Con una lettera datata 22 gennaio 2022 il Segretario di Stato si è rivolto ad alcuni membri della Conferenza Episcopale Italiana al fine di evitare che Enzo Bianchi possa essere invitato in appuntamenti ecclesiali. Negli anni scorsi quest'uomo è sempre stato invitato e "sponsorizzato" ma oggi è divenuto il lebbroso da cui bisogna stare lontani. Questa tecnica è usuale per il Segretario di Stato che è solito invitare presbiteri in Terza Loggia e metterli in guardia dall'uno o dall'altro vescovo o cardinale. Con il suo fare sempre molto "finto pacificatore" Parolin passa le sue giornate a tramare nel segreto. Piuttosto che praticare e predicare la carità, mette in guardia i sacerdoti dallo stare vicino a "determinati presuli" senza preoccuparsi di aiutare quei vescovi che, purtroppo, sono caduti nella depressione e nella solitudine proprio a motivo di alcune azioni del Papa e del Segretario di Stato stesso. Uno di questo è certamente l'ex rettore della Pontificia Facoltà Lateranense che è visto da Parolin come qualcuno da cui star lontani, c'è da chiedersi cosa abbia fatto il Segretario di Sua Santità per dare degno riconoscimento a chi ha servito per anni la Santa Sede.
Con Enzo Bianchi succede la stessa cosa. La Santa Sede ha voluto a tutti i costi mettere mano su una realtà su cui non aveva alcuna voce in capitolo. Basti ricordare che a Bose sono tutti LAICI e, inoltre, si professano di diverse religioni. A qualcuno, però, ha fatto comodo far entrare la potente mano del Vaticano al fine di poter mettersi una bella croce pettorale e sperare di diventare, magari un giorno non tanto lontano, abate di qualche monastero vero. Come Silere non possum ha dimostrato fin dagli inizi, a Bose non vi è stato alcun delitto e tutto ciò che è stato compiuto è stato fatto contra legem. Questo portale di informazione pubblicò in esclusiva il Decreto Singolare che riguardava gli allontanati e questo fece andare su tutte le furie Pietro Parolin, il quale ancora non aveva neppure capito cosa potesse diventare Silere non possum. Oggi il porporato scrive: «Successivamente il testo integrale del Decreto cominciò a circolare sul web indipendentemente dalla volontà della Segreteria di Stato e senza alcuna autorizzazione del Delegato Pontificio, p. Amedeo Cencini, FCC». Sì, caro Pietro, il decreto è diventato pubblico grazie a Silere non possum, puoi dirlo senza paura. E questo è accaduto proprio perchè mettevate in giro voci calunniose sul conto di Enzo Bianchi e dei suoi fratelli ma negli atti non vi è nulla che dimostri ciò che dicevate nel segreto, per paura di essere querelati.
È bene poi leggere quanto scrive alla fine: “In conclusione, nel ribadire che nei confronti di Fr. Enzo Bianchi non è stato mosso alcun addebito di tipo dottrinale né è stato assunto alcun provvedimento di limitazione della sua attività di predicatore, pubblicista o conferenziere - mentre il Decreto singolare gli impone di non fondare comunità, associazioni o altre aggregazioni ecclesiali (cfr art. 13) ,- i Vescovi e quanti hanno responsabilità pastorali nella Chiesa in Italia sono pressantemente esortati ad operare un attento discernimento sull'opportunità ecclesiale di continuare ad affidare a Fr. Enzo Bianchi incarichi di predicazione o di formazione per li clero, la vita religiosa e li laicato“.
La domanda quindi è: perchè non dovremmo invitarlo se non ha commesso alcunché? Non è forse questo un abuso di potere e una grande mancanza di carità? Una persecuzione senza senso?
PERSONALE- CONFIDENZIALE
NOTA SULLA VICENDA DELLA
COMUNITÀ DI BOSE
A distanza di oltre 18 mesi dall'emanazione del Decreto singolare n. 490.190, del 13 maggio 2020, approvato in forma specifica dal Santo Padre Francesco e contenente "Provvedimenti per la Comunità monastica di Bose", si ritiene opportuno evidenziare alcuni aspetti relativi al suo contenuto e alla sua applicazione, con il proposito di aiutare il discernimento dei Vescovi della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) nell'esercizio del loro ministero pastorale.
L'elemento che ha suscitato maggior attenzione nell'opinione pubblica civile ed ecclesiale è stata la disposizione relativa all'allontanamento da Bose a tempo indeterminato del Fondatore Fr. Enzo Bianchi, di altri due fratelli e una sorella. La decisione è stata presa in base a motivi ritenuti gravi, comunicati ai diretti interessati, ma non resi pubblici, nel massimo rispetto possibile della riservatezza. Successivamente il testo integrale del Decreto cominciò a circolare sul web indipendentemente dalla volontà della Segreteria di Stato e senza alcuna autorizzazione del Delegato Pontificio, p. Amedeo Cencini, FCC.
Come è già dunque noto, per quanto riguarda Fr. Enzo Bianchi, il Decreto precisava quanto segue:
"[Atteso che] Fr. Enzo Bianchi, Fondatore della Comunità Monastica di Bose, dopo le dimissioni spontanee dalla carica di Priore, ha mostrato di non aver rinunciato effettivamente al governo, interferendo, in diversi modi, continuamente e gravemente, sulla conduzione della medesima Comunità e determinando una grave divisione nella vita fraterna; si è posto al di sopra della Regola della Comunità e delle esigenze evangeliche da essa richieste; ha esercitato la propria autorità morale in modo improprio, irrispettoso e sconveniente nei confronti dei fratelli della Comunità provocando scandalo".
Ne sono conseguiti alcuni provvedimenti ad personam, in particolare:
7. Fr. Enzo Bianchi, entro e non oltre il termine di dieci giorni dalla data di notifica del presente Decreto [i.e. 21 maggio 2020], si ritirerà dalla Comunità Monastica di Bose e si trasferirà, per un tempo indeterminato e senza soluzione di continuità, in un Monastero o altro luogo scelto dal Delegato Pontificio, in accordo per quanto è possibile con l'interessato […].
10. Fr. Enzo Bianchi si asterrà dal rientrare a Bose o in una delle Fraternità e dall'intrattenere, in alcun modo, relazioni e contatti con i membri della Comunità senza l'autorizzazione previa ed esplicita del Delegato Pontificio [...].
15. Fr. Goffredo Boselli non potrà risiedere nello stesso domicilio di Fr. Enzo Bianchi e dovrà interrompere i contatti con lui.
È motivo di profondo rammarico, dunque, dover constatare che Fr. Enzo Bianchi non si sia attenuto, se non con estrema riluttanza e solo in parte, alle disposizioni che lo riguardavano. In particolare:
- il suo trasferimento dalla Comunità Monastica di Bose è avvenuto solo dopo un anno dal Decreto (anziché i dieci giorni disposti) e dopo pressanti insistenze da parte dello stesso Santo Padre; inoltre, si è spostato in una località da lui scelta autonomamente e solo successivamente comunicata al Delegato Pontificio (non in un Monastero secondo la prima indicazione del Decreto);
- ha intrattenuto e intrattiene contatti sia con gli altri membri allontanati, sia con alcuni fratelli e sorelle della Comunità Monastica di Bose, sui quali continua a esercitare quell'autorità morale impropria che il Decreto stigmatizzava e intendeva far cessare attraverso i provvedimenti adottati;
- i contatti con Fr. Goffredo Boselli sono proseguiti anche in forma pubblica, con la partecipazione congiunta a eventi pubblici in contesti sia ecclesiali che culturali.
Inoltre, nel tempo intercorso dal Decreto singolare a oggi, sono giunte alla Segreteria di Stato ulteriori testimonianze e documentazioni che hanno consentito di avere un quadro complessivo della gestione dell'autorità e dei comportamenti in vari ambiti di Fr. Enzo Bianchi, ancor più grave di quanto già verificato in sede di Visita Apostolica.
Ciò va detto per avere un quadro realistico della situazione, nel rispetto della verità, delle persone coinvolte e in particolare della Comunità, che si sta riprendendo nel perseguimento dei suoi ideali di vita monastica, dopo il difficile tempo vissuto. E che ha bisogno, naturalmente, del sostegno il più possibile concorde di tutta la Chiesa.
Ma va detto anche a beneficio dei Pastori. Se infatti, come ha ricordato anche recentemente il Santo Padre, "i fedeli hanno il diritto di essere avvertiti dai Pastori sull'autenticità dei carismi e sull'affidabilità di coloro che si presentano come fondatori” (Authenticun charismatis, 10 novembre 2020), tanto più i Pastori vanno aiutati e illuminati in questo processo di discernimento.
È con questo intento che viene inviata la presente Nota.
In conclusione, nel ribadire che nei confronti di Fr. Enzo Bianchi non è stato mosso alcun addebito di tipo dottrinale né è stato assunto alcun provvedimento di limitazione della sua attività di predicatore, pubblicista o conferenziere - mentre il Decreto singolare gli impone di non fondare comunità, associazioni o altre aggregazioni ecclesiali (cfr art. 13) ,- i Vescovi e quanti hanno responsabilità pastorali nella Chiesa in Italia sono pressantemente esortati ad operare un attento discernimento sull'opportunità ecclesiale di continuare ad affidare a Fr. Enzo Bianchi incarichi di predicazione o di formazione per li clero, la vita religiosa e li laicato.
Dal Vaticano, 22 gennaio 2022
Pietro Card. Parolin