Giovedì 19 dicembre 2024 è uscito nelle sale cinematografiche il film "Conclave" del regista Edward Berger. Siamo stati invitati a guardare a questa proiezione e siamo rimasti profondamente amareggiati, come avevamo previsto.
Sia chiaro, non ci ha sorpreso che un uomo austriaco abbia prodotto una pellicola che è banale, politicamente orientata e anche sciatta nei particolari. Ciò che ci ha stupito è che la Commissione Nazionale Valutazione Film (CNVF), la quale esprime “valutazioni morali ai fini pastorali”e che tali valutazioni sono vincolanti per la programmazione delle Sale dipendenti dall’Autorità Ecclesiastica, abbia scelto di dedicare una recensione a questo film che è aberrante. E se ci ha stupito la CEI ancor di più ci ha deluso l'Arcidiocesi di Milano, dove don Gianluca Bernardini all'insaputa del suo Arcivescovo, ha dedicato uno spazio sul proprio sito a questo film che ha il solo fine di descrivere la Chiesa come un luogo oscuro, fatto di intrighi di potere e lotte politico-religiose.
«Alla base del lavoro c’è soprattutto una esigenza di servizio. Due sono, in primo luogo, le prospettive di lettura che guidano il lavoro della Commissione: il profilo morale e l’uso pastorale. Questi due criteri di valutazione rispondono alle finalità tipicamente ecclesiali di questo servizio senza ovviamente la pretesa di esaurire in queste due prospettive tutte le altre possibili griglie di lettura» afferma la CEI in merito al compito della Commissione Nazionale Valutazione Film. Queste le valutazioni offerte: «Qui, in “Conclave” è tutto più controllato e misurato. Si coglie bene la mano esperta ed elegante di Berger, che orchestra una partita a scacchi tra cardinali addizionata da sfumature psicologiche ben tratteggiate. Berger è interessato a descrivere il mondo della Chiesa, quella di palazzo, come una piramide di potere, ambizione e corruzione. I cardinali si muovono ponderando le proprie mosse, tra giochi di alleanze, colpi bassi e strategie. Quello cui il regista è maggiormente interessato è un racconto terreno, impastato di pensieri e sentimenti di un’umanità fragile, per lo più interessata al potere e non alla guida pastorale della Chiesa. Sotto il profilo strettamente formale, “Conclave” è un ottimo film per regia, ritmo e dinamica narrativa, per le musiche eccellenti di Bertelmann, per le ricostruzioni scenografiche accurate e ovviamente per le performance degli attori».
Don Bernardini, per l'Arcidiocesi di Milano, afferma: «Fedele, per lo più, alle procedure e ai riti di ogni conclave (con ricostruzioni magnifiche della Cappella Sistina a Cinecittà) il racconto verte sulla ricerca di chi potrà essere la giusta “guida spirituale” per la Chiesa di domani».
Errori imperdonabili
In primo luogo è necessario dare una valutazione in merito alle procedure e ai riti che, diversamente da quanto scrive Bernardini, non sono affatto ricostruiti fedelmente.
Sorvoliamo sulle inesattezze dove i "confratelli" vengono definiti "colleghi" e dove il Sacro Collegio viene definito un "ordine". Sorvoliamo sul fatto che gli Scrutatori restano sempre gli stessi, quando la normativa vigente prevede il contrario. L'epilogo, ovvero quando spunta dal nulla un cardinale "creato in pectore" che pretende di prendere parte al Conclave è qualcosa che, per diritto, è impossibile e falso. Recita il Codice: «Ad essere promossi Cardinali vengono scelti liberamente dal Romano Pontefice uomini che siano costituiti almeno nell'ordine del presbiterato, in modo eminente distinti per dottrina, costumi, pietà e prudenza nel disbrigo degli affari; coloro che già non siano Vescovi, devono ricevere la consacrazione episcopale. I Cardinali vengono creati con un decreto del Romano Pontefice, che viene reso pubblico davanti al Collegio dei Cardinali; dal momento della pubblicazione essi sono vincolati dai doveri e godono dei diritti definiti dalla legge. Colui che è promosso alla dignità cardinalizia, se il Romano Pontefice ne ha annunciato la creazione, riservandosi però il nome in pectore, durante questo tempo non è tenuto ad alcun dovere e non gode di alcun diritto proprio dei Cardinali; tuttavia dopo che il suo nome è stato reso pubblico dal Romano Pontefice, è tenuto a tali doveri e fruisce di tali diritti; ma gode del diritto di precedenza dal giorno della riserva in pectore» Can. 351 CJC.
Solo e soltanto se il nome viene reso pubblico dal Romano Pontefice il cardinale potrà accedere al Conclave, diversamente resterà fuori. Già con questa considerazione il film potrebbe essere cassato in quanto è questo il punto di svolta di un film che si conclude con l'elezione di quest'uomo che, alla fine, si rivela una donna con "utero e ovaie".
L'eletto, infatti, si sarebbe dovuto sottoporre ad un intervento di isterectomia laparoscopica nei mesi precedenti al Conclave ma questo non è avvenuto perché ci ha ripensato.
Questa elezione, peraltro, avviene solo perché, verso la fine del film, quest'uomo fa un discorso populista dove descrive "il passato della Chiesa e la Tradizione" qualcosa da superare. Che banalità, non lo avrebbe mai pensato nessuno! Sottile è poi il messaggio che il regista, e chi gli sta dietro, vogliono far passare. L'eletto, infatti, ha scoperto solo dopo l'ordinazione presbiterale ed episcopale di avere "utero e ovaie". Cosa vogliono dirci Berger e i suoi sponsor? "Vedi? Alla fine che male c'è? Neanche si erano accorti che era una donna...Nessuna differenza, insomma".
Banalità e distorsione della realtà
Secondo una visione che evidentemente qualcuno ama offrire a questi laici, il film descrive la Chiesa e il Sacro Collegio come un parlamento politico dove si discute di "matrimoni gay, adozioni lgbtq+, ruolo delle donne, laici al potere" e "lingua latina, tradizione, cancellazione dei grandi progressi degli ultimi sessant'anni".
La Conferenza Episcopale Italiana e l'Arcidiocesi di Milano ritengono che questa sia la fotografia della Chiesa da offrire al mondo: una donna con utero e ovaie ma con le sembianze di un uomo come Papa e i cardinali che "si scannano" su temi così stupidi e sterili. Nessun richiamo a Gesù Cristo, il quale viene messo in bocca solo al cardinale "pacificatore" e "diplomatico". Ora, comprendiamo che nell'Ufficio Comunicazioni Sociali di determinate arcidiocesi dove ci sono direttori ignoranti che non sanno neppure i comandamenti e prendono 3000 euro al mese la preoccupazione sia quella dell'Hype, ma è chiaro che qualcosa non funziona.
Da un lato abbiamo preti che vanno a farsi prendere in giro e a fare show in alcuni podcast discutibili, dall'altro abbiamo vescovi e cardinali che sponsorizzano film volti a colpire la Chiesa. Quando, poi, sono chiamati a confrontarsi su temi seri come la formazione sacerdotale e la perdita della fede nel Terzo Millennio, quello non va bene perché sennò "chissà cosa dice il Papa". Va bene, noi abbiamo chiaro da che parte si vuole andare.
Un messaggio grave da condannare
Alcuni messaggi vengono passati con superficialità. Pensiamo, ad esempio, all'utilizzo della confessione sacramentale al fine di estorcere informazioni riservate che non vogliono essere riferite. "C'è il segreto confessionale, a me può dirlo", afferma il cardinale decano alla suora. Certo, per chi promuove Enrico Parolari, Amedeo Cencini e Marko Rupnik questo è possibile. Il Codice, però, lo condanna fermamente ed è un abuso gravissimo.
Banali, poi, i "colpi di scena" dove i cardinali vengono "fatti fuori" a suon di scaldaletti sessuali o economici. Una frase, messa in bocca ad un porporato, colpisce: “Una sola intervista giornalistica avrebbe messo fuori gioco Tedesco” fa dire il regista al cardinale progressista. Questo è ciò che denunciamo da anni ed è un messaggio che dovrebbe essere fortemente condannato, e non promosso, dalla CEI e da un Arcidiocesi.
Un film banale, scontato e che descrive la Chiesa come un covo di serpi pronte a "combattere una guerra" (come viene fatto dire al cardinale progressista) pur di ottenere il potere. Una Chiesa descritta come un parlamento che si scanna per vincere le elezioni con i due partiti: destra e sinistra. Una Chiesa dove è assente Gesù Cristo e le reali problematiche della fede, le necessità dei chierici e degli stessi fedeli. Infine, e non è certo poco importante per. dei professionisti che spendono milioni per produrre un film, ci sono errori gravi sui luoghi, sui riti e sulle modalità che potevano essere risolti pagando 10 euro un catechista di Tor Bella Monaca, il quale certamente avrebbe commesso meno inesattezze.
Ciò che resta grave, non ci stanchiamo di dirlo, è che l'Arcidiocesi di Milano e la Conferenza Episcopale Italiana abbiano dato spazio e non abbiano condannato fermamente questo film.