Il 19 gennaio 2025 nella Repubblica Italiana, nella città di Torino, è stato arrestato Njeem Osama Almasri Habish, capo della polizia giudiziaria libica e amministratore di quelle carceri definite "lager". Torture, pestaggi, ricatti nei confronti delle famiglie dei migranti che dall'Africa risalgono verso la Libia per poi partire verso l'Europa. «Sono immagini che sono state mostrate anche a Papa Francesco. Sono i campi di cui parlava nell'incontro con i vescovi» fanno sapere da Santa Marta.
Il 23 maggio 2022, infatti, Silere non possum rivelò i dettagli di un momento di tensione che vi fu, qualche giorno prima, fra Papa Francesco e l'Arcivescovo di Firenze, Card. Giuseppe Betori, durante l'incontro dei vescovi italiani con il Pontefice nell'ambito della apertura della settantaseiesima Assemblea Plenaria. Il Santo Padre in quella occasione spiegò che non prese parte all'incontro dei vescovi e i sindaci del Mediterraneo - come avrebbe dovuto fare da programma - a motivo della presenza dell'ex ministro dell'interno della Repubblica italiana, Marco Minniti. «No, no, tu puoi continuare a dire quello che vuoi, a me hanno detto che c'erano questi signori e ho visto i video di questi invitati, c'era anche Minniti» disse il Papa a Betori. Francesco rivelò di aver visto anche i video di questi campi ed era scandalizzato dal fatto che il ministro avesse stretto accordi con il governo libico al fine di non far partire i migranti. Il fatto che l'Italia sapesse di queste torture per il Papa era vergognoso. Quell'incontro fu particolarmente teso.
Arresto e rilascio. La Corte Penale Internazionale: "Inspiegabile"
Nei giorni scorsi Almasri Habish era stato arrestato dalle autorità italiane a Torino dopo aver visto una partita di calcio ma è stato inspiegabilmente rilasciato. La Corte penale internazionale ha rilasciato un comunicato che afferma: «Njeem Osama Almasri Habish è stato localizzato a Torino il 19 gennaio ed è stato arrestato con successo. L'indagato è stato tenuto in custodia in attesa del completamento delle procedure necessarie per la sua consegna alla Corte. Su richiesta e nel pieno rispetto delle autorità italiane, la Corte si è deliberatamente astenuta dal commentare pubblicamente l'arresto. Il 21 gennaio, senza preavviso o consultazione con la Corte, Almasri sarebbe stato rilasciato e riportato in Libia. La Corte sta cercando, e non ha ancora ottenuto, una verifica da parte delle autorità sui passi compiuti».
La Corte ha spiegato, inoltre, che «Il 18 gennaio 2025, la Camera Pre-Trial I della Corte Penale Internazionale ("ICC" o "la Corte"), a maggioranza, ha emesso un mandato di arresto per Osama Elmasry Njeem, noto anche come Osama Almasri Njeem, nella situazione in Libia». Il mandato d'arresto è stato emesso perché "si presume" che Osama Elmasry Njeem "sia stato responsabile delle strutture carcerarie di Tripoli, dove migliaia di persone sono state detenute per periodi prolungati, è sospettato di crimini contro l'umanità e crimini di guerra, tra cui omicidio, torture, stupro e violenza sessuale, presumibilmente commessi in Libia da febbraio 2015 in poi".
Il comunicato si è concluso con un monito: «La Corte ricorda il dovere di tutti gli Stati Parte di cooperare pienamente con la Corte nelle sue indagini e nei procedimenti giudiziari di reati». Mentre la Corte scrive questo, in Libia il governo tuona: «Scarceratelo e fatelo rientrare».
In Vaticano si guarda a Palazzo Chigi
Non solo Njeem Osama Almasri Habish è stato rilasciato ma è stato anche "espulso" con un provvedimento del Ministro dell'Interno della Repubblica Italiana, Matteo Piantedosi. Almasri è stato riaccompagnato in Libia con un volo speciale dei Servizi segreti italiani. "Semplicemente vergognoso. Immagini vergognose" commentano in Vaticano.
Le forze politiche di opposizione hanno attaccato il governo sostenendo che vi sia stato un trattamento particolare nei confronti di quest'uomo - certamente inusuale - a motivo dei rapporti con il governo libico. Chiamato a rispondere in Senato, il Ministro dell'Interno ha riferito «l’espulsione che la legge attribuisce al Ministro dell’Interno è stata individuata quale misura in quel momento più appropriata, anche per la durata del divieto di reingresso, a salvaguardare la sicurezza dello Stato e la tutela dell’ordine pubblico che il Governo pone sempre al centro della sua azione». In pratica, Almasri sarebbe stato rimpatriato perché "troppo pericoloso", ma questo era il motivo per cui la Corte penale internazionale de L’Aia aveva emesso nei suoi confronti un mandato di arresto internazionale.
Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, intervistato dalla stampa ha detto che "L'Aja non è il verbo. Non è la bocca della verità. Si possono avere anche visioni diverse. Non siamo sotto scacco di nessuno". Poi ha aggiunto: «La magistratura è indipendente, ha agito in modo indipendente». A Santa Marta commentano: «Fa sorridere che un governo che ha attaccato la magistratura per mesi durante il processo Salvini dicendo che non è indipendente, ora attribuisca la colpa ai magistrati del rilascio di Almasri Habish. In realtà non è andata così».
La Corte d'Appello di Roma, infatti, aveva il compito - come prevede la legge - di convalidare l'arresto ma il Procuratore della Repubblica, per poter presentare la richiesta, avrebbe dovuto avere un parere del Ministro della Giustizia. I giudici si riuniscono il 21 mattina e decretano la scarcerazione che verrà notificata verso le ore 14.
Il Guardasigilli, il 21 gennaio alle ore 16, ha fatto sapere in una nota che stava valutando l'invio degli atti al procuratore generale. Nelle stesse ore, però, era già stato mobilitato un volo di Stato (Falcon) per Almasri.
Il Procuratore della Repubblica ha fatto sapere di aver firmato un provvedimento in cui aveva chiesto a: «codesta Corte dichiari la irritualità dell'arresto in quanto non preceduto dalle interlocuzioni con il Ministro della Giustizia, titolare dei rapporti con la Corte Penale internazionale; Ministro interessato da questo Ufficio in data 20 gennaio u.s., immediatamente dopo aver ricevuto gli atti dalla Questura di Torino, e che, ad oggi, non ha fatto pervenire nessuna richiesta in merito. Per l'effetto non ricorrono le condizioni per la convalida e, conseguentemente, per una richiesta volta all'applicazione della misura cautelare. Ne deriva la immediata scarcerazione del prevenuto».
Appena è stato liberato, Njeem Osama Almasri Habish ha trovato il Falcon in dotazione al governo italiano pronto a riportarlo a casa come aveva chiesto il governo libico. L'aereo decolla alle ore 19.51. Il Ministro dell'Interno ha rassicurato dicendo che la settimana prossima spiegherà meglio quanto accaduto. «Sembra proprio che non ci sia nulla da spiegare se non vergognarsi», rimarcano dall'entourage papale.
Ordinanza della Corte di Appello di Roma