa (Ecuador) il 25 agosto 1969;
Nata a Còrteno Golgi (provincia e diocesi di Brescia) il 16 febbraio 1883, fu battezzata nella chiesa parrocchiale il giorno successivo.
Nella vita familiare e nella parrocchia si distinse per il vivace apprendimento delle verità di fede e nella partecipazione diligente all'istruzione catechistica. Fu ammessa alla Prima Comunione all'età di sei anni. Da quel giorno sarà assidua alla Santa Messa e nell'accostarsi alla comunione, secondo la frequenza consentita dalle norme del tempo.
Appena maggiorenne, entrò nell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice ed emise la professione religiosa il 17 settembre 1908. In occasione della prima guerra mondiale fu inviata a corsi preparatori per l'assistenza infermieristica e prestò la sua opera di crocerossina nell'Ospedale militare di Varazze, in Liguria, cercando di alleviare con premure materne le sofferenze fisiche e morali dei giovani reduci dal fronte. 

Nel 1922, in risposta alla sua generosa offerta missionaria, fu destinata nella selva amazzonica dell'Ecuador per iniziare l'opera di evangelizzazione fra gli indigeni shuar. L'attività di suor Maria nella missione è molteplice: dall'assistenza agli ammalati alla creazione di piccoli ambulatori-farmacie, ai soccorsi di emergenza anche con interventi chirurgici; da tutto trae spunto per parlare di Dio, Padre buono che accoglie e perdona; della Vergine Maria, madre tenera e sollecita; del paradiso che ci attende. La preoccupazione per la salvezza eterna di ogni persona è sempre prevalente nel suo spirito di apostola.  Una convinzione solida la accompagna costantemente: di essere inserita lei, piccola creatura, limitata benché operosa, nel grande disegno dell’amore di Dio che salva, e nella multiforme azione evangelizzatrice della Chiesa universale.  L'attenzione privilegiata di Sr. Maria si rivolge soprattutto ai bambini e alle giovani donne, spesso penalizzate da una serie di pregiudizi ancestrali. E sarà un grande avvenimento nella selva quando per la prima volta, nel 1930, due giovani shuar celebreranno il matrimonio cristiano per scelta libera e propria, non più predeterminata da contratti delle famiglie. I bambini, flagellati da frequenti epidemie, trovano in suor Maria la madrecita buena, la abuelita che li cura, li conforta e soffre con loro quando il male non perdona.  L'opera missionaria condotta nel nome della Vergine Ausiliatrice e di don Bosco si diffonde nella selva grazie all'appoggio costante dei Padri salesiani. Centri missionari fiorenti a Macas, Sucúa, Sevilla Don Bosco, sono testimoni dello zelo di suor Maria, che dal 1947 inizia a Sucúa un piccolo ospedale. Nella sua opera promozionale fra le giovani giunge ad organizzare corsi per la preparazione di infermiere e per la formazione al matrimonio e alla famiglia (cucito, culinaria, igiene, puericultura, ecc.). E sarà una grande gioia per suor Maria il giorno in cui – nel 1961 - potrà inaugurare nell'ospedale un nuovo padiglione, destinato alla maternità.  L'amore di suor Maria per la popolazione shuar moltiplica il suo spirito d'iniziativa, che non si arrende di fronte a nessuna difficoltà e si irrobustisce alla continua preghiera, da cui trae la forza per un’eroica costanza nell’apostolato. Ella non esita ad offrire allo Sposo Divino la propria vita per la pacificazione tra shuar e coloni, dopo che un incendio doloso, seguito a diversi episodi di minaccia, distrusse buona parte della missione, mandando in fumo sacrifici di molti anni. L'offerta fu accetta. A distanza di poche settimane, il 5 agosto 1969 partendo per gli esercizi spirituali, il piccolo aereo che la trasportava precipitò nel momento del decollo; fu l'unica vittima.  Intorno alla sua bara il comune compianto la rievoca come santa: per i tratti del suo instancabile donarsi, del suo disinvolto eroismo.

Il martirio del Servo di Dio Floribert Bwana Chui Bin Kositi, Fedele Laico; nato il 13 giugno 1981 a Goma (Repubblica Democratica del Congo) e ivi ucciso in odio alla fede l’8 giugno 2007.
Floribert Bwana Chui bin Kositi, nato a Goma il 13 giugno 1981, apparteneva a una famiglia benestante che gli permise di studiare nelle migliori scuole della città. Ricevette i sacramenti dell’iniziazione cristiana e partecipò alle attività parrocchiali della comunità cattolica del posto. Divenne un punto di riferimento per gli studenti cattolici della Università di Goma riuscendo a farsi apprezzare dai docenti, dagli studenti e dalle autorità ecclesiali per il suo impegno sociale. Proprio nell’ambiente universitario incontrò la Comunità di Sant’Egidio divenendo uno dei leader locali di questa associazione e riuscì a coinvolgere altri giovani nell’esperienza del servizio ai più poveri di Goma in anni turbolenti per quella città, nella quale erano giunti molti profughi in conseguenza del genocidio ruandese del 1994. Dopo la laurea in giurisprudenza, spinto dal desiderio di giustizia per il suo Paese, si impegnò attivamente in politica militando nel Rassemblement Congolais pur la Démocratie ritenendo questo partito un argine alla contrapposizione etnica-identitaria che stava spaccando la nazione. Dopo uno stage all’Office Congolais de Control della capitale del Congo, Kinshasa, iniziò a lavorare alla dogana di Goma come commissario “alle Avarie” col compito di controllare le derrate alimentari che entravano nel Paese. In questo incarico si oppose ad alcuni tentativi di corruzione e resistette alle pressioni subite per far passare alla frontiera dei carichi di riso avariato, per i quali dispose la distruzione. Il 7 luglio 2007 Floribert venne rapito e caricato in una macchina in stato di sequestro. Due giorni dopo, il 9 luglio, un motociclista trovò casualmente il suo cadavere, vestito con gli stessi abiti con i quali era stato rapito, notando segni di percosse e torture. Il Martirio materiale è provato dal fatto che difronte a una proposta di corruzione che poteva danneggiare molte persone, egli si oppose fino a subire una tragica morte. Per quanto riguarda il Martirio formale ex parte persecutoris, pur essendo rimasti ancora oggi sconosciuti sia i mandanti che gli esecutori del suo omicidio, le motivazioni del suo assassinio si possono trovare nella scelta di giustizia di Floribert e nel suo rifiuto a cedere alla corruzione, a motivo dalla sua fede cristiana. Il Martirio ex parte victimae si riconosce nella sua disponibilità ad affrontare il martirio per la fede in Cristo. Egli, pur sapendo di essere in pericolo, affrontò le minacce con un comportamento coerente con la sua fede e con le sue convinzioni religiose, affermando che “è meglio morire che accettare quei soldi”. Pertanto l’odium fidei nell’uccisione è motivato dal fatto che era un uomo di fede, animato da un forte senso di giustizia e da un concreto amore per il prossimo. La sua fama di martirio si è diffusa nei luoghi della Repubblica Democratica del Congo ed è accompagnata anche da una certa fama di segni.

Le virtù eroiche del Servo di Dio Giuseppe Lang, Vescovo titolare di Alabanda e Ausiliare di Zagabria; nato il 25 gennaio 1857 a Lepšić (Croazia) e morto a Zagrabia (Croazia) il 1° novembre 1924.

Giuseppe (Josip) Lang nacque il 25 gennaio 1857, nel villaggio di Lepšić vicino a Ivanić Grad, in Croazia.
Nel 1864 la sua famiglia si trasferì a Zagabria, dove Giuseppe finì le scuole elementari, frequentò tra gli anni 1868-74 il ginnasio classico e, successivamente, il liceo tra gli anni 1874-76. Nel 1876 entrò nel seminario maggiore, dove frequentò le lezioni di teologia per un solo anno. Infatti, nel 1877 fu inviato a Roma, allievo del collegio Germanico-Ungarico, per proseguire nella sua formazione filosofica e teologica alla Pontificia Università Gregoriana. Terminati gli studi, fu ordinato sacerdote a Zagabria, il 16 settembre 1883. Inizialmente fu inviato quale cappellano nella parrocchia di Zlatar e nell’autunno del 1884 fu nominato, prima direttore spirituale e poi anche confessore, delle Suore della Carità di Zagabria. Nel 1900 fu nominato direttore spirituale del seminario maggiore e nel 1908 canonico del Capitolo metropolitano di Zagabria e rettore del seminario maggiore, dove rimase in quella carica fino al 1912. Dopo aver ricoperto la carica di rettore del seminario fu nominato parroco della chiesa cattedrale di Santa Maria Dolac di Zagabria. Il 26 febbraio 1915 fu nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi Zagabria. 
Mons. Giuseppe Lang è ricordato come un uomo dell’Azione cattolica, “caritatevole verso il prossimo, eroico nel sopportare le traversie della vita; uomo che esercitò un grande influsso nei numerosi fedeli che incontrava e nelle organizzazioni religiose del paese”. Fu un uomo di grande attività spirituale e pedagogica, dedito indefessamente alla pratica della confessione, esemplare nelle sue prediche e nelle sue conferenze.
Morì in concetto di santità a Zagabria il giorno 1 novembre 1924. Grazie all’iniziativa del benefattore croato Antin Cvek. dopo la sua morte, fu istituita la Fondazione mons. Jaosip Lang per aiutare gli anziani poveri. 

Infine, Papa Francesco ha autorizzato il Dicastero a promulgare il Decreto sulla conferma di culto immemorabile della Venerabile Serva di Dio Giovanna della Croce (al secolo: Giovanna Vázquez Gutiérrez), Monaca professa del Terz’Ordine di San Francesco, Abbadessa del Convento “Santa Maria della Croce” a Cubas di Madrid; nata a Villa de Azaña (oggi Numancia La Sagra, Spagna) probabilmente il 3 maggio 1481 e morta a Cubas de La Sagra (Spagna) il 3 maggio 1534.

Juana de la Cruz (al secolo: Juana Vázquez Gutiérrez), nacque probabilmente il 3 maggio 1481 a Villa de Azaña (oggi Numancia La Sagra, Toledo, Spagna). A causa di diverse malattie in età infantile, la madre affidò la bambina alla protezione di Santa Maria de la Cruz e fu guarita. Alla morte della madre, avvenuta nel 1488, visse insieme alla nonna e alla zia materna, che l’indirizzarono alla vita di fede e di preghiera. Poco tempo dopo, la zia decise di entrare nel convento di Santo Domingo el Real, a Toledo. Attratta dalla vita consacrata, chiese di poter entrare anche lei in Monastero ma, per la giovane età e per la contrarietà del padre, non poté realizzare tale desiderio. Inoltre, quest’ultimo, sperando di dissuadere la figlia dal pensiero della consacrazione a Dio, nel 1494, la mandò a vivere a Illescas (Spagna), presso la casa di un altro zio. Qui venne promessa in matrimonio ad un nobile locale. Tuttavia, convinta e ferma nella sua decisione di consacrarsi al Signore, contravvenendo alla volontà del padre e dello zio, fuggì di casa per raggiungere il Monastero di Santa Maria de la Cruz, a La Ciroleda, nel territorio di Cubas de La Sagra (Spagna), dove viveva un gruppo di donne del Terz’Ordine Francescano, che conducevano vita di preghiera, di penitenza e di condivisione dei beni. Nonostante la fragilità delle condizioni di salute e la mancanza della dote, visto il suo fervore, venne accolta in comunità contro la volontà del padre e dei parenti. Nel tempo del noviziato, visse intensamente la preghiera e si impegnò nello studio delle Costituzioni delle Clarisse. Lesse i “Fioretti di San Francesco”, la vita di Santa Chiara e le opere di grandi mistiche come Santa Caterina da Siena e Sant’Angela da Foligno. Emise la professione religiosa il 3 maggio 1497, assumendo il nome di Giovanna della Croce. In comunità si distinse per l’intensa vita spirituale, culminata nelle nozze mistiche e nella stigmatizzazione, avvenuta il Venerdì Santo del 1508 e che si ripeteva ogni settimana, essendo testimoni alcune consorelle ed il suo confessore. Tali esperienze furono da lei vissute con responsabilità ed umiltà, evitandone la pubblicità. Nello stesso anno, dall’11 febbraio all’11 agosto, perse la facoltà della parola. Totalmente guarita, ottenne il dono della predicazione. Nel 1509, le consorelle, vedendo il grande bene che ella realizzava con la sua parola e le sue opere, la elessero Abbadessa a soli ventisette anni di età. In tale ruolo si distinse per le esortazioni spirituali trasmesse alle religiose, guidandole nella riforma fino a professare come Terz’Ordine Regolare. Inoltre scrisse l’opera “Conhorte del alma”, consistente in settantadue sermoni, organizzati secondo l’anno liturgico. Nel 1510, il Cardinale Francesco Ximenez de Cisneros, Arcivescovo di Toledo, firmò il Rescritto di annessione della parrocchia di Cubas al Monastero de La Cruz, dandone la responsabilità Juana de la Cruz, per speciale privilegio. Nel 1524 venne colpita da artrosi reumatoide deformante. Accusata di calunnie montate dalla Vicaria del Monastero, nel 1527 venne deposta da Abbadessa. Nel 1528, alla morte della nuova Abbadessa e scoperta l’infondatezza delle calunnie, le consorelle la rielessero come Abbadessa, nonostante il progredire della malattia e le sofferenze fisiche, vissute con serenità e abbandono alla volontà di Dio. Morì il 3 maggio 1534 a Cubas de La Sagra (Spagna).