On 22 June 2022, Enrico Crassus was interrogated in the Vatican court.
Il 22 giugno 2022 si è svolta, nell’aula polifunzionale dei Musei Vaticani, la ventidueesima udienza del processo vaticano sull’immobile di Sloane Avenue. Per la seconda volta, è stato sentito il finanziere Enrico Crasso che ha così terminato la sua deposizione.
Crasso è imputato nel presente procedimento con l’accusa di truffa, corruzione, estorsione, peculato, abuso d’ufficio, riciclaggio, autoriciclaggio, falso in atto pubblico e scrittura privata. Durante questa udienza, il Presidente Giuseppe Pignatone ha detto: “iniziate a pensare ai testimoni”. Si sono ipotizzate circa duecento persone che sfileranno davanti al Tribunale fra le migliaia di carte che continuano ad emergere dai faldoni. Sarà interessante capire chi avrà il coraggio di comparire in quest’aula. Bisognerà sentire certamente l’attuale Segretario di Stato, il Sostituto della Segreteria di Stato e molti altri. Certamente Francesco, il quale sarebbe necessario sentire per comprendere come mai autorizzò tutto questo affaire, non comparirà davanti al Tribunale vaticano.
Resta ancora una domanda alla quale nessuno riesce a dare una risposta: “Con quale coraggio si vuole arrivare ad una sentenza in questo processo?”. Le anomalie procedurali sono troppe e qualsiasi decisione il Tribunale prenderà, sorgeranno innumerevoli problemi. Sembra di essere in un turbinio dal quale, purtroppo, nessuno potrà uscirne illeso. Quel danno reputazionale di cui aveva timore Pena Parra, si è scagliato sullo Stato in un modo talmente violento che lascerà ferite profonde.
Il primo interrogatorio
Il finanziere è comparso per la prima volta davanti al tribunale vaticano il 30 maggio 2022.
Durante la prima parte dell'interrogatorio, Crasso al Promotore di Giustizia ha detto: “Quando venni da lei, dissi faccia di me quello che vuole, ma per favore non mi metta con Torzi. Siamo persone dal punto di vista professionale totalmente diverse. Com’è pensabile che mi metta d’accordo con una persona che non conosco, sono stato pure critico sulla sua gestione! Respingo con forza le congetture fatte”.
In merito al suo rapporto con il broker molisano, Crasso ha riferito di averlo conosciuto, dietro invito del Tirabassi, il 14 novembre 2018 in un bar romano per bere un caffè con l'avvocato Manuele Intendente. In quella occasione, ha detto, il tema del Palazzo emerse all'improvviso. Qualche settimana dopo, in una una riunione all’Hotel Bvlgari di Milano, organizzata per fare “un tentativo di conciliazione” con Gianluigi Torzi, Fabrizio Tirabassi disse al broker: “Enrico è una persona che mi conosce da tanto tempo, ha lavorato con me e con te”. Quanto riferisce Enrico Crasso è provato anche da una registrazione che il finanziere fece di nascosto perchè lo misero in guardia rispetto a Torzi.
Ha quindi escluso un contatto o un accordo con Torzi o con Squillace. Ha esordito dicendo: “Mi trovo coinvolto in questo capo di imputazione per un signore conosciuto venti giorni!”.
In merito ai suoi compiti ha riferito: “Non ho mai avuto mandato di prelevare un centesimo della Segreteria di Stato. Dal 1993 al 2014 non ho mai fatto nessun tipo di finanziamento, mai! L’unica cosa che ho fatto è stato mettere la cravatta in rispetto delle istituzioni”.
Quando il Promotore di Giustizia ha chiesto al finanziere se ricordava la lettera ricevuta il giorno 11 novembre 2019 da S.E.R. Mons. Edgar Peña Parra, il quale chiedeva di “liquidare al meglio e con diligenza” gli asset della Segreteria di Stato da lui gestiti e di “non procedere ad altri investimenti” tramite il Fondo Centurion di cui era titolare, Crasso ha risposto che anche in quella occasione spiegò che quella “lettera avrebbe creato danni incommensurabili alla Santa Sede”. A seguito di un incontro che ebbe con il Sostituto alla Segreteria di Stato, Crasso ha spiegato che “Peña Parra concordò di non limitare le gestioni”.
Crasso ha spiegato che in ventisei anni non gli è mai stato riferito alcun vincolo di destinazione (oltretutto i conferimenti fondo Athena sono stati effettuati da Credit Suisse CH, mentre lui si trovava ancora in Credit Suisse Italy) e che l’Em.mo Sig. Cardinale Pietro Parolin aveva confermato espressamente a Credit Suisse la piena autonomia finanziaria della Segreteria di Stato e l’assenza di ogni vincolo di destinazione. Lo conferma la lettera inedita che abbiamo pubblicato qui. “Alcune persone che hanno interloquito con il Papa hanno fatto di tutto per mettermi in cattiva luce” ha detto il finanziere.
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Il finanziere si è detto estraneo anche alla concessione delle mille azioni con diritto di voto a Gianluigi Torzi. Lui non sapeva neppure che gli furono date. Ed ha incalzato Mons. Alberto Perlasca, uomo che l'accusa ha assodato come grande pentito, “Perlasca aveva la volontà di continuare con Torzi nella gestione dell’immobile”, ha detto. Fu lo studio Baker & McKanzie, il quale era in contatto con la Segreteria di Stato, che, invece, suggeriva di “chiudere” con Gianluigi Torzi evitando azioni legali. Proprio in merito al broker molisano, Crasso ha detto: "È stato un gravissimo errore. Da questa storia dovevo restarne fuori".
Le prossime udienze
Trascrizioni Interrogatorio Crasso - Udienza 30.05.22
Trascrizioni Interrogatorio Tirabassi - Udienza 31.05.22