Fr Alain Le Marinel is a young priest who is the victim of some old and disillusioned parishioners.

What does this story tell us?

Se sei cattolico diventi il bersaglio dei fortini di potere, anche delle piccole realtà. Questa è una dura realtà alla quale devi abituarti non solo quando vieni nominato parroco ma anche quando vieni affidato ad una parrocchia come seminarista o come viceparroco. A farne le spese, in queste ore in Francia, sono alcuni sacerdoti cattolici e ben formati che sono stati presi di mira da vecchi parrocchiani. Oggi, infatti, non puoi permetterti di andare in chiesa ed insegnare la dottrina cattolica, celebrare il santo Sacrificio, fare catechesi, adorazione eucaristica o pregare il Santo Rosario. Guai a te, prete, se vai in chiesa e dici alla vecchietta chiacchierona di star zitta. “Sei misogino! Sei intransigente! Sei rigido!” Ti sentirai dire.

Il sacerdote, quindi, è in balia dei sentimenti e delle ambizioni dei laici della sua parrocchia. “Il parroco precedente ci faceva fare così”, “eh ma don Tizio mi faceva ballare sull’altare”, “no ma, don Caio la messa la dice così, perché tu la dici così?”. E gli esempi potrebbero essere infiniti. Poi ci sono i fortini di potere delle comunità laicali. Basta pensare ai neocatecumenali o ai focolarini. Guai entrare in una parrocchia dove ci sono queste sette e togliergli lo scettro magico del potere. Le attività devono essere tutte organizzate da loro e il prete se vuole può partecipare. Se proprio vuole. Se lo ritiene indispensabile. Gli altri parrocchiani che non sono parte del movimento? Ah, per loro non c’è posto.

Molto spesso queste realtà sono nate per la fantastica intuizione di sacerdoti che hanno visto fallire qualunque loro iniziativa e, quindi, si sono circondati di laici che facessero setta, si riunissero attorno al loro guru. Fra i tanti possiamo citare una diramazione di quello che è già un vero e proprio cancro della comunione ecclesiale: il Movimento diocesano fondato da Giuseppe Petrocchi all'interno del Movimento dei Focolari.

Se si cercano informazioni su questa realtà si troverà scritto: "opera al servizio della Chiesa locale". Che belle parole! Peccato siano solo parole. Questi movimenti, infatti, fanno tutto tranne che creare comunione e legami e sopratutto non lavorano al servizio di nessuno se non di sé stessi. Attività ricreative o momenti di preghiera sono fatte sempre e soltanto con i sacerdoti appartenenti al movimento senza alcun coinvolgimento dei vescovi locali (a meno che non siano focolarini) o dei parroci (sempre, appunto, se non sono focolarini). Se un sacerdote, malauguratamente, viene inviato come parroco in una parrocchia dove ci sono queste realtà, può farsi un segno di croce perché la sua vita sarà un inferno.

Questo dovrebbe far svegliare anche qualche vescovo che molto spesso "accarezza la schiena" di queste realtà perché gli portano numeri e denaro. Il problema, peraltro, è che tutti questi movimenti hanno creato una Chiesa che è del tutto divisa. In questo bisogna dire che il problema ha raggiunto il suo apice nel pontificato di Giovanni Paolo II. Pur di avere i giovani alle Giornate Mondiali della Gioventù si è dato un potere immane a questi movimenti. Il risultato è che si creano migliaia di sette in giro per il mondo e poi, ogni tot anni, questi si trovano tutti insieme con il Papa. Ma la quotidianità qual è? Se i movimenti non sono capaci di vivere la vita parrocchiale, ovvero la vita reale e non la loro bolla, a che serve tutto questo?

Il martirio dei preti cattolici

Probabilmente serve a far esaurire quei poveri preti cattolici che oggi si ritrovano con una sana formazione, tanto entusiasmo ma poi sbattono la faccia in realtà del tutto distrutte dai preti sessantottini che avevano più problemi di un libro di matematica ed hanno trasformato le chiese in slogan "E gioia sia".

Don Alain Le Marinel, sacerdote della diocesi di Coutances, in queste ore è stato vittima del famoso chiacchiericcio di cui parla Papa Francesco. Il quotidiano francese Le Parisienne ha pubblicato un articolo in cui dà voce ai parrocchiani che lamentano l'operato del loro parroco. Allora vi chiederete, ma cosa avrà fatto mai di così grave questo prete? Avrà abusato di qualche figliolo? Avrà sgozzato in piazza qualcuno? No, nulla di tutto questo.

"Il sacerdote - scrive il quotidiano - è uno di quelli che vengono definiti della generazione di Benedetto XVI". Ecco qua. In poche parole tutto il problema. Don Alain ha scelto di vietare la partecipazione al servizio all'altare alle ragazzine. Don Alain porta la talare. Don Alain utilizza il latino in alcune parti delle celebrazioni.

Questo gli è bastato per sentirsi insultare dai parrocchiani. Ma diamo uno sguardo a questi fedeli laici. Chi sono? Beh, si tratta dei vecchi che popolano le nostre chiese. Qui è doveroso fare un'ulteriore specifica. Se voi andate nelle riunioni dei sinodi o di queste assemblee che poi redigono i documenti che ci ritroviamo alla Segreteria del Sinodo, solitamente potete trovare qualche vecchia arrabbiata con il mondo e che vede la Chiesa come una sorta di fortino. Sono queste quelle che passano il loro tempo a dire che i giovani sono il demonio e che loro vogliono più potere nella Chiesa. Sono sempre loro quelle che quando vedono un giovane entrare in chiesa gli dicono subito che non può far questo, non può far quell'altro. Forza, è inutile dilungarsi molto, chiunque di noi sa bene come le vecchie signore (spesso vedove) che popolano le nostre sagrestia sono divenute un vero e proprio problema per la Chiesa. Addirittura se il vescovo osa cambiare il parroco di una parrocchia, deve far attenzione a non pestare i piedi di queste "parrochesse", altrimenti si ritrova le raccolte firme e qualche insulto sui quotidiani locali.

Il laicato prepotente

Si tratta, quindi, di quella generazione di vecchi che hanno preso in mano intere parrocchie perché hanno avuto parroci sessantottini che non avevano alcuna voglia di stare in sagrestia. Il parroco non c'era e loro avevano il pieno controllo. Quanti soldi sono spariti dalle nostre chiese solo Iddio lo sa. Ed ora? Eh, ora è un bel problema perché quei "preti della generazione di Benedetto XVI", come li chiamano loro con fare sprezzante, sono quelli che sono stati formati per essere (e non fare) i preti in modo serio. Ora ciò che ci chiediamo è: cosa gliene frega ad un laico se il parroco porta la talare? Già questo dovrebbe farci capire come questi fedeli non sono affatto interessati a Gesù Cristo ma vengono in Chiesa perché gli abbiamo insegnato che qui loro chiedono e noi concediamo.

Alla signora che lamenta: "Eh ma la Chiesa dovrebbe essere così", bisogna rispondere: "Certo, Signora, la Chiesa che fonderà Lei, vada e fondi la Chiesa come la vuole Lei". Del resto, queste strutture sono state create con i tanti sacrifici di fedeli che di certo non passavano il loro tempo a contare le monetine in sagrestia o a chiacchierare fra le panche. Queste chiese sono state costruite da gente che aveva fede e non insegnava ai sacerdoti come dovevano essere e cosa dovevano mettersi la mattina quando si alzavano da letto.

Il quotidiano francese intervista un parrocchiano che dice di essere scioccato dal ritorno al latino ed una signora che dice: “Ero coinvolta nelle diverse attività della mia parrocchia, ho trascorso parte della mia vita lì, era il mio equilibrio. Ma, oggi, non mi ritrovo più lì. Non è più la Chiesa che amo. Rimuovono persino i vecchi canti che abbiamo sempre conosciuto. E questo mi rende così triste".

Certo, la signora è afflitta, poverina. Le è stato tolto il giocattolino e lei non ha più lo scettro del potere. I canti dell'alleluia delle lampadine dove lei poteva fare la riabilitazione motoria settimanale non si fanno più e lei non ha più voce in capitolo quando ci sono i giovani. Che disdetta. Questa è la realtà delle cose, i vecchi non vogliono lasciare i loro posti ammuffiti e stantii. Non sopportano che vi sia chi fa diversamente da come hanno fatto loro. I vecchi sono il vero problema della Chiesa e questo non vale solo per le parrocchie ma anche per la leadership che continua a portare avanti un'agenda che ai giovani non importa affatto.

Le nuove generazioni

È finita l'era in cui ci sono i paffutelli storici della Chiesa che pontificano, o i barbutelli finti liturgisti. Si tratta di qualcosa che i giovani non hanno più voglia di stare a guardare. Nella parrocchia di don Alain Le Marinel si lamentano solo quei vecchi che avevano nostalgia del vecchio ma con il suo arrivo, i giovani hanno iniziato a ripopolare la chiesa ed hanno ottenuto il loro spazio. Se il chierichetto serve all'altare, le bambine si dedicano ad altri tipi di servizio. Nessuno piange o si dispera, anzi, ognuno trova il suo spazio e mette a servizio della comunità i propri talenti.

La comunità è più viva e più giovane. Forse questo porta delusione in coloro che dicevano che l'alleluia delle lampadine avrebbe portato più giovani in Chiesa. Però è la dura realtà. I ragazzi, quando vedono sessantenni esauriti che battono le mani e ballano in chiesa, si mettono a ridere. Provano tristezza, un po' di pena. Se vedono una celebrazione ben curata e sentono cantare persone preparate e non improvvate, ne rimangono edificati.

Molte volte sono proprio questi ragazzi che dicono: "Non venivo più in chiesa perché quella signora era insopportabile". Anche in Francia, però, proprio come in Italia, queste sono le persone che hanno agganci nelle redazioni dei giornali o delle televisioni. Sono coloro che sanno bene come mettere in giro false voci e quindi riescono in breve tempo a diffamare i propri parroci, coloro che ora sono i nemici. Perché quella è anche la generazione che ha imparato ad amare il singolo uomo che aveva di fronte e non il prete o la chiesa. Sono quei fedeli che se cambia il parroco, loro cambiano parrocchia. E questa è una delle più grandi sconfitte di chi si riempie la bocca del Concilio. Hanno creato personalismi e protagonismi. Hanno creato una Chiesa che non ha senso di esistere perché è quella che ha creato divisione.

Perciò, ben vengano i sacerdoti che "sono della generazione di Benedetto XVI", ben vengano coloro che sanno chi è un sacerdote e svolgono santamente il loro ministero. Auspichiamo vivamente che l'amministratore diocesano oggi e il nuovo vescovo poi, incontrino i fedeli della parrocchia di don Alain Le Marinel e lo incoraggino in questo suo ministero che, peraltro, ha iniziato da poco. Ad multos annos!

S.I.

Silere non possum