Domenica 15 dicembre 2024 S.E.R. Mons. Pierantonio Tremolada, vescovo di Brescia, ha presieduto la Santa Messa nella Cappella della Casa Madre delle Suore Ancelle della Carità. In occasione della memoria della Santa Fondatrice, il presule ha celebrato con la comunità religiosa davanti alle spoglie di questa «Vergine insigne per il suo amore alla Croce», così definì Santa Maria Crocifissa Di Rosa, il venerabile Pio XII durante la cerimonia di canonizzazione. «Canta anch'ella - disse il Papa - gli splendori dello Sposo divino. Quando nel 1836 il colera imperversò su Brescia, ella diede libero corso alla sua eroica abnegazione nel servizio dei colerosi e attrasse anche altre sue coetanee al medesimo arduo e pericoloso ufficio. Sostenuta dalla sollecitudine del suo direttore spirituale, la nostra Santa, cessato il flagello, continuò nell'Ospedale femminile di Brescia a dedicarsi all'assistenza delle malate ed abbandonate, e ben presto la pia collaborazione di queste anime generose si trasformò in opera stabile: le «Ancelle della Carità» prenderanno ormai a loro intiero carico il servizio di sanità dell'Ospedale di Brescia e ben presto anche altre benefiche attività. Superati gli ostacoli che avevano attraversato l'opera nascente, la soavissima ed instancabile apostola vide nelle disposizioni della Provvidenza la conferma del cielo ai suoi sforzi; ma supplicava che le croci non cessassero e le persecuzioni e le prove non le fossero risparmiate. Ed infatti, pur manifestando nella sua azione di fondatrice le più belle qualità d'intelligenza e di volere, ella soffrirà con grande coraggio i dolori fisici, e soprattutto le angosce dell'anima, le tenebre indicibili che lo scatenato spirito del male si sforza, ma invano, di far pesare su di lei. Un'ardente preghiera sgorgava allora dalle sue labbra: « Gesù mio! Tu solo mi basti. La mia vita sia crocifissa con Te ». In tal guisa dalla profondità di una vita spirituale tutta conforme alla Croce scaturì un'Opera originale e completa, che abbraccia tutte le forme di ospitalità e di assistenza, e prospera in eminenti frutti di carità e di virtù».
Alla celebrazione di questa sera hanno preso parte diversi sacerdoti e fedeli legati alla comunità religiosa da sincero affetto. Nella sua omelia Mons. Tremolada, in questa Dominica Gaudete, ha ricordato: «La gioia, dunque, porta con sé l’amabilità, la quale si contrappone all’irritazione, alla durezza che sono un po’ il modo in cui si manifesta una tristezza di fondo. Quando non si è felici poi si diventa duri nei confronti degli altri, si diventa anche piuttosto pesanti, facili nel giudizio, incapaci di sostenere quelle che sono le fragilità del prossimo. Si tende ad infierire. Invece, la gioia porta con sé l’amabilità». E questa gioia, ha spiegato Mons. Vescovo, la troviamo nella splendida figura di Santa Maria Crocifissa: «Questa gioia vogliamo domandarla per noi e credo che la si possa vedere incarnata in Santa Maria Crocifissa di Rosa. Si può dire di lei che ha vissuto la gioia che ci sta presentando la parola di Dio. Con le sue caratteristiche dell’amabilità, della fortezza, della serenità interiore che poi diventa forza nell’affrontare le situazioni della vita».
Una vergine bresciana
Paola Francesca Maria Di Rosa nacque il 6 novembre 1813 da una nobile famiglia bresciana; persa la madre, all'età di 11 anni, entrò nel collegio delle Religiose della Visitazione, dove resta per 6 anni. Alla scuola delle Religiose della Visitazione, approfondisce sempre più la sua solida pietà, animata da un desiderio intenso di soffrire per Gesù Cristo e di esercitarsi in una incessante pratica della mortificazione e della carità. Rinunciò ad ogni vanità, ad ogni esigenza della moda, ad ogni spettacolo mondano, ad ogni indulgenza verso la natura, ad ogni offerta di nozze terrene, occupandosi delle ragazze e delle donne del popolo, sopportando pazientemente le critiche, specialmente dei libertini delusi, e compiacendosi nel distribuire ai bisognosi i beni di cui dispone. Quando nel 1836 il colera imperversò su Brescia, ella diede libero corso alla sua eroica abnegazione nel servizio dei colerosi e attrasse anche altre sue coetanee al medesimo arduo e pericoloso ufficio. Sostenuta dalla sollecitudine del suo direttore spirituale, la nostra Santa, cessato il flagello, continuò nell'Ospedale femminile di Brescia a dedicarsi all'assistenza delle malate ed abbandonate, e ben presto la pia collaborazione di queste anime generose si trasformò in opera stabile: le "Ancelle della Carità" prenderanno ormai a loro intiero carico il servizio di sanità dell'Ospedale di Brescia e ben presto anche altre benefiche attività. Superati gli ostacoli che avevano attraversato l'opera nascente, la soavissima ed instancabile apostola vide nelle disposizioni della Provvidenza la conferma del cielo ai suoi sforzi; ma supplicava che le croci non cessassero e le persecuzioni e le prove non le fossero risparmiate. Ed infatti, pur manifestando nella sua azione di fondatrice le più belle qualità d'intelligenza e di volere, ella soffrirà con grande coraggio i dolori fisici, e soprattutto le angosce dell'anima, le tenebre indicibili che lo scatenato spirito del male si sforza, ma invano, di far pesare su di lei. Nel 1852, Paola Francesca pronuncia i voti e come religiosa diventa suor Maria Crocifissa. Morirà a Brescia nel 1855, all'età di 42 anni.