Diocesi di Brescia

Lunedì 1 e martedì 2 aprile 2024 circa 800 preadolescenti bresciani hanno compiuto un pellegrinaggio sulle orme di San Giovanni Bosco. Si tratta di un appuntamento annuale che vede coinvolti i ragazzi delle parrocchie di Brescia. Alle tradizionali mete di Roma e Assisi si è aggiunta una terza tappa, a completare il ciclo di viaggi diocesani per i preadolescenti. 

Lunedì mattina i giovani nati tra il 2010 e il 2012 sono partiti in pullman dalle loro parrocchie ed hanno raggiunto Chieri, luogo significativo che ha ospitato i primi passi della vocazione di San Giovanni Bosco, ideatore degli oratori. Nel pomeriggio hanno raggiunto la città di Torino ed hanno fatto visita alla cattedrale e al centro. Martedì 2 aprile hanno fatto visita alla suggestiva abbazia di San Michele della Chiusa.

Nel pomeriggio hanno raggiunto Colle Don Bosco dove hanno celebrato l'Eucarestia con il vescovo Pierantonio Tremolada nella Basilica dedicata al santo. Il presule ha ricordato: «La figura di San Giovanni Bosco ha accompagnato anche me nella mia vita. Quando ero in oratorio spesso si parlava di don Bosco. Nella vita di questo santo - Giovannino lo chiamava la sua mamma - mi ha colpito il fatto che non ha avuto una vita facile. Da subito ha sentito la responsabilità nei confronti della sua famiglia. Fin da ragazzo ha sentito interiormente il bisogno di far felici gli altri. Era un carattere molto positivo, interiormente felice, sapeva affrontare le difficoltà e non si scoraggiava. Soprattutto aveva questo desiderio sincero di fare felici gli altri. Da giovane divenne un giocoliere, imparò diversi numeri, e questo gli serviva per aiutare gli altri a non cadere in comportamenti che non li rendeva felici. Lui amava che la vita di tutti fosse sana, con comportamenti di cui non ci si doveva vergognare». 

E ancora: «Questa sua natura che già da ragazzo era molto viva si è sviluppata enormemente quando è diventato sacerdote e poi è divenuto uno dei più grandi educatori della storia. Quello che voglio dirvi è che è importante che noi abbiamo questo modo positivo di vivere la vita. Non lasciamoci scoraggiare da qualche difficoltà che può succedere. Prendiamoci cura degli altri, dobbiamo avere il desiderio di contribuire alla felicità altrui». Mons. Tremolada ha poi ricordato che queste belle caratteristiche di Giovanni Bosco nascono da una esperienza reale e costante con Gesù. Riflettendo sul Vangelo odierno (Gv 20, 11-18) ha sottolineato: «Teniamo presente che in Don Bosco c’è un segreto. Perché lui era così, quasi d’istinto? Come mai aveva dentro questo desiderio di rendere felici gli altri? La risposta è nel racconto della sua vita. C’era qualcosa che ogni giorno cresceva ogni giorno sempre di più perché lui aveva creato le condizioni. Questo è ciò che ci ricorda il brano del Vangelo che abbiamo ascoltato che ci parla dell’esperienza di Maria di Magdala, la quale va a visitare il sepolcro di Gesù, lo trova aperto, non sa più cosa pensare, si commuove e poi si ritrova davanti il Signore. Lo riconosce quando Gesù la chiama per nome. Ecco, questo era anche il segreto di don Bosco, sentirsi chiamato per nome. Il Signore conosceva il suo nome e lui conosceva il Signore. Non si sentiva mai solo. Sapeva che Qualcuno lo conosceva bene nei suoi limiti e nelle sue capacità. Non gli faceva mai mancare il suo sostegno». Al termine dell'omelia ha consegnato due inviti ai ragazzi: «Questi sono i due punti che volevo sottolineare: da una parte il desiderio di fare felici gli altri e di non pensare unicamente a sé e dall’altra cercare un incontro con il Signore riconoscendo che Lui è la presenza che ci garantisce questa forma positiva, autentica. Sentirci accompagnati ed amati da Colui che conosceremo sempre meglio con il passare del tempo». 

Con la celebrazione della Santa Messa si è concluso il pellegrinaggio dei giovani che hanno fatto rientro a Brescia. 

Silere non possum