Città del Vaticano - L’udienza odierna tra Leone XIV e il Patriarca ecumenico Bartolomeo I si inserisce in un contesto delicato per i rapporti tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa.
Anche qui Leone è chiamato a ricucire. Gli anni trascorsi sono stati caratterizzati da rapporti cordiali ma anche da timori non indifferenti da parte della Chiesa Ortodossa riguardo alle scelte e al modus operandi di Francesco. Dal punto di vista ecumenico, infatti, i rapporti hanno subito un rallentamento. Oggi, molte delle speranze per un reale riavvicinamento tra Roma e Costantinopoli si concentrano ancora una volta su Leone XIV.
Il patriarcato di Bartolomeo I non ha mai nascosto un certo disagio nei confronti del modo in cui Jorge Mario Bergoglio ha interpretato il ministero petrino. A pesare, più della dottrina, è stata l’impostazione iper-personalistica del pontificato di Francesco, segnato da una vera e propria papolatria: un’esaltazione non tanto della figura del Papa in quanto tale, la quale già preoccupa di per sé gli ortodossi, ma della sua persona concreta, Bergoglio, in una continua esposizione mediatica e in un accentramento delle decisioni che ha allontanato invece che avvicinare i fratelli separati d’Oriente.
Questo stile ha rappresentato un ostacolo oggettivo per il dialogo ecumenico. Bartolomeo I, in diverse occasioni, ha sussurrato l’impossibilità di procedere verso l’unità ecclesiale finché Roma persisteva in un modello ecclesiologico centrato sulla figura personale del Papa, piuttosto che sul suo ruolo collegiale e di servizio. La teologia ortodossa, da sempre attenta alla sinodalità, ha visto con crescente sospetto l’autonomia decisionale assunta da Francesco su molte questioni, anche quelle di rilevanza universale.
Le trattative per la Pace
Non meno problematiche sono state le implicazioni diplomatico-religiose relative al conflitto tra Russia e Ucraina. Le esternazioni pubbliche di Papa Francesco — più volte definite inadeguate sia dal punto di vista politico che diplomatico — hanno provocato reazioni non solo del Patriarcato di Mosca ma anche di quello ecumenico, gettando ombre sull’effettiva neutralità della Santa Sede.
La divisione tra la Chiesa ortodossa russa e il Patriarcato di Costantinopoli si è acuita nel 2018, quando il Patriarca ecumenico Bartolomeo di Costantinopoli ha concesso l’autocefalia (indipendenza ecclesiastica) proprio alla Chiesa ortodossa ucraina, separandola dalla giurisdizione del Patriarcato di Mosca. Questo gesto è stato visto da Mosca come un’interferenza nei propri affari canonici, poiché considerava l’Ucraina parte del proprio territorio ecclesiastico. In risposta, il Patriarcato di Mosca ha interrotto la comunione con Costantinopoli, provocando una spaccatura significativa all'interno del mondo ortodosso. La crisi riflette tensioni più ampie tra visioni diverse dell'autorità ecclesiastica e influenze geopolitiche.
Anche l'idea che il Vaticano possa farsi mediatore nel conflitto è stata respinta proprio per queste ragioni: la Russia ortodossa, oggi più che mai legata all’identità religiosa nazionale, non accetterà mai una mediazione condotta da una sede vista come teologicamente e politicamente diversa. Per questo motivo si è iniziato a parlare di Turchia o altre realtà "che potrebbero essere accettate più volentieri dalla Russia e dall'Ucraina".
L’incontro di oggi tra Leone XIV e Bartolomeo I ha toccato anche questi nodi cruciali. Per molti osservatori, si auspica l'apertura di una stagione nuova nei rapporti tra Oriente e Occidente cristiano.
s.T.S.
Silere non possum