Città del Vaticano - Questa mattina Papa Leone XIV ha ricevuto in udienza i partecipanti al Corso per formatori dei seminari promosso dal Pontificio Ateneo Regina Apostolorum, insieme ai membri del Capitolo Generale dei Padri Saveriani. Ai presenti, il Pontefice ha rivolto un discorso di grande spessore, toccando alcune questioni decisive non solo per la formazione sacerdotale, ma per la vita stessa della Chiesa. Si tratta di un intervento che merita di essere ascoltato con attenzione, meditato e interiorizzato, perché — come ha affermato con realismo il Santo Padre — “In linea di principio, penso, sono tutti d’accordo su questo, ma nella realtà c’è ancora tanta strada da fare.” Un monito chiaro: le parole giuste non bastano, se non si traducono in scelte concrete e coerenti. La distanza tra le dichiarazioni di principio e la vita vissuta resta ampia, e il cammino da compiere è ancora lungo.
Due realtà differenti – la formazione dei futuri sacerdoti e la missione ad gentes – che il Pontefice ha tenuto insieme attraverso un filo conduttore preciso: la necessità di una formazione integrale, capace di trasformare l’interiorità della persona e di radicarla nella forma del Vangelo.
Un cammino di conversione permanente
Tra i passaggi più significativi del discorso, Leone XIV ha ricordato che la prima missione di ogni evangelizzatore è accogliere il Vangelo per sé, prima ancora di trasmetterlo agli altri. Una frase densa e rivelatrice: “I formatori e coloro che si occupano di loro non devono dimenticare di essere loro stessi in un cammino di permanente conversione evangelica; i missionari, allo stesso tempo, non devono dimenticare di essere sempre i primi destinatari del Vangelo, i primi a dover essere evangelizzati. E ciò significa un lavoro costante su sé stessi, l’impegno di scendere nel proprio cuore e di guardare anche le zone d’ombra e le ferite che ci segnano, il coraggio di lasciar cadere, coltivando l’intima amicizia con Cristo, le nostre maschere. Così, ci lasceremo trasformare dalla vita del Vangelo e potremo diventare autentici discepoli missionari"
Un appello forte a lasciarsi trasformare dalla grazia, nella consapevolezza che non si comunica un’ideologia né una dottrina astratta, ma Dio stesso che si è fatto carne, e continua a incarnarsi in chi lo accoglie con cuore sincero.
La fraternità reale, non solo teorica
Il Pontefice ha poi affrontato un nodo spesso irrisolto della vita ecclesiale: quello della fraternità tra sacerdoti e religiosi. Parlando della necessità di vivere relazioni autentiche, ha ricordato le “quattro vicinanze” indicate già dal suo predecessore – con Dio, con il vescovo, tra i presbiteri, con il popolo – ma ha voluto aggiungere un’osservazione personale di rara franchezza: “In linea di principio, penso, sono tutti d’accordo su questo, ma nella realtà c’è ancora tanta strada da fare".
"In questo senso, è necessario imparare a vivere come fratelli tra sacerdoti, così come nelle Comunità Religiose e con i propri Vescovi e Superiori; bisogna lavorare molto su se stessi per vincere l’individualismo e la smania di superare gli altri, che ci fa diventare concorrenti, per imparare a costruire gradualmente relazioni umane e spirituali buone e fraterne" ha detto il Papa.
Un’espressione che suona come uno scossone, con il quale Leone XIV sembra voler scuotere il corpo ecclesiale da certe autoreferenzialità sterili che bloccano lo sviluppo di autentiche comunità sacerdotali e religiose. Il riferimento all’“individualismo” e alla “smania di superare gli altri” appare tutt’altro che casuale.
Preti che camminano col popolo
Infine, il Papa ha insistito sulla necessità di coinvolgere tutto il Popolo di Dio nella missione evangelizzatrice, invitando i formatori a preparare sacerdoti che non si sentano “condottieri solitari” ma pastori tra il popolo, capaci di riconoscere e valorizzare i carismi battesimali dei laici.
Il discorso di oggi si inserisce nella linea già tracciata da Leone XIV fin dall’inizio del pontificato: una Chiesa sobria, missionaria, interiormente rinnovata, in cui non basta parlare di una astratta sinodalità, ma occorre vivere con umiltà concreta il Vangelo. Il richiamo a lasciarsi evangelizzare per primi, a smascherare le ipocrisie personali e a costruire relazioni autentiche, è forse tra i passaggi più lucidi ascoltati negli ultimi anni da parte di un Pontefice. Un discorso da leggere e rileggere.
d.E.F.
Silere non possum