La nota vicenda è tornata agli onori della cronaca dopo le dichiarazioni del magistrato Capaldo. Ora ci sono avvocati che non ricordano nemmeno le basi del diritto penale.
La vicenda
Emanuela Orlandi, cittadina vaticana (ancor oggi iscritta al registro dell'anagrafe dello Stato della Città del Vaticano) è nata a Roma il 14.01.1968. È scomparsa il 22 giugno del 1983. La giovane è uscita di casa per recarsi alla scuola di musica "Ludovico da Victoria" in piazza Sant'Apollinare intorno alle ore 16. Alle 19 telefonò a casa da una cabina per chiedere di parlare con i genitori in quanto un signore le aveva proposto un lavoro di volantinaggio per una nota casa di cosmetici ed Emanuela, per accettare, voleva il consenso dei genitori. Da quella telefonata i familiari hanno perso le se tracce e non l'hanno mai più rivista.
La Segreteria di Stato della Santa Sede mise a disposizione una linea telefonica ( n. 158) dal luglio all'ottobre del 1983, per trattare della sua liberazione direttamente con S.E.R. il Sig. Card. Agostino Casaroli, allora segretario di Stato. Richiesta che, sembra, essere stata avanzata da alcuni soggetti sconosciuti.
La Repubblica Italiana ha inviato, per via diplomatica, ben quattro richieste di assistenza giudiziaria allo Stato della Città del Vaticano, tuttavia, la Segreteria di Stato non ha risposto come sperato. Collaborazione che il ministro Alfonso Bonafede non ha negato, al contrario, allo Stato della Città del Vaticano per quanto riguarda le rogatorie richieste nell'ambito del procedimento penale del palazzo londinese.
Il Tribunale di Roma, il 02 marzo 1994, chiese di acquisire le testimonianze, attraverso rogatoria internazionale, dell'ex Segretario di Stato, S. E. R. il Sig. Card. Agostino Casaroli, di S. E. R. il Sig. Card. Angelo Sodano, nonché dell'assessore alla Segreteria di Stato S.E.R. Mons. Giovanni Battista Re. Tali richieste furono negate dalla Santa Sede.
I procedimenti penali aperti nella Repubblica Italiana sono stati entrambi archiviati.
L'11 luglio 2019, a seguito di una richiesta da parte della famiglia Orlandi, sono state aperte due tombe che, alcune fonti, avevano indicato poter essere il luogo ove ritrovare i resti di Emanuela.
La competenza del Tribunale Vaticano
Come esattamente ha prospettato l'avvocato Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi, la competenza in capo allo Stato della Città del Vaticano è indiscussa. Qualsiasi stato ha nel proprio ordinamento giuridico una norma che prevede la punizione dei reati commessi all'estero ai danni di un proprio cittadino. Ovvero, la pretesa punitiva dello Stato non si limita alla territorialità ma va anche a tutelare il proprio cittadino quando non è sul suolo statale.
In Italia troviamo questa previsione all'articolo 10 del codice penale, in Francia all'articolo 113-7 del codice penale e anche nel codice penale tedesco al § 7 (anche se con modalità applicative differenti) ecc.. Caso vuole che, anche lo Stato della Città del Vaticano, all'art. 6 del codice penale avanza questa pretesa punitiva.
Pertanto riteniamo assolutamente fondato l'operato della famiglia Orlandi e della loro legale, la quale, a differenza di chi scrive su giornali, insultando il suo operato, ha il titolo di avvocato rotale ed è iscritta all'albo degli avvocati dello Stato della Città del Vaticano.
Imbarazza dover spiegare a illustri professori di diritto penale che queste norme sono contenute anche nell'ordinamento italiano. Dal primo momento abbiamo sollevato perplessità sulle ammissioni al patrocinio, concesse dalla Corte d'appello dello Stato della Città del Vaticano, di avvocati che non hanno mai maturato conoscenza del diritto penale e procedural penale vaticano e non hanno alcuna competenza canonistica. Eppure si è voluto procedere in questo modo, mettendo ancora una volta, a rischio il diritto di difesa di imputati che sono in mano a persone poco esperte dell'ordinamento in cui vengono processati i loro clienti. Questo però non ci preoccupa troppo perchè in realtà anche i giudicanti e gli inquirenti non hanno mai visto un codice di diritto canonico, quindi possiamo star tranquilli. Qui però sembra essere sconosciuta la base della storia del diritto dei Paesi europei almeno. Sinceramente però assistere a mansplaining e a tesi complottistiche sul perchè una collega abbia presentato una querela all'Ufficio del Promotore di Giustizia, retto dal professor Gian Piero Milano, che incidentalmente è lo stesso magistrato che con il professor Alessandro Diddi rappresenta l'accusa nel processo sulla vendita dell'immobile londinese di Sloan Square" non ci aggrada molto. Follia giuridica, che stupisce, giunga da illustri uomini del diritto.
Una caduta di stile
Ora comprendiamo che ci sia qualcuno che voglia, a tutti i costi, tenersi buono il magistrato inquirente, utilizzando un modus agendi ormai comune nelle aule di giustizia italiane, ma qui siamo nello Stato della Città del Vaticano, il quale vive da anni e anni e non ha di certo bisogno di professori laici (diciamo pure ATEI) che vengano a fare la scuola e a citare la giurisprudenza di un altro Stato. Chi vuole esercitare oltre Tevere, e non ci soffermiamo sul perchè, deve essere competente e dimostrare di essere in grado di conoscere diritto canonico e vaticano. Altrimenti continuino pure a fare le loro grandi carriere altrove.
Inutile anche rammentare il codice deontologico, questo sì italiano, il quale prevede un dovere di buona colleganza. Senza poi soffermarsi su un altro codice di condotta che prevede di pensare prima di parlare (o scrivere).
"Nessuna denuncia all'autorità romana"
L'avvocato continua scrivendo "Il Vaticano non ha nessuna competenza a indagare su di un reato, il sequestro di persona di una cittadina italiana, avvenuto in territorio italiano, unico fatto certo. Perché rivolgersi a loro? Perché nessuna denuncia all'autorità giudiziaria romana?
Innanzitutto, Emanuela era cittadina vaticana ed ancora oggi è iscritta a registro dell'anagrafe dello Stato della Città del Vaticano, quindi qui questo legale ha ben poche certezze. Ancora una volta ci chiediamo: questa gente ha mai messo piede in Vaticano prima d'oggi? Poi, come specificato sopra, l'autorità giudiaziaria italiana ha già svolto indagini e aperto fascicoli che, chissà perchè, sono state archiviate. Perchè quindi scrivere un articolo se non si conoscono le vicende? Perchè nel 2021 si pensa di poter aprire bocca solo per dare aria?