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Città del Vaticano – Durante la congregazione generale del 21 ottobre 2024, il cardinale Víctor Manuel Fernández, Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, ha ribadito ciò che dovrebbe essere ormai chiaro a tutti: la questione del diaconato femminile non è sul tavolo. “Il Santo Padre ha espresso che in questo momento la questione non è matura e ha chiesto di non intrattenerci ora su questa possibilità”, ha dichiarato Fernández. E ha aggiunto: “Il Papa è molto preoccupato per il ruolo delle donne nella Chiesa, ma ha chiesto di esplorare vie di valorizzazione che non passino per l’ordine sacro”.

Un concetto semplice, lineare. Eppure, nonostante la chiarezza, c’è chi continua a fare pressione sull’Assemblea sinodale, nella speranza che la montagna partorisca il loro tanto desiderato topolino. Una strategia già vista: articoli pilotati, indignazioni a comando, e il solito teatrino in cui si grida alla riforma tradita ogni volta che la Chiesa non si piega al diktat delle mode ideologiche.

Fernández è stato netto: l’ordinazione delle donne non è la soluzione. “Affrettarsi a chiedere diaconesse oggi non è la risposta più importante per promuovere le donne”, ha affermato. Tradotto: il problema del ruolo femminile nella Chiesa non si risolve con scorciatoie clericali.

La dottrina non si cambia (nemmeno a colpi di tweet)

Non è la prima volta che la Chiesa dice no. Già nel 2020, lo stesso Dicastero aveva ricordato che Cristo scelse uomini per trasmettere il sacramento dell’Ordine, e che questa scelta vincola la Chiesa per sempre. Giovanni Paolo II lo definì un atto “irrevocabile”. Benedetto XVI, nel 2012, lo ribadì con fermezza: la Chiesa non ha ricevuto da Cristo l'autorità per ordinare donne.

E per chi fosse tentato di “provare comunque”, c’è il canone 1378 del Codice di Diritto Canonico: scomunica latae sententiae per chi tenta l’ordinazione femminile, estesa anche alle Chiese Orientali. Non è una questione secondaria: è la salvaguardia di un sacramento, non l’ennesima battaglia di emancipazione pseudo-cattolica.

Andrea Grillo: il teologo che sussurra alle scomuniche

Eppure c’è chi insiste. In testa alla crociata, il solito Andrea Grillo, teologo pontificante di professione e contestatore permanente della dottrina cattolica. Da anni predica l’ordinazione femminile in aperta contraddizione con il Magistero. Il problema? Lo fa dalla cattedra di un Pontificio Ateneo, a spese dei fedeli e dei monaci, nonostante il regolamento di Sant’Anselmo imponga ai docenti la piena adesione alla dottrina cattolica.

Da tempo i benedettini romani vorrebbero congedarlo, ma qualcuno in Vaticano e in Svizzero lo protegge e lo finanzia. Nel frattempo, Grillo continua ad attaccare Papa Francesco e chiunque non voglia piegarsi alla sua “teologia dell’indignazione”. Perché? Per visibilità, ovviamente. E qualche copia in più da vendere. Nulla di nuovo sotto il sole.

Il caso Rivista Liturgica: fuori Grillo, aria più pulita

Nell’estate 2023, la Rivista Liturgica si è liberata del teologo contestatore. Il casus belli? Un articolo del prete Roberto Tagliaferri che, oltre a sostenere l’ordinazione femminile, si era lanciato nell’ennesima invettiva contro i voti evangelici. L’articolo fu (giustamente) bloccato. Grillo gridò alla censura e si dimise dalla redazione (Silere non possum può offrirvi in esclusiva la lettera). Un addio che nessuno ha pianto.

Tagliaferri, tra l’altro, insegnava a Santa Giustina, altro centro accademico dove l’ortodossia pare essere diventata un optional. Ma tutto scorre come se niente fosse. Chi parla di tradizione viene emarginato; chi sfida apertamente la dottrina, viene ascoltato.



Petrocchi, sinodi e focolarini

E se proprio non bastasse Grillo, ci pensa Giuseppe Petrocchi a completare il quadro. Secondo alcuni, sarà lui a gestire l’ascolto di chi sostiene l’ordinazione delle donne. Un uomo che ha già fatto abbastanza danni a L’Aquila e che non è esattamente ben ricordato nemmeno ad Ascoli Piceno. Ma a quanto pare, chi proviene da certi ambienti trova sempre una sedia. I focolarini hanno ancora potere. A patto, ovviamente, di non essere legato alla liturgia tradizionale: in quel caso, si viene trattati alla stregua di eretici.

Il Sinodo non decide, ma qualcuno ci prova

Nonostante le parole chiare di Fernández, c’è chi vuole far entrare dalla finestra ciò che è già stato rifiutato dalla porta. Ma il Sinodo non ha potere legislativo né dottrinale. E chi continua a insistere su queste questioni, oltre a confondere i fedeli, dimostra di non conoscere la natura della Chiesa. O, più probabilmente, di non accettarla.

In fondo, è solo un’altra puntata del solito copione: disobbedienza spacciata per riformismo, teologia ideologica spacciata per progresso. Ma la verità, come sempre, rimane più solida delle mode. E per molti, evidentemente, è questo il vero problema.

R.S.
Silere non possum