Città del Vaticano - Questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, il Sommo Pontefice Leone XIV ha ricevuto in udienza i partecipanti al Simposio Ecumenico dal titolo “Nicea e la Chiesa del Terzo Millennio: Verso l’Unità Cattolico-Ortodossa”, che si svolge in questi giorni presso l’Università Pontificia San Tommaso d’Aquino – Angelicum. L’incontro, organizzato dall’Istituto di Studi Ecumenici Œcumenicum insieme all’Associazione Teologica Ortodossa Internazionale, ha riunito rappresentanti delle Chiese Ortodosse e Ortodosse Orientali, numerosi accademici, teologi e osservatori cattolici ed ecumenici, in occasione del 1700° anniversario del Concilio di Nicea (325–2025).

Il Papa ha voluto innanzitutto offrire un benvenuto caloroso e personale, scusandosi per il lieve ritardo, spiegando con un sorriso che sta ancora familiarizzando con i ritmi a cui è sottoposto il Santo Padre in Vaticano.

Il Concilio di Nicea: ancora oggi un riferimento

Leone XIV ha voluto ricordare che il Concilio di Nicea non è solo un momento storico, ma una “bussola” che continua a guidare il cammino verso la piena unità visibile dei cristiani. Per le Chiese d’Oriente, ha sottolineato, quel Concilio è il Concilio per eccellenza, non solo il primo, perché vi fu definita in modo solenne la fede comune, attraverso il Credo niceno e la confessione dei “318 Padri”.

Rifacendosi a un recente documento della Commissione Teologica Internazionale, il Papa ha ribadito che ciò che unisce i cristiani è molto più forte di ciò che li divide. Tutti – cattolici, ortodossi e ortodossi orientali – credono nello stesso Dio trinitario, nella divinità e umanità di Cristo, nella salvezza, nella Scrittura letta nella Chiesa, nel Battesimo, nella risurrezione dei morti e nella vita eterna. Da qui, l’invito a ritornare insieme a Nicea, a riscoprire questa fonte comune per comprendere meglio anche ciò che ancora divide, con la fiducia che il dialogo e la grazia di Dio porteranno nuovi passi in avanti.

Sinodalità: cammino condiviso

Il secondo grande tema affrontato è stato quello della sinodalità, legato al metodo stesso del Concilio di Nicea, che ha inaugurato un modo di affrontare in modo collegiale le questioni dottrinali e disciplinari. In questo contesto, il Papa ha ricordato con gratitudine la presenza attiva dei delegati ortodossi e orientali al recente Sinodo sulla sinodalità svoltosi qui in Vaticano, che ha riconosciuto il valore imprescindibile del dialogo ecumenico per lo sviluppo di una Chiesa sempre più sinodale. L’auspicio di Leone XIV è che la commemorazione del 1700° anniversario di Nicea diventi un’occasione concreta per “confessare insieme la fede cristologica” e per mettere in pratica forme comuni di discernimento e collaborazione.

Una data comune per la Pasqua

Il terzo tema, la data della Pasqua, tocca una questione tanto antica quanto attuale. Il Papa ha ricordato che uno degli scopi del Concilio di Nicea fu proprio quello di stabilire una data unica per la celebrazione della Pasqua in tutta la cristianità. Oggi, invece, le differenze tra i calendari liturgici causano disagi pastorali, divisioni familiari e una testimonianza cristiana frammentata. In un anno – come il 2025 – in cui la Pasqua è stata celebrata nello stesso giorno da tutti i cristiani, Leone XIV ha voluto rilanciare con forza la disponibilità della Chiesa Cattolica a trovare una soluzione condivisa, affinché la “Festa delle Feste” sia celebrata insieme, rafforzando così anche l’annuncio missionario del Vangelo.

Unità come dono dello Spirito

Il Santo Padre ha concluso ricordando che l’unità non sarà mai solo il frutto di sforzi umani, ma sarà un dono dello Spirito Santo, da accogliere con umiltà e preghiera. Ha citato la celebre preghiera del padre Paul Couturier, considerato un padre dell'ecumenismo spirituale: “come Cristo vuole e con i mezzi che Egli vuole”. Per questo, ha invitato tutti a pregare insieme, in piedi, pronunciando un’antica invocazione allo Spirito Santo tratta dalla liturgia orientale: «O Re Celeste, Consolatore, Spirito di Verità…». Un gesto semplice ma potente, che ha unito nella stessa supplica voci cattoliche e ortodosse, teologi e pastori, professori e studenti.

Con la benedizione apostolica, Leone XIV ha concluso l’Udienza con un ringraziamento: “Grazie di cuore”. Un cuore che, sin dai primi giorni del suo pontificato, si sta mostrando aperto al dialogo, alla comunione e alla speranza, nella fedeltà al Vangelo e alla Tradizione viva della Chiesa.

s.R.A.
Silere non possum