Roma - Il cielo limpido del pomeriggio romano è stato squarciato dal suono delle pale di un elicottero. A bordo, Papa Leone XIV, giunto per partecipare alla Veglia del Giubileo dei Giovani. Il suo arrivo ha dato il via a una delle immagini più forti ed emblematiche di questo Anno Santo: un milione di giovani, radunati in silenzio orante, raccolti nella polvere e nella luce, uniti da un’unica domanda — per chi donare la mia vita?

Sceso dall’elicottero, il Pontefice ha salutato i presenti con un lungo giro a bordo della papamobile, tra acclamazioni commosse e cori festosi: “Leone, Leone!”, gridavano in migliaia. Non era solo entusiasmo. C’era, in quel grido, una richiesta di guida, una domanda di verità. Il Papa è salito sul palco e ha presieduto la Veglia in un clima di devozione e preghiera. I giovani hanno ascoltato le parole del Pontefice in silenzio, interrotto solo da applausi di gratitudine.. Il cuore dell’incontro è stato un dialogo diretto: domande dei ragazzi, risposte del Papa.

«La nostra vita comincia con un legame»

Il primo grande tema affrontato da Leone XIV è stato quello della relazione umana. Non come argomento teorico, ma come realtà costitutiva della vita:

“Le relazioni umane, i nostri legami con le altre persone, sono indispensabili per ciascuno di noi, a partire dal fatto che ogni uomo e ogni donna nel mondo nasce come figlio di qualcuno. La nostra vita inizia con un legame, ed è attraverso i legami che cresciamo.” Leone XIV ha poi riflettuto sulla cultura, intesa come strumento con cui leggiamo il mondo e noi stessi, e su come la verità — non quella astratta, ma quella che unisce i nomi ai volti — sia ciò che fonda ogni legame autentico. La menzogna, invece, separa, disgrega, crea confusione e solitudine.

Ha parlato del pericolo insidioso degli algoritmi, dei social media, della comunicazione ridotta a pubblicità o consumo. Un mondo dove le relazioni si sfilacciano, dove si è continuamente sollecitati ma mai davvero incontrati. L’uomo, ha detto il Papa, finisce per diventare strumento egli stesso, “merce” in un mercato affettivo e identitario.






L’amicizia vera è in Cristo

Ma il tema centrale della serata è stato quello che più ha fatto vibrare la spianata: l’amicizia.

“Cari giovani, ogni persona desidera naturalmente questa vita buona, come i polmoni desiderano l’aria. Ma quanto è difficile trovarla! Quanto è difficile trovare un’amicizia autentica.”

Leone XIV ha voluto riportare al centro della riflessione il cuore umano, quello di ogni giovane, ferito e affamato di relazioni vere. Ha evocato sant’Agostino, che con la sua inquietudine giovanile parla ancora oggi: «Nessuna amicizia è fedele se non in Cristo», «Non esiste amicizia autentica che non sia in Cristo. La vera amicizia è sempre in Gesù Cristo, con verità, amore e rispetto», «Ama veramente il suo amico chi, nell’amico, ama Dio».

In queste parole — pronunciate con forza, con il tono di chi crede a ciò che dice — si è condensata la visione cristiana dell’amicizia: non come alleanza temporanea, non come legame emotivo instabile, ma come strada per Dio. Un’amicizia che non diventa possesso, ma offerta; non chiusura, ma apertura al trascendente.

L’amicizia, ha detto Leone XIV, può cambiare il mondo. È una via alla pace.  “La amistad es el camino por la paz.”

La scelta come riconoscimento di un Amore originario

Parlando del coraggio di scegliere, il Papa ha ribaltato l’approccio tipico del nostro tempo, che vede la scelta come un atto solitario, gravoso, pieno di ansie da prestazione: “Osservandola con attenzione, capiamo che non si tratta solo di scegliere qualcosa, ma di scegliere qualcuno. Quando scegliamo, in senso forte, decidiamo chi vogliamo diventare.” E ancora: “Abbiamo ricevuto la vita gratis, senza sceglierla! All’origine di noi stessi non c’è stata una nostra decisione, ma un amore che ci ha voluti.”

La vera libertà, allora, non è inventarsi da sé, ma riconoscere di essere stati scelti. Le scelte autentiche — il matrimonio, la vita consacrata, il sacerdozio — nascono dalla gratitudine, non dalla prestazione. Non sono atti eroici, ma risposte umili a un dono ricevuto. E su questo sfondo, Leone XIV ha ricordato due ragazze morte nei giorni del Giubileo, María e Pascale: “Entrambe hanno scelto di venire a Roma per il Giubileo dei Giovani, e la morte le ha colte in questi giorni. Preghiamo insieme per loro.”

Ha chiesto preghiere anche per Ignacio, un ragazzo ricoverato al Bambino Gesù, quasi a dire che ogni sofferenza giovanile è un mistero sacro.


“Resta con noi, Signore”: il silenzio di un milione

Dopo le parole, è venuto il silenzio. Non quello dell’assenza, ma quello della presenza assoluta. Gesù Eucaristia è stato esposto solennemente, e un milione di giovani hanno taciuto. Il Papa si è inginocchiato, in adorazione. Lo sguardo fisso sull’Ostia, il corpo raccolto, immobile. Nessuna parola. Solo il silenzio, che parlava più di ogni discorso.

“Ogni volta che adoriamo Cristo nell’Eucaristia, i nostri cuori saranno uniti in Lui.”

Leone XIV ha concluso con una preghiera semplice ma potente: “Resta con noi, Signore. Quédate con nosotros, Señor. Stay with us, Lord.” Un’invocazione che è diventata canto interiore per l’intera spianata.

L’ultima parola: la gratitudine

Al termine, dopo la benedizione eucaristica, il Papa ha salutato con semplicità: “Vorrei ringraziare il coro, la musica: grazie per accompagnarci! Grazie a tutti voi! Gracias! Mi raccomando: riposatevi un po’. L’appuntamento domani mattina qui per la Santa Messa. Auguri a tutti. Buonanotte!” E se n’è andato così, come era arrivato: in punta di piedi, ma lasciando un’impronta indelebile nel cuore di tutti i giovani.

d.M.T.
Silere non possum