Sabato 5 ottobre 2024 S.E.R. Mons. Mario Enrico Delpini ha presieduto l'ordinazione diaconale di 20 uomini. Dodici studenti del seminario diocesano, sette appartenenti al Pontificio istituto missioni estere (PIME) ed un uomo che ha compiuto il proprio cammino di formazione in Libano.
«Si dovrebbe dire che noi stiamo celebrando una esagerazione. Il Padre del Signore nostro Gesù Cristo ascolta la preghiera del Figlio e consacra nella verità questi suoi figli. È una esagerazione: sono chiamati a vivere una appartenenza, una partecipazione alla vita e alla missione di Gesù che suona francamente esagerata. Si tratta infatti di una consacrazione che consegna alla santità di Dio tutta la persona, tutta la vita, tutti i pensieri, tutti i desideri, tutti i sentimenti. Tutto, per sempre. È una esagerazione: in questo tempo di individualismo, in cui le persone ritengono inappellabile il diritto di fare quello che vogliono, questi uomini dichiarano di rendersi disponibili per fare quello che il Signore vuole, in obbedienza a quello che la Chiesa chiede. È una esagerazione. Vi chiedo dunque: veramente volete questo? Veramente ne sarete capaci?» ha detto l'Arcivescovo nella sua Omelia.
Ed ha concluso: «Non sono eroi o uomini superiori, sono persone che hanno creduto di dimorare nella preghiera di Gesù e con questo dicono la loro disponibilità oggi ed incoraggiano tutti noi a decidere una più radicale appartenenza: abitiamo nella preghiera di Gesù!»
Omelia di S.E.R. Mons. Mario Enrico Delpini
- Un estremismo, una esagerazione: tutto, per sempre!
Si dovrebbe dire che noi stiamo celebrando una esagerazione. Il Padre del Signore nostro Gesù Cristo ascolta la preghiera del Figlio e consacra nella verità questi suoi figli. È una esagerazione: sono chiamati a vivere una appartenenza, una partecipazione alla vita e alla missione di Gesù che suona francamente esagerata. Si tratta infatti di una consacrazione che consegna alla santità di Dio tutta la persona, tutta la vita, tutti i pensieri, tutti i desideri, tutti i sentimenti. Tutto, per sempre. Potranno questi uomini avere una vita privata, un dopolavoro rilassante, potranno avere parentesi in cui accontentare i propri capricci, dare sfogo alle loro passioni? No, non potranno, sono consacrati al Signore, nel tempo della fatica e nel tempo del riposo, di giorno e di notte, d’estate e d’inverno, sono del Signore. Potranno questi uomini circondarsi di persone amiche, simpatiche e benevole e tenere lontane persone nemiche, antipatiche, ostili? No, non potranno, perché la consacrazione li rende partecipi degli stessi sentimenti di Cristo. Potranno questi uomini fare quello che piace a loro ed evitare quello che è gravoso, spiacevole, contrario alle proprie inclinazioni? No, non potranno, perché sono consacrati al Signore e lo seguono dovunque egli vada. È una esagerazione: in questo tempo di individualismo, in cui le persone ritengono inappellabile il diritto di fare quello che vogliono, questi uomini dichiarano di rendersi disponibili per fare quello che il Signore vuole, in obbedienza a quello che la Chiesa chiede. È una esagerazione. Vi chiedo dunque: veramente volete questo? Veramente ne sarete capaci?
2. È una esagerazione, una specie di estremismo: rendersi impopolari.
Questo stile di vita, questa professione di fede è insopportabile per quello che san Giovanni chiama “il mondo”. Faranno del bene e saranno ricompensati con l’antipatia e l’impopolarità: è una scelta esagerata, estrema. Indicheranno la via della vita, della salvezza, del compimento della libertà e saranno perciò circondati di disprezzo, di contestazione, coperti di ridicolo, guardati con quel compatimento umiliante che li dichiara un anacronismo: è una esposizione esagerata. Cercheranno di vivere secondo il comandamento di Gesù, praticando la carità, amando come Gesù ama, desiderando il bene delle persone e delle società in cui vivono e saranno odiati “perché non sono del mondo”, saranno considerati come nemici, pericolosi, un ostacolo al progresso, alla libertà. È una condizione estrema. È un estremismo: volete veramente questo? veramente ne sarete capaci?
3. È una esagerazione, una specie di estremismo: la pienezza della gioia di Gesù.
In questo drammatico estremismo che sono chiamati a vivere, potranno forse essere presi dallo scoraggiamento, lasciarsi vincere dalla tristezza? No, non potranno, perché Gesù prega perché abbiano in sé stessi la pienezza della sua gioia. Nella missione che si prepara ad avere lo stesso esito di quella di Gesù, cioè il rifiuto, il fallimento, potranno forse lamentarsi e protestare con Gesù e pretendere un risarcimento, e dichiararsi delusi, come si vivessero qualche cosa di inaspettato, qualche inadempienza all’alleanza celebrata con il Signore? No, non potranno perché saranno abitati dalla gioia piena, quella gioia misteriosa che convive con lo strazio; quella gioia inimmaginabile che irrompe d’improvviso nel momento estremo, persino nel tormento del martirio. Nel vivere nella Chiesa, colonna e sostegno della verità, saranno inclini al malumore e alla lamentela secondo l’abitudine inestirpabile della mediocrità? No. Non faranno spazio al malumore e alla lamentela perché vivono nella pienezza della gioia e le loro parole sono il cantico dell’esultanza, il salmo della benedizione, e ameranno la santa Chiesa di Dio con l’amore di Gesù che l’ha resa santa e immacolata, come la sposa amata, come la fidanzata per la quale l’Agnello ha versato il suo sangue.
4. Padre … consacrali nella verità.
Come potranno vivere in questo estremismo? Come si realizzerà questa esagerazione? Sono forse uomini superiori, inaccessibili alle tentazioni e alla desolazione? Sono forse uomini addestrati e preparati per affrontare situazioni estreme, temerari che prendono gusto a sfidare il pericolo, che vogliono dimostrare di essere invincibili, gente che non conosce la paura e la tristezza? No, questa disponibilità all’esagerazione dell’appartenenza, della impopolarità e della gioia non viene da loro né è frutto delle loro capacità. Questa via esagerata, questa scelta estrema è possibile perché la loro vita è dentro la preghiera di Gesù, le loro scelte sono rese possibili da Gesù e dalla sua relazione con il Padre: come tu hai mandato me nel mondo, così anch’io ho mandato loro nel mondo. Per loro io consacro me stesso perché siano anch’essi consacrati nella verità. Con questa certezza noi accogliamo la disponibilità di questi uomini a essere consacrati per sempre e totalmente per la missione, disponibili a questo estremismo, a questa esagerazione:
- la totalità e definitività della consacrazione;
- l’esposizione alla ostilità del mondo;
- la gratitudine nell’ospitare la pienezza della gioia.