In una intervista rilasciata al Corriere della Sera il direttore d’orchestra Riccardo Muti ha parlato del suo ultimo libro, della musica e di politica. Non sono mancati i riferimenti alla fede e al Vaticano. Muti rientra nella lunga lista di persone intellettuali che “non capiscono questo pontificato”. È chiaro che alcune scelte sono incomprensibili - come giustamente ricordava l’Arcivescovo di Milano è impossibile anche a Dio capire cosa pensa un gesuita - ma ciò che colpisce è che anche chi è lontano da questi ambienti si è palesemente reso conto di quanto questo “pauperismo becero”, che di povero ha ben poco, sia solo un baratro verso la sciatteria e l’ignoranza. Nonostante la stampa continui ad elogiare le idee politiche del Papa e ben poco la dottrina (si pensi agli attacchi che Francesco riceve quando parla di dogmi e fede) è evidente che Bergoglio non è poi così amato. 

Ecco le parti interessanti dell’intervista. 

Qual è la persona più intelligente che abbia mai conosciuto? 
«Isaiah Berlin era un filosofo di grande profondità, che non diceva mai una parola fuori proposito. Ho provato grande ammirazione anche per papa Benedetto XVI». 


E papa Francesco? 
«Con lui di musica in Vaticano credo se ne faccia poca, non come ai tempi di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che era un musicista. Quando Montini da cardinale di Milano divenne Papa, una delegazione del conservatorio andò da lui a Roma, a cantare il Magnificat. Ora Milano non è più sede cardinalizia, non capisco perché. Nell’aula Nervi si tenevano concerti importanti, l’organo della Sistina reca i nomi dei grandi organisti che l’hanno suonato…». 



Ha mai incontrato il Papa? 
«Una volta, con Napolitano. Gli dissi: “Santità, non dimentichi quanto la Chiesa ha fatto nei secoli per la musica”. Non ebbi risposta. Quando senti i fedeli cantare nelle chiese austriache, sembrano un coro professionale. Il che dimostra una cultura musicale diversa dalla nostra». 


Come immagina l’aldilà? 
«Non come un posto dove ci incontriamo e ci baciamo. Siamo fatti di energia. Possiamo chiamare questa energia anima, o spirito: qualcosa che dà vita alla vita. Quando moriamo, questa energia si libera nell’universo. Quando morì mia madre, l’ho sentita, quasi vista, esalare l’ultimo respiro; dopo di che il corpo, da morbido che era, divenne rigido. La comunione dei santi, come dice la Chiesa, è l’unione di queste energie, che non si esauriscono, ma continuano a fondersi e a confondersi». 


E la resurrezione della carne? 
«Oggi ci si fa cremare. Ricomporre un corpo dalla cenere la vedo dura».