Diocesi di Milano

Archbishop Mario Delpini presided over Holy Mass in the cathedral for Epiphany.

Nella Cattedrale Metropolitana della Natività della Beata Vergine Maria di Milano, S.E.R. Mons. Mario Enrico Delpini ha presieduto il solenne pontificale in occasione dell’Epifania del Signore.

«Che cosa sta avvenendo su questa nostra terra? – si è chiesto il presule. Che cosa sta avvenendo? Ecco nelle contraddizioni sconcertanti e nelle cattiverie terribili nelle tragedie incalcolabili e nelle sofferenze tremende che gli uomini si affliggono a vicenda, noi non siamo abbattuti come coloro che non hanno speranza». 

Il tema della speranza, il quale è stato scelto da Delpini come filo conduttore dell’anno 2024, ritorna nella prima omelia dell’anno per l’Arcivescovo che è recentemente rientrato dal Brasile dove ha fatto visita ai sacerdoti fidei donum.

«Noi professiamo oggi la nostra certezza: Dio continua a compiere la sua opera - ha ribadito l'Arcivescovo. Questa festa, le letture che abbiamo ascoltato, sono tutto un invito a guardare. Ecco che cosa dobbiamo vedere: Dio continua a compiere la sua opera. E, accogliendo il comando del profeta chiedendo luce dentro le tenebre che ricoprono la terra, volgendo lo sguardo all’apparire della grazia di Dio, io vedo compiersi l’offerta di Gesù che ha dato se stesso per noi, per riscattarci dall’iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga». 

Ed ha continuato: «La chiesa dalle genti è una comunione accogliente che preferisce la difficoltà di intendersi nella pluralità delle lingue all’uniformità della omologazione perché tutti dicano nello stesso modo la stessa cosa. Il popolo che è accogliente con tutti e apprezza il dono di ciascuno è unito perché in cammino verso la medesima direzione. Segue il segno di Gesù e vive la grandissima gioia di vedere la sua stella». 

Nel pomeriggio, alle ore 16.30, sempre in Duomo saranno presieduti da Mons. Delpini i Secondi vespri con il rito dell'Omnes Patriarchæ. Dopo il Lucernario, quindi, verrà cantata l’antica antifona ambrosiana dell’Omnes Patriarchæ. «Con questa antifona - spiega il Maestro Palombella - si acclama alla rivelazione di Cristo nel Mistero natalizio proclamata dai patriarchi nell’Antico Testamento, preannunziata dai profeti e compiutasi con la nascita a Betlemme, confermata dall’annuncio degli angeli ai pastori e dall’apparizione della stella nei cieli, e che si attualizza nell’accoglienza del Salvatore da parte dei giusti. La tradizione vuole che quest’Antifona sia cantata per quattro volte consecutive, quasi a indicare che l’annuncio del compimento messianico si diffonde, attraverso i quattro punti cardinali, per tutta la terra. Per le prime tre volte l’Antifona è eseguita dalle varie componenti dell’assemblea liturgica: dai Cantori Adulti della Cappella Musicale del Duomo, dai Pueri Cantores della stessa e dal Primicerio del Capitolo Metropolitano. Infine, l’Arcivescovo stesso davanti all’altare e rivolto verso il popolo, insieme ai Canonici della Cattedrale, proclama in canto per la quarta e ultima volta l’annuncio del Mistero natalizio compiutosi con la manifestazione di Cristo al mondo».

d.R.A.

Silere non possum

Omelia di S.E.R. Mons. Mario Enrico Delpini 

Epifania del Signore 2024

Che cosa sta avvenendo su questa nostra terra? Che cosa di decisivo vive in questo momento? Basta il clamore e la ripetizione per far sapere quali sono le novità. Che cosa sta avvenendo? Ecco nelle contraddizioni sconcertanti e nelle cattiverie terribili nelle tragedie incalcolabili e nelle sofferenze tremende che gli uomini si affliggono a vicenda, noi non siamo abbattuti come coloro che non hanno speranza. Noi professiamo oggi la nostra certezza: Dio continua a compiere la sua opera. Questa festa, le letture che abbiamo ascoltato, sono tutto un invito a guardare. “Alza gli occhi intorno e guarda”, “allora guarderai e sarai raggiante”, scrive Isaia nella prima lettura, “è apparsa la grazia di Dio”, dice la seconda lettura, “abbiamo visto spuntare la sua stella” e poi “al vedere la stella provarono una grandissima gioia” e “entrati nella casa videro il bambino con Maria sua madre si prostrarono e lo adorarono”. Ecco che cosa dobbiamo vedere: Dio continua a compiere la sua opera. E, accogliendo il comando del profeta chiedendo luce dentro le tenebre che ricoprono la terra, volgendo lo sguardo all’apparire della grazia di Dio, io vedo compiersi l’offerta di Gesù che ha dato se stesso per noi, per riscattarci dall’iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga. Ecco, io vedo formarsi il popolo puro il popolo Santo di Dio. Ecco, io vedo popoli da lontano sapienti da Oriente, figli e figlie di Dio, di ogni lingua, tribù, nazione. Ecco il popolo puro che Gesù si è acquistato con l’offerta di sé versando il proprio sangue è chiesa dalle genti, un popolo radunato non per essere un esercito che per essere efficiente deve essere disciplinato e impone che tutti rinuncino alla propria originalità. La chiesa dalle genti è una comunione accogliente che preferisce la difficoltà di intendersi nella pluralità delle lingue all’uniformità della omologazione perché tutti dicano nello stesso modo la stessa cosa. Il popolo che è accogliente con tutti e apprezza il dono di ciascuno è unito perché in cammino verso la medesima direzione. Segue il segno di Gesù e vive la grandissima gioia di vedere la sua stella. Vedo la Chiesa dalle genti. Ecco, io vedo il popolo puro che vive in questo mondo con sobrietà, giustizia e pietà. È gente che vive nel santo timore di Dio, che distingue il bene dal male, che non si lascia convincere che l’ingiustizia, l’imbroglio, la furbizia siano convenienti e che l’avidità sia una virtù e che la ricchezza, l’apparenza e il prestigio mondano siano valori per cui vale la pena di sacrificare la coscienza, il pensiero, gli affetti. Il popolo puro vive nella sobrietà, rifugge dall’ambizione, cerca di vivere con dignità anche se non può permettersi tutto quello che sembra obbligatorio per essere ammirati dagli altri ed essere utili come consumatori insaziabili. Ecco, io vedo il popolo puro che vive con lealtà il rapporto con le istituzioni di questo mondo. “Sottomessi alle autorità che governano”, è scritto nella lettera a Tito. Il popolo puro è composto da buoni cittadini, gente seria che ha cuore il bene comune. Non riesce ad avere stima per tutti i politici, non trova nella mediocrità o nella inaffidabilità delle persone una ragione per screditare l’istituzione.

Il popolo puro non riesce a provare simpatia per tutti né può approvare le scelte sbagliate e i comportamenti ingiusti; eppure, preferisce incoraggiare al eppure preferisce incoraggiare al bene, essere esemplare nella coerenza piuttosto che incrementare il risentimento e aggredire con asprezza. Perciò, coloro che in ogni parte della terra si sentono riuniti del popolo puro acquistato da Gesù si ricordino di essere pronti per ogni opera buona, di non parlare male di nessuno, di evitare le liti, di essere mansueti mostrando ogni mitezza verso tutti gli uomini. Ecco io vedo il Popolo puro che abita il presente ma non teme il futuro, che si impegna con tutte le sue possibilità e inadeguatezze per rendere abitabile la terra ma non ritiene di avere su questa terra la sua abitazione definitiva. Piuttosto vive nell’attesa della beata speranza e della manifestazione nella gloria del nostro grande Dio e Salvatore Gesù. Il popolo che Gesù si è acquistato con il suo sangue percorre la terra seminando speranza. Ecco io vedo il popolo puro che abita il presente, che abita la terra e vorrebbe accogliere tutti perché la sua vocazione è quella di essere Chiesa dalle genti, vivere nella sobrietà, non disprezzare le istituzioni, camminare nella speranza.

+ Mario Delpini