Silere non possum ha raccontato per mesi tutto quanto stava accadendo nel Vicariato di Roma. Il racconto di questo portale è sempre stato supportato dai documenti e a Santa Marta c'era chi reagiva. Molti presbiteri si sono chiesti come mai Silere non ha più pubblicato. Tranquilli, nessuno ha fatto causa o ci ha intimidito, come voleva far credere l'ignorantello Renato Tarantelli. Semplicemente qualcuno non ha capito che ciò che facciamo deve essere utile. Se vediamo che a Santa Marta tanto le orecchie non si sturano, c'è poco da fare. Di rendere pubblici dei documenti e darli in pasto a giornalisti (laici, assetati di denaro) che copiano e incollano addirittura raccontando il falso, non ci importa. È successo anche con il caso Rupnik, no? C'erano alcuni personaggi, per fortuna poi licenziati dai loro giornali, che prendevano ciò che abbiamo scritto e lo hanno utilizzato al fine di attaccare oves boves. 

Quando pubblichiamo, quindi, teniamo sempre monitorato anche l'hotel d'eccezione nella speranza che chi deve capire capisca. Purtroppo, però, non sempre chi ha orecchi li utilizza. E chi pensa che i documenti pubblicati da altri siti, altri giornali o altre paginette create ad hoc abbiano lo stesso effetto di ciò che pubblica Silere, deve tenere in considerazione proprio questo aspetto che, invece, è ben noto qui dentro. Difatti, quando l'attacco arriva da noi ci sono i vari Albanese, Riina e Tarantelli che corrono a fare comunicati dove minacciano, minacciano ma poi sono ben consapevoli che denunciare qualcuno che dice il vero diventa un boomerang difficile da gestire. Se due documenti vengono pubblicati da siti sconosciuti e che agiscono senza alcuna deontologia, beh, neppure si sprecano a scrivere. I nostri nemici, se così vogliamo chiamarli, sembrano conoscerci meglio dei nostri lettori. Sanno bene che "se lo pubblica Silere la gente sa che è vero". Perché noi "non spariamo nel mucchio", come fa qualcuno. 

Andiamo al dunque. Nel Vicariato di Roma si è consumata (e ancora è in atto) una vera e propria guerra fra laici e clero, fra laici e laici, fra vecchi e nuovi arrivati. Negli scorsi anni Angelo De Donatis, creato vescovo e vicario generale della diocesi di Roma solo perché partecipava ad alcuni pranzi, ha fatto sì che Renato Tarantelli, il quale approdava al Seminario Romano dopo aver fallito la carriera di avvocato, venisse ordinato presbitero. Questo uomo, che non conosce affatto il diritto canonico, si è atteggiato a maestro del diritto all'interno di una realtà come quella del Vicariato. Del resto, lo abbiamo visto, se hai un titolo di studio lo sventoli fra gli ignoranti di turno ma questo titolo non assicura la tua preparazione. Peraltro, lo diciamo per tutti, diritto italiano e diritto canonico non hanno nulla in comune. Lui è stato la mente di molti documenti che oggi nel Vicariato non possono trovare applicazione, come la Costituzione. 

Tarantelli, come tutte le vocazioni adulte, ha sempre pensato di dover venire a insegnare a noi preti come fare ed essere preti. Qualcuno non ha ancora capito che certe persone non vanno ordinate perché sono una minaccia seria. Chi vive metà della propria vita nei pub non potrà venire a insegnarci come gestire la Chiesa. Chi non lo ha capito può accomodarsi alla porta. Oggi, però, abbiamo questi rettori dei seminari che sono convinti che "l'esperienza nel mondo" sia un plus. Ne abbiamo visto i risultati, infatti. Falliti nel mondo, falliti nella Chiesa. 

Tarantelli in Vicariato ha iniziato a creare un clima nauseabondo. Ha sempre attaccato tutti ed ha iniziato a scornarsi con tutti. In modo particolare ha avviato una lotta con Pierangelo Pedretti, un altro soggetto fumino legato ai Neocatecumenali che ha sempre pensato di sapere tutto. Come è noto, due "persone" non possono star insieme. I chierici sostituiscano la parola persone con quella che sanno. Questa lotta si è concretizzata in un vero e proprio tira e molla, provvedimenti e urla nel Palazzo. Urla che sono giunte a Santa Marta e, come abbiamo già spiegato, Papa Francesco disse ai due: "O state dentro insieme o partite entrambi". Pedretti è partito con un treno di sola andata ma Tarantelli ora è Vescovo Ausiliare e Vicegerente. Ruolo che fu ricoperto dal buon Gianpiero Palmieri, il quale fu silurato proprio perché non obbedì al Papa che gli chiese di iniziare a scornarsi con chi gli voleva togliere il posto: Renatino. Ora, mentre Gianpiero si diverte a parlare di Silere non possum nei suoi incontri quotidiani ed elogia questo sito per ciò che gli pare ma quando mette in risalto le sue incapacità dice che in realtà diciamo anche cose false, la Chiesa va avanti e la verità viene a galla. Sì, perché anche se lui invita i suoi preti a parlare con L'Ancora, le persone che non tirano l'asino dove vuole il padrone continuano a lavorare per la Chiesa a differenza di chi sclera negli episcopi delle diverse diocesi che guida. 

In questi anni, quindi, grazie ad un uomo fallito come Tarantelli sono stati silurati diversi preti e laici che lavoravano in Vicariato, Libanori, De Donatis e recentemente anche Gervasi. Altre valigie sono pronte e gli interessati ne sono a conoscenza. Ora, c'è da chiedersi: sono davvero tutti idioti e la rivelazione è Renato Tarantelli? Oppure Tarantelli è uno dei tanti cinquantenni falliti che approdano in seminario perché non sanno dove sbattere la testa e iniziano a scornarsi con tutti quelli che gli dicono "abbassa la cresta"? Abbiamo la presunzione di aver dimostrato come stanno le cose in questi articoli. 

Il Codice di Diritto Canonico stabilisce: «Per l'idoneità di un candidato all'episcopato, si richiede che: 1) sia eminente per fede salda, buoni costumi, pietà, zelo per le anime, saggezza, prudenza e virtù umane, e inoltre dotato di tutte le altre qualità che lo rendono adatto a compiere l'ufficio in questione; 2) goda di buona reputazione; 3) abbia almeno trentacinque anni di età; 4) sia presbitero almeno da cinque anni; 5) abbia conseguito la laurea dottorale o almeno la licenza in sacra Scrittura, teologia o diritto canonico in un istituto di studi superiori approvato dalla Sede Apostolica, oppure sia almeno veramente esperto in tali discipline» Can. 378 - §1. 

Non entriamo in tutte le questioni per carità cristiana ma è chiaro che Tarantelli non gode di buona reputazione e anche altri requisiti sono rispettati nella forma ma non nella sostanza. Il legislatore richiede almeno cinque anni di sacerdozio. Lui è stato ordinato il 22 aprile 2018. Sono appena sei anni ed ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale all'età di 42 anni. Si richiede, nella ratio legis, l'esperienza e la maturità umana e pastorale. Sei anni sono sufficienti? In questi sei anni cosa ha fatto Tarantelli? Disastri. È evidente, quindi, che la formazione non avviene seguendo la Ratio, come afferma qualcuno. Il percorso non segue le norme e le indicazioni, come afferma qualcuno. Qui, già nelle singole diocesi, ognuno agisce come gli pare e piace e a simpatie. Il problema grave è che ora anche il Papa agisce in questo modo. La domanda, a Sua Santità, è questa: davvero crede che in questo modo la sua memoria nel clero di Roma sarà buona? Questo è l'ultimo atto del suo pontificato? Una cosa è certa, se prima i preti non partecipavano agli incontri con lui ora può dimenticarsi proprio i loro volti. «Non stia a scriverci letterine e non venga in San Giovanni in Laterano. Sono anni che continua a mentire firmando i documenti da S. Giovanni ma non ci mette mai piede. Un vescovo che non è amato nella sua diocesi, figuriamoci nel mondo. Ma a quanto dicono alcuni confratelli a Buenos Aires non sembra cambiato molto da quando era là. I cardinali chissà cosa pensavano» afferma un sacerdote anziano dell'Urbe. 

Ancora una volta, poi, il Dicastero per i Vescovi non viene consultato e le decisioni vengono prese a Santa Marta. Ci sarà da ridere quando verranno scoperti gli altarini e qualcuno dovrà mangiarsi le mani. Anche per il buon Tarantelli, come per tanti altri, finirà il tempo dell'innamoramento pontificio. Sarà pianto e stridor di denti. 

d.A.D.D.
Silere non possum