Dall'11 febbraio 1929 lo Stato della Città del Vaticano ha trasmesso riverenza e timore al mondo intero. L'autorità pontificia ha sempre goduto di rispetto a livello internazionale e gli uomini di cui il Papa si è servito anche per legiferare all'interno delle sacre mura hanno dato prova di grande competenza e preparazione. Sarebbe sufficiente sfogliare il diario della conciliazione di Francesco Pacelli per comprendere quanto furono complesse le trattative per dar vita a questo "lembo di terra" utile a garantire "indipendenza e libertà" al Sommo Pontefice e alla Chiesa Cattolica. 

Durante il pontificato di Papa Francesco - Silere non possum ha dovuto denunciarlo più volte - tutto questo è un ricordo lontano. L'amministrazione della giustizia - vaticana e canonica - è divenuto il punto più critico dell'attuale pontificato. Rescritti segreti, leggi ad personam, modifiche della procedura penale in corso di causa, leggi inapplicabili, ecc... Tutto questo è il risultato di un nepotismo preoccupante che Jorge Mario Bergoglio ha riproposto qui dentro. La scorsa settimana è stato reso pubblico un decreto del Santo Padre Francesco datato 29 marzo 2022 ed entrato in vigore il 13 aprile 2022. A maggio 2024, ben due anni dopo, viene reso pubblico un decreto che modifica una legge importantissima come quella sul governo dello SCV. 

Si tratta di atti gravissimi che non possono passare inosservati. Con questo testo, peraltro, viene modificata la Legge sul Governo del 2018 e si introduce una previsione normativa che normalizza un qualcosa che nella pratica già è stato fatto ma che storicamente non è mai accaduto. Come abbiamo più volte ribadito, quando vennero autorizzate le perquisizioni ad opera della Gendarmeria all'interno della Segreteria di Stato, questo fu un abuso gravissimo in quanto il Corpo della Gendarmeria non ha alcuna competenza sul Palazzo Apostolico. Storicamente la competenza sulla protezione del Pontefice e della sua residenza sono sempre state di ESCLUSIVA COMPETENZA della Guardia Svizzera Pontificia. Grazie alla completa incompetenza e ignoranza di Alessandro Diddi e dei suoi amici che pensano di far parte di una serie tv poliziesca, in quella occasione fecero di tutto per ottenere dal Papa un Rescritto che autorizzasse, in corso di causa, queste perquisizioni. Si apriva così la porta del Papa al Corpo della Gendarmeria. 

Oggi viene specificato che, al di fuori dello Stato, "spetta al Corpo della Gendarmeria provvedere alla protezione e alla tutela del Sommo Pontefice e delle Superiori Autorità fuori del territorio dello Stato, in collaborazione con gli omologhi servizi di sicurezza esteri". È chiaro che il Corpo della Gendarmeria ha sempre accompagnato il Pontefice all'estero e lo ha protetto ma questo compito è principalmente riservato alla Guardia Svizzera Pontificia, la quale, chissà come mai, non viene mai presa in considerazione in questi testi alimentati da Alessandro Diddi. Ora, abbiamo ingoiato il fatto che quest'uomo non ha chiara cosa sia la procedura penale in generale, abbiamo ingoiato la sua ignoranza in merito al diritto canonico e vaticano, ma un po' di storia del luogo dove viene a prendere soldi la vuole studiare oppure no? Davvero qualcuno pensa che il clero taccia di fronte a gente che non ha mai aperto un libro ma vuole venire a fare "mani pulite" in Vaticano? 

Il primo regolamento sui Dati personali

Gli occhi della comunità internazionale sono su questo Stato proprio a motivo dei numerosi e gravissimi abusi che Alessandro Diddi ha compiuto in questi anni. Inoltre, dal punto di vista normativo vi sono numerose carenze che non fanno altro che mettere in pericolo l'autonomia di questo territorio che dovrebbe garantire al Papa la propria indipendenza e libertà ma non un terreno franco per agire quale despota assoluto. 

Da tempo qui dentro vige un clima di terrore e vengono commessi gravi illeciti che vanno a limitare la libertà personale delle persone. C'è chi chiede alla Direzione Nazionale Antimafia della Repubblica Italiana dati sensibili e riservati sui cardinali, c'è chi intercetta le telefonate e spia i cellulari, c'è chi pedina e chi controlla le telecamere che ormai sono in ogni dove h24. Tutto questo ha trasformato lo Stato del Papa in uno Stato di polizia dove nessuno vuole vivere più. 

Anche per quanto riguarda i dati personali non vi è mai stato un regolamento chiaro che stabilisse delle norme precise su come effettuare il trattamento, ecc... Per la prima volta nella storia la Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, organo che dovrebbe legiferare ma con questo pontificato è diventato praticamente inutile, ha approvato il primo Regolamento Generale sulla protezione dei Dati personali. 

«Considerato che il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano necessita di misure idonee a garantire il trattamento dei Dati personali in conformità ai principi di liceità, correttezza, trasparenza, buona fede e proporzionalità - scrive il Presidente nel decreto di approvazione - è promulgato “ad experimentum” per un triennio il Regolamento Generale sulla protezione dei Dati personali». 

«Il Titolare del Trattamento è il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, rappresentato dal Segretario Generale del Governatorato» si legge. E ancora: «Le funzioni del Responsabile della Protezione dei Dati sono sempre attribuite al Consigliere Generale dello Stato della Città del Vaticano».