Con un comunicato stampa datato 22 febbraio 2025 il Dicastero per la Dottrina della Fede spiega che «spesso pervengono alla Santa Sede, da parte sia di ecclesiastici che di laici, richieste di chiarimento circa la posizione della Chiesa riguardo agli scritti di Maria Valtorta, quali l’opera Il poema dell’Uomo Dio, oggi conosciuta con il titolo L’Evangelo come mi è stato rivelato, e altre pubblicazioni».
Maria Valtorta è stata una scrittrice italiana, nota principalmente per la sua opera monumentale "L'Evangelo come mi è stato rivelato". Questo scritto, che copre circa dieci volumi, narra in dettaglio la vita di Gesù, le sue predicazioni, i miracoli e gli insegnamenti, secondo quanto lei stessa affermava di aver ricevuto attraverso visioni e locuzioni interiori.
Nata a Caserta, Valtorta visse gran parte della sua vita a Viareggio, dove trascorse molti anni costretta a letto a causa di una grave malattia. Fu proprio durante questo periodo di sofferenza che iniziò a scrivere sotto quella che lei definiva una "dettatura divina". Dal 1943 al 1947, riempì migliaia di pagine con dettagli vividi e particolari storici sulla vita di Gesù-
L'Evangelo come mi è stato rivelato non ha mai ricevuto un'approvazione ufficiale da parte della Chiesa Cattolica, anzi, negli anni '50 alcuni suoi scritti furono inseriti nell'Indice dei libri proibiti. Il dibattito sulla figura di Maria Valtorta è sempre rimasto acceso: da una parte, c'è chi la considera una mistica autentica; dall'altra, chi la vede come una scrittrice visionaria ma priva di un fondamento teologico.
Il Dicastero per la Dottrina della Fede è intervenuto per spiegare che «presunte “visioni”, “rivelazioni” e “comunicazioni” contenute negli scritti di Maria Valtorta, o comunque ad essi attribuite, non possono essere ritenute di origine soprannaturale, ma devono essere considerate semplicemente forme letterarie di cui si è servita l’Autrice per narrare, a modo suo, la vita di Gesù Cristo. Nella sua lunga tradizione, la Chiesa non accetta come normativi i Vangeli apocrifi e altri testi simili, in quanto non ne riconosce l’ispirazione divina, rinviando alla lettura sicura dei Vangeli ispirati».
Il 16 dicembre 1959 il Sant'Uffizio collocò l'opera in 4 volumi nell'Indice dei libri proibiti. Lo riportava L'Osservatore Romano del 6 gennaio 1960. Sulla prima pagina dell'Osservatore figurava anche un articolo scritto in forma anonima dal titolo Una vita di Gesù malamente romanzata che criticava il libro. L'articolo affermava che il libro era stato messo all'Indice perché violava la regola 1385 del Codice di Diritto Canonico che richiedeva un imprimatur prima della pubblicazione.Il 15 giugno 1966 il Dicastero per la dottrina della fede (che sostituì il Santo Uffizio) abolì l'Indice ma nel 1985 il cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, citando il decreto del Sant'Uffizio del 1959 e l'articolo dell'Osservatore Romano, ribadì la condanna del Poema dell'Uomo-Dio. Il prefetto rispose il 31 gennaio ad una lettera che il cardinale Giuseppe Siri aveva inviato nel maggio precedente a nome di un sacerdote della sua diocesi. Ratzinger aggiunse che la condanna «non fu presa alla leggera» poiché il testo è “una vita di Gesù malamente romanzata", sconsigliata «al fine di evitare i danni che tale pubblicazione avrebbe potuto arrecare ai fedeli più sprovveduti».