La Comunità di Sant’Egidio, fondata da Andrea Riccardi, è oggi ben lontana dall’immagine evangelica che ama proporsi. È, piuttosto, un fortino di potere e di denaro, distante anni luce dalla fede autentica. Negli anni ha saputo mascherare abilmente le proprie contraddizioni, tenendo nell’ombra non poche magagne.
Tra i suoi volti più noti troviamo monsignor Vincenzo Paglia, oggi presidente della Pontificia Accademia per la Vita, autore di affermazioni più volte in contrasto con la dottrina cattolica. Accanto a lui, come portavoce, si staglia la figura di Fabrizio Mastrofini, già noto alle cronache come un “calunniatore”. Nel maggio 2022, scrisse su Il Riformista – testata marginale, passata inosservata ai più – un attacco diretto a Silere non possum, accusandolo di aver diffuso notizie false sull’incontro tra Papa Francesco e la Conferenza Episcopale Italiana. Eppure, in quell’occasione, come fu poi confermato da diversi presuli, fu proprio il Pontefice a definire Marco Minniti un “criminale di guerra”. Mastrofini, nonostante l’età e la poca credibilità, volle subito smentire pubblicamente la notizia, ma il tentativo fallì miseramente. L’articolo passò inosservato, e solo in seguito, quando giunse alla nostra attenzione, si decise di non procedere, proprio per l’irrilevanza del mezzo e del personaggio. Tuttavia, chi ebbe la sfortuna di leggerlo fece notare subito l’infondatezza delle affermazioni al boomer calunniatore. Il giorno seguente, dopo che diversi si lamentarono anche con il direttore, dovette rettificare con lo stile falso che lo contraddistingue.
Ma le ombre su Vincenzo Paglia non si fermano a un portavoce maldestro. I problemi risalgono alla sua gestione della diocesi di Terni-Narni-Amelia, dove si evidenziarono gravi carenze pastorali e dove fu coinvolto in un’inchiesta giudiziaria archiviata dopo anni nella quale era stato accusato addirittura di associazione a delinquere.
“In quella archiviazione aleggiava il nome di Giuseppe Pignatone”, rivela un sacerdote della diocesi. E infatti, molti in Vaticano collegano la nomina di Pignatone – privo dei titoli in diritto canonico e vaticano – alla guida del Tribunale vaticano proprio all’influenza della Comunità di Sant’Egidio, in particolare attraverso Paglia e il cardinale Matteo Zuppi.
Un vescovo italiano, presente a Roma in questi giorni di tensione pre-conclave, ha affermato con franchezza: “Andrea Riccardi sale e scende dagli appartamenti a Piazza della Città Leonina e non solo. Sant’Egidio è una delle pochissime realtà che è sopravvissuta al grande azzeramento delle realtà laicali sotto Francesco”. Un dato inquietante, se si considera che il rinnovamento voluto dal Papa ha colpito molti movimenti ecclesiali, "lasciando intatti solo quelli politicamente allineati e che portavano soldi".

Il cardinale Zuppi, cresciuto con Riccardi
Il caso più emblematico è quello dell’arcivescovo di Bologna, Matteo Maria Zuppi, presidente della CEI, cresciuto e formatosi proprio nella Comunità. Il suo legame con Andrea Riccardi è stretto e preoccupante. “Sant’Egidio non ha nulla di cattolico – spiega il vescovo – è una realtà politica, e per giunta deviata. Chiediamoci come Riccardi sia riuscito persino a farsi nominare ministro grazie al rapporto con Giovanni Grasso”. Grasso, infatti, era il portavoce di Andrea Riccardi e successivamente è andato al Quirinale a fare il portavoce di Sergio Mattarella.
Dopo il recente sinodo della Chiesa italiana, è evidente come il nome di Zuppi venga propinato dai media solo perché piace ai giornalisti sedotti da simboli e date come il 25 aprile e il 1° maggio. Egli rappresenta quella Chiesa “sociale”, che si alimenta di slogan, ma che ha ben poco di spirituale. Non si tratta di una persona cattiva, sia chiaro, ma è il rappresentante di un modello ecclesiale lontano da Cristo e più vicino al "volemose bene". La stessa logica si ritrova nelle attività legate ai migranti, dove l’interesse pastorale pare subordinato al finanziamento. Ne sono un esempio le e-mail inviate da don Mattia Ferrari – "un altro di quei preti che stanno nei salotti di Fazio e alle cene con cardinali, ma di parrocchia non ne vogliono sentire parlare", chiosa il presule - ai vescovi, chiamandoli “padri” e nella continua speranza di bonifici per sostenere Casarini e le sue iniziative.
È questo il volto dell’intellighenzia ecclesiastica di sinistra: colta, benestante, perfettamente integrata con le élite, totalmente distante dal popolo reale. Si muove in ambienti riservati, mantiene rapporti opachi con la stampa, agisce come un partito più che come una comunità ecclesiale. “Gli piace farsi chiamare ONU di Trastevere, ma è fallimentare quanto l’ONU di New York”, ironizza il presule. Fin quando Francesco era in vita lo esaltavano, perchè rischiavano e lui lasciava loro potere, appena morto Riccardi è andato in televisione a sputare veleno su Bergoglio.
La Comunità di Sant’Egidio aveva puntato tutto su Paglia per un futuro cardinalato, ma i suoi scandali, a quanto pare, hanno allarmato anche il Papa, che non ci ha pensato neppure un momento a concedergli la porpora. Così, come soluzione di ripiego, è stato elevato Zuppi. “Anche Impagliazzo e Riccardi sanno bene che Zuppi non è all’altezza. Quello che è successo nella Chiesa italiana non sarebbe mai accaduto con altri presidenti: è accaduto perché Zuppi è incapace di governare, di tenere il polso della situazione. Se gli chiedi qualcosa ti dice che farà, farà, ma poi non fa nulla”, continua il vescovo.
Del resto, tutta l’esposizione mediatica che lo circonda – interviste, telegiornali, copertura Rai – è orchestrata dalla macchina propagandistica di Sant’Egidio, la stessa che lavora a stretto contatto con il Partito Democratico e la sinistra “pro gender-arcobaleno”. Alla domanda su una sua eventuale candidatura al soglio di Pietro, il vescovo risponde ridendo: “No, nessuno di noi lo considera papabile. Ma la stampa lo sponsorizza per le ragioni che vi ho detto. Se nel 2013 si temeva che eleggere Scola significasse portare Comunione e Liberazione alla guida della Chiesa, oggi eleggere Zuppi significherebbe consegnarla ad Andrea Riccardi”.
Con la nuova costituzione voluta da Papa Francesco, Riccardi potrebbe anche essere nominato Segretario di Stato, cosa che aprirebbe le porte a un’ulteriore proliferazione di vescovi legati a Sant’Egidio, come Ambrogio Spreafico. “Sant’Egidio è un movimento in cui i laici comandano e i vescovi obbediscono”, spiega ancora il presule. “Li manovrano secondo necessità e li usano anche politicamente”, tiene a precisare.
E sulla arcidiocesi di Bologna, dove Zuppi è arcivescovo? “È criticato dalla maggior parte del clero. Lo appoggiano solo il sindaco e Romano Prodi, suo amico personale”. Un appoggio politico, dunque, più che pastorale perchè i preti lamentano che in diocesi non c'è mai. In Il Potere e il Sacro di Giorgio Agamben, si analizza come il potere, per imporsi, debba spesso ammantarsi di sacralità. È questo il paradosso della Comunità di Sant’Egidio: agisce come una potenza secolare, ma si nasconde dietro il velo del Vangelo. E quando il potere diventa troppo silenzioso, troppo dietro le quinte, troppo intoccabile, non è più carità: è ideologia.
d.E.S.
Silere non possum