Nel cuore dell’estate, mentre un milione di giovani si è riunito attorno al Successore di Pietro per essere confermato nella fede, la Massoneria non abbandona la propria lotta contro quella che Benedetto XVI definì "l’Icona del Sabato Santo".
A rispondere alle speculazioni pubblicate da Cicero Moraes in uno "studio" intitolato: “Image formation on the Holy Shroud – A digital 3D approach” è il Centro Internazionale di Studi sulla Sindone.
Il metodo: tra Blender e ortogonalità
Moraes, utilizzando software open source come Blender e strumenti di simulazione fisica, ha costruito modelli tridimensionali di un corpo umano e di un bassorilievo. Lo scopo? Analizzare come un telo interagisce con superfici tridimensionali, simulando i punti di contatto e osservando la formazione di un’immagine. La sua conclusione è che l’immagine generata dal contatto con un bassorilievo è meno deformata rispetto a quella ottenuta da un corpo tridimensionale, poiché quest’ultimo produce un effetto di distorsione noto come “Maschera di Agamennone”. Un effetto che – va detto – è ben documentato in letteratura.
Da qui l’ipotesi dell’autore: l’immagine della Sindone sarebbe compatibile con un trasferimento da bassorilievo, non da corpo umano.
Cosa dice davvero il CISS
La replica del CISS è netta: nessuna novità scientifica, nessuna evidenza nuova, e soprattutto – questo il punto chiave – ipotesi già smentite da oltre un secolo di ricerche. I primi studi a mostrare l’ortogonalità dell’immagine della Sindone risalgono al 1902, grazie a scienziati come Paul Vignon e Yves Delage. L’idea che l’immagine sia una proiezione verticale (e non un trasferimento da contatto avvolgente) è dunque parte del bagaglio consolidato della sindonologia.
Ma il vero nodo critico non è la mancanza di originalità, quanto piuttosto l’affidabilità scientifica del metodo. Il CISS sottolinea come strumenti come Blender siano pensati per la grafica e la divulgazione, non per la sperimentazione scientifica in senso stretto. Inoltre, nelle simulazioni di Moraes il corpo appare sospeso nello spazio, senza alcun piano d’appoggio, generando una condizione fisicamente irreale che altera inevitabilmente i risultati.
La voce del Custode: un monito alla vigilanza critica
In questa vicenda ha voluto prendere parola anche il Custode pontificio della Sindone, il cardinale Roberto Repole, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa. Lo ha fatto con toni misurati, ma affilati nella sostanza. Repole prende atto del fatto che, ancora una volta, siamo di fronte a una nuova “rivelazione” mediatica intorno alla Sindone. La storia si ripete: viene proposta un’ipotesi che vorrebbe far pensare che il Telo non abbia avvolto un corpo umano, ma piuttosto un manufatto artificiale.
L’arcivescovo non entra nel merito tecnico della questione – non è suo compito – ma ricorda che a fare da riferimento scientifico per il Custode è il CISS, che ha già pubblicato un’analisi dettagliata del lavoro in questione. Ciò che invece Repole denuncia è il circuito mediatico che amplifica ogni possibile suggestione, vera o verosimile, senza verifica e senza tempo per pensare. E qui tocca il punto centrale: “Rimane la preoccupazione per la superficialità di certe conclusioni, che spesso non reggono a un esame più attento.”
Il suo è un appello a tutti – credenti e scettici, studiosi e divulgatori – a non smarrire l’attenzione critica, a non lasciarsi travolgere dal fascino delle ipotesi facili e della visibilità istantanea. La Sindone, dice in filigrana, merita silenzio, studio, rigore. Non semplificazioni virali.
La scienza non è un effetto speciale
Il rischio è chiaro: confondere ciò che è visivamente efficace con ciò che è scientificamente solido. La replicabilità di una simulazione non basta per dimostrarne la validità. Lo ricorda anche la citazione finale del comunicato, tratta dal celebre fisico Richard Feynman, che ammoniva: “Il primo principio è che non bisogna ingannare se stessi – e sei la persona più facile da ingannare.”
In altre parole, la ricerca sulla Sindone – se vuole restare nel campo della scienza – deve fondarsi su dati verificabili, esperimenti riproducibili, dialogo interdisciplinare e soprattutto rispetto della vastissima letteratura esistente.
Conclusioni: la Sindone non si piega all’intrattenimento
Il comunicato del CISS e le parole del Cardinale Repole convergono su un punto essenziale: la Sindone non può essere oggetto di manipolazione o di narrazioni deboli mascherate da scienza. Serve rigore, memoria e onestà intellettuale. Serve il coraggio di dire che non sappiamo tutto, e proprio per questo non possiamo permetterci di giocare con il mistero. Perché ciò che non si conosce non va semplificato: va custodito, studiato e rispettato. Anche – e soprattutto – quando fa notizia.
Benedetto XVI ricordava: «Questo è il mistero del Sabato Santo! Proprio di là, dal buio della morte del Figlio di Dio, è spuntata la luce di una speranza nuova: la luce della Risurrezione. Ed ecco, mi sembra che guardando questo sacro Telo con gli occhi della fede si percepisca qualcosa di questa luce. In effetti, la Sindone è stata immersa in quel buio profondo, ma è al tempo stesso luminosa; e io penso che se migliaia e migliaia di persone vengono a venerarla – senza contare quanti la contemplano mediante le immagini – è perché in essa non vedono solo il buio, ma anche la luce; non tanto la sconfitta della vita e dell’amore, ma piuttosto la vittoria, la vittoria della vita sulla morte, dell’amore sull’odio; vedono sì la morte di Gesù, ma intravedono la sua Risurrezione; in seno alla morte pulsa ora la vita, in quanto vi inabita l’amore. Questo è il potere della Sindone: dal volto di questo “Uomo dei dolori”, che porta su di sé la passione dell’uomo di ogni tempo e di ogni luogo, anche le nostre passioni, le nostre sofferenze, le nostre difficoltà, i nostri peccati - “Passio Christi. Passio hominis” -, da questo volto promana una solenne maestà, una signoria paradossale. Questo volto, queste mani e questi piedi, questo costato, tutto questo corpo parla, è esso stesso una parola che possiamo ascoltare nel silenzio. Come parla la Sindone? Parla con il sangue, e il sangue è la vita! La Sindone è un’Icona scritta col sangue; sangue di un uomo flagellato, coronato di spine, crocifisso e ferito al costato destro. L’immagine impressa sulla Sindone è quella di un morto, ma il sangue parla della sua vita. Ogni traccia di sangue parla di amore e di vita. Specialmente quella macchia abbondante vicina al costato, fatta di sangue ed acqua usciti copiosamente da una grande ferita procurata da un colpo di lancia romana, quel sangue e quell’acqua parlano di vita. E’ come una sorgente che mormora nel silenzio, e noi possiamo sentirla, possiamo ascoltarla, nel silenzio del Sabato Santo».
d.T.A.
Silere non possum