Diocesi di Roma

Gli incontri con il Santo Padre sono diventati pericolosi. Sembra di partecipare ad un gerontocomio, dove c’è chi gareggia a spararla più grossa. Questo è ciò che hanno pensato i sacerdoti della diocesi di Roma che sono stati ordinati dal 1985 al 2013 ed hanno incontrato, martedì 11 giugno 2024, il Papa presso l'Università Pontificia Salesiana, in zona Montesacro di Roma. Francesco è giunto in auto alle ore 16 ed è stato accolto da S.E.R. il Sig. Cardinale Ángel Fernández Artime, rettore maggiore della Congregazione salesiana, da S.E.R. Mons. Baldo Reina, vicegerente della diocesi di Roma e da S.E.R. Mons. Michele Di Tolve. All'incontro avrebbero dovuto prendere parte 500 presbiteri ma erano solo 130. Come di consueto è bene diffidare dai numeri che vengono offerti dal giornale di partito e da Rai. Il primo parla di 160 presenti e gli altri addirittura di 500 presenti. 

La scelta, come vedremo fra poco, non è stata del tutto sbagliata perché chi ha scelto di non partecipare lo ha fatto con cognizione di causa. A Francesco, però, sembra non interessare granchè. L’incontro ha avuto inizio con la proclamazione del vangelo nel giorno di San Barnaba e proprio da questo brano il Pontefice parte per fare una bella considerazione maldicente su un non meglio precisato monsignore di curia (sappiamo bene a chi si riferisce il Papa ma non vogliamo prestare il fianco alla sua volontà di infangare la reputazione altrui). Bergoglio ha detto: «Ascoltando il vangelo di oggi mi è venuto in mente il trasloco che ha fatto due mesi fa uno che lavorava in curia. Due tir. Due tir. Né sacca da viaggio. Due tir, questo monsignore si è portato. Succede. Va bene. Sono contento di essere con voi». Così, ex abrupto, il Papa ritiene di dover fare considerazioni che ovviamente vanno a colpire un prete. Non parla delle case che Andrea Tornielli si compra a Chioggia, non parla degli appartamenti che i laici che lavorano nei dicasteri vogliono e pretendono. No. Parla di “un monsignore”. Ancora una volta chiediamoci quali sono i traumi infantili che quest’uomo ha dovuto subire.

La cacciata del Vicario

L’incontro inizia subito con una considerazione che va a tagliare la tensione palpabile che c’è fra il clero e il proprio vescovo. Un sacerdote afferma: «Vorrei condividere con Lei una ferita che ho nel cuore. La nostra diocesi di Roma è stata riorganizzata dal punto di vista pastorale e amministrativo, ho visto con dolore marginalizzare sempre di più la figura di don Angelo. Ero presente nel 2015 quando Lei lo consacrava vescovo e nel rito Lei rispondeva: “Molto volentieri”. Che gioia quel molto volentieri. Le dico che sarebbe stato bello, glielo dico, un trasferimento a fine anno pastorale con una Messa con tutti noi sacerdoti e magari anche con lui. Santità la diocesi di Roma ha tanto bisogno del suo “molto volentieri”».

Francesco, come è solito fare, non entra nel merito delle questioni che non vuole affrontare. Non spiega, appunto, come mai ha compiuto questa scelta in quel determinato periodo dell’anno ma definisce De Donatis“un uomo di Dio, un uomo spirituale, un grande pastore”.

Il pontefice è solito fare in questo modo, prima ti silura e poi ti elogia. Lo fece anche con il Prelato Segretario, incubo peggiore per Renato Tarantelli, al quale disse che aveva compiuto un ottimo lavoro “ma ora il diavolo gli presentava il conto”. Salvo dimenticare che il conto glielo stava presentando lui. Lo ha fatto con molte persone che ha cacciato: li elogia e poi gli sbatte la porta in faccia. Ad alcuni, come ad Enzo Bianchi, addirittura parla di “croce da portare”. Il peggior abuso spirituale che può essere commesso, insomma.

Considerato che in questo incontro con il clero è stato il Papa stesso a dirlo, ora possiamo riferirlo anche noi senza timore. Il Papa conobbe De Donatis durante alcuni pranzi che organizzava Angelo Becciu, quando era ancora sostituto. A proposito di mondanità, Bergoglio spesso dimentica di riferire quali sono gli eventi ai quali partecipa lui e sono emblema della mondanità. Pranzi, cene ed incontri con giornalisti, editori, banchieri e potenti vari. Mondanità, che bel termine Santità!

Come ha riferito lui stesso, Francesco rimase colpito dalle doti spirituali di De Donatis e dal fatto che portava diversi sacerdoti a questi pranzi. Vorremmo far riflettere su questo aspetto i presbiteri, soprattutto quelli della diocesi di Roma che sono molto legati al Penitenziere Maggiore. Nessuno mette in discussione le sue doti spirituali e il suo essere “uomo di Dio”. Ma queste sono doti sufficienti per poter governare una diocesi? Soprattutto una diocesi come quella di Roma? Chiediamoci, inoltre, è possibile che il Papa scelga le persone in questo modo? Prima i fraticelli di corte, poi i “commentatori spirituali”, poi De Donatis. Tutti soggetti di cui si è innamorato in occasioni che, lui stesso definirebbe mondane, ed ha silurato in tempo record. Tutte persone che ha innalzato e poi è stato lui a preparare i tir per farli partire. Si può governare la Chiesa in questo modo? Se una persona è valida nel dirigere le anime non significa che sia bravo come vescovo. Senza dimenticare tutti i rischi degli abusi di coscienza quando queste cose si mescolano.

In merito alla diocesi di Roma e al proliferare degli zucchetti paonazzi, il Pontefice ha sottolineato che ci sono “troppi vescovi e non è necessario averne tanti”. A suo modo di vedere a capo dei diversi settori può esserci un sacerdote. Lo ha già fatto nel settore centro, per il momento. Non sono mancati i riferimenti sterili ai chierici di Stato, alla mondanità.

Elezioni, armi e chirurgia plastica

Fra gli interventi non poteva mancare quello di Padre Giulio Albanese, il quale, purtroppo, ha lasciato le terre di missione per venire ad occuparsi della comunicazione della diocesi di Roma in un momento storico nel quale c’è chi ha deciso di scoprire gli altarini. Albanese, però, piuttosto che fare domande al Papa in merito al Vicariato, ha fatto notare al Pontefice quanto sta accadendo in Europa con le elezioni politiche e i dati allarmanti dell’astensionismo. Il Papa è intervenuto facendo intendere di essere preoccupato: «In tutta Europa si vede uno schieramento verso la destra. La Le Pen in Francia è andata avanti. Credo che noi dobbiamo lavorare nel magistero sociale della Chiesa. Non dimentichiamo quello che ha detto, non so se san Paolo VI o San Giovanni Paolo II, “la politica è la più alta forma della carità”». Poi ha detto: «Mi hanno invitato a parlare al G7 sull’intelligenza artificiale ma mi veniva di dire: “Come va la tua intelligenza naturale”. Ci manca quella capacità di pensare il bene comune». Il Papa ha anche evidenziato come, al momento, gli investimenti vengano fatti: sulla fabbrica delle armi e sugli anticoncezionali. “Uccidere la vita ed impedire la vita. È curioso”, ha detto.  Il terzo campo di investimento, ha sottolineato, sono le chirurgie plastiche. Facendo intendere che la chirurgia plastica per le donne può anche essere comprensibile ha però sottolineato: «Anche gli uomini, uomini che si fanno rifare il sedere per essere più eleganti e questo succede oggi. Siamo consapevoli di questo paganesimo?». Giustamente, qualche prete si è chiesto come faccia il Papa a sapere queste cose. Sembra, e purtroppo non è solo una sensazione, che Francesco passi le proprie giornate ad ascoltare, proprio come fanno le megere di paese, chi bussa a Santa Marta per dire la propria su qualunque argomento. Vista l’età, poi, sembra che ormai sia impossibile tenere a freno la sua lingua. Anche in questa occasione non sono mancati termini volgari che non sono più ascoltabili.

Il Papa usato dai laici (anticlericali) contro i parroci

Un sacerdote ha fatto correttamente notare al Papa che le sue aperture sono motivo di scontro anche in parrocchia. “Alcune persone vogliono fare da padrini e madrine perché ci tengono tanto. Se diciamo di no ci dicono che il Papa apre e noi chiudiamo”.

Francesco si è arrampicato in una teoria sulla angelicalità che non è ben chiaro dove l’abbia pescata ma la propinò già nel 2021: «Un peccato è più grave quanto più angelicalità ha. I peccati della carne sono gravi ma non sono più gravi del quarto, quinto, sesto, perché questi hanno più angelicalità. Noi ce la prendiamo con i peccati di meno angelicalità. Tu sei divorziato, risposato, fatto matrimonio civile…». E ha aggiunto: «Ma se la tua gente fa morire di fame gli impiegati possono venire a fare la comunione? Per favore siate generosi. Tutti tutti tutti dentro.» Sempre in riferimento a questo ha tenuto a dire: «Eh ma se questo è un frocio e viene a comunicarsi. Se questo è uno sfruttatore di gente. Risistemare la categoria dei peccati. Bisogna risistemare la categoria dei peccati. I peccati più gravi sono quelli che hanno più A N G E L I C A L I T À [il Papa scandisce la parola], i meno gravi sono quelli che hanno meno angelicalità!».

Oltre alle parolacce, termini che peraltro gli sono costati una gogna mediatica nelle ultime settimane, è passato alle battute tristi che non fanno ridere nessuno:I preti devono essere teneri. Non con le donne belle ma con coloro che sono in difficoltà”. E solo con le donne, sia chiaro. Perché per il Papa gli omosessuali in seminario non devono mettere piede, lo vedremo più avanti.

La salute del Papa: un tabù

Ancora una volta Francesco ha dato dimostrazione di come non ami parlare della sua salute che lo spaventa più di qualunque altra cosa. Un sacerdote gli ha chiesto: “Come sta Santità, spesso non ce lo chiediamo più, Lei ha subito anche dei ricoveri”. Piuttosto che ringraziare ed entrare nell’argomento si è lasciato andare all’ennesima battuta, trita e ritrita, sul fatto che è ancora vivo.

Un sacerdote gli ha poi suggerito di aprire una porta santa anche in una struttura sanitaria ed uno di origine tedesca ha fatto delle considerazioni sull’islam citando il corano a memoria (sembrava più preparato che con la Bibbia) che neppure il Papa ha capito.

Il Papa ha poi risposto ad alcune domande sulla povertà e sulle emergenze abitative ed ha detto: “Si devono fare limiti ai prezzi degli affitti”. E riferendosi al Giubileo il Papa ha sottolineato come i religiosi abbiano fatto voto di povertà. “I beni devono andare alla comunità”, ha sottolineato. Qualcuno dei presenti si è chiesto: “Anche Rupnik aveva fatto voto di povertà. Anche lui dava i beni alla comunità dei gesuiti? Quello che era frutto del suo lavoro andava ai Gesuiti o al Centro Aletti?”. Spesso il Papa non si rende conto che le sue belle parole si infrangono contro la realtà. È abituato a puntare il dito verso tutti ma non guarda mai a ciò che fanno i membri del suo club. Se c’è qualche struttura di religiosi che utilizza l’ospitalità come occasione per pagare le bollette e le numerose spese, non è un crimine. Se, al contrario, ci sono uomini che sfruttano il loro “essere preti” per fare milioni, questo sì è un crimine. Il Papa, però, non dovrebbe proteggerlo facendolo passare come "vittima dei media". 

I problemi di salute del Papa, comunque, sono sempre più evidenti. Anche dal punto di vista dell’udito fa sempre più difficoltà. Spesso i sacerdoti hanno dovuto ripetere le domande alzando la voce. A volte non vuole rispondere ma altre si dimentica. “Qualcuno mi manderà a quel paese”, ha detto il Papa quando gli è stato fatto notare che non aveva risposto a tutte le domande. Espressione che utilizzò con i carcerati anche a Verona e che, ancora una volta, mette in risalto come stare a Santa Marta a quest'uomo non faccia per niente bene. 

La bellezza dell’essere prete

Un parroco, ex missionario, ha esordito dicendo: Mi piacerebbe se Lei parlasse di più della bellezza dell’essere preti. Noi siamo preti innamorati del Signore. Penso bisogna dire un grande grazie ai preti di Roma che danno la vita per il Signore. Lo dica a tutti che i preti di Roma sono bravi, muoiono di infarto, di esaurimento nervoso. Anche ai giovani diciamo che è bello essere preti. Quanto è bello appartenere al Signore. Ogni tanto sentire la sua parola positiva farebbe bene perché anche in questa sala c’è tanta fede, tanta fatica e tanto amore per il Signore”. L’intervento ha fatto scaturire un applauso che era ben più caloroso di quello che ha accolto il Papa nella sala.

Il Papa ha esordito dicendo: “Grazie per difendere il clero”. Un intervento volto a prendere in giro il sacerdote ma che ci fa sorgere una domanda: da chi lo difende? Il Papa ammette che è il primo ad attaccare i sacerdoti quotidianamente? Poi ha fatto una considerazione che non c’entrava nulla con l’intervento del prete ma è uno dei suoi soliti mantra: “La bellezza di essere preti, la bellezza di essere unti, pastori. Davanti il gregge, in mezzo al gregge e dietro al gregge”.

Nel clima di follia che ormai si respirava, un parroco ha esordito dicendo: Spero di non sparare cazzate, visto che queste parole sono state sdoganate”. C’è da chiedersi se davvero non stiamo vivendo un sogno, ogni tanto ci pizzicavamo a vicenda per verificare se non fosse tutto finto. Il Papa ha poi raccontato uno dei suoi interessantissimi ed edificanti aneddoti: “Un vescovo di una diocesi, non lontano da Roma, è venuto da me a chiedermi cosa avrebbe dovuto fare con alcuni preti provenienti da un Paese latino-americano che erano stati ospitati in diocesi con un contratto di cinque anni. Questi preti, quando c’era da dire una Messa, prima volevano i soldi e poi sarebbero andati. Mi ha chiesto: cosa devo fare? Io gli ho detto: chiamali e portali in aeroporto!”

E infine, per concludere in bellezza, al Papa è stata posta una domanda sui seminari e le vocazioni. Francesco ha risposto: «Due cose voglio dire. Oggi c’è il problema delle ideologie della destra. Sono intervenuto in 4 diocesi. Ci sono ragazzi che si aggrappano alle idee perché hanno un problema dentro». Poi ha parlato dell’omosessualità: “Cosa ho detto io su questo tema: se un ragazzo vuole entrare in seminario ed ha una tendenza omosessuale: fermatelo. Questa è una cosa che ha detto il Dicastero per il Clero e io sostengo. Perché oggi la cultura omosessuale è andata avanti tanto e ci sono ragazzi buoni che vogliono il Signore ma è meglio di no, meglio di no. Una volta un monsignore che lavora in Vaticano mi ha detto: “Santità, voglio dire una cosa, sono preoccupato per la cultura gay qui dentro. Ho detto si, c’è un’aria di frociaggine. È vero, in Vaticano c’è. Ma senta monsignore, oggi per la nostra cultura è una onorificenza. Stiamo attenti, non disprezzare le persone con tendenze dell’omosessualità ma accompagnarle, c’è tanta gente buona. Accompagnarli, aiutarli. Inviarli dagli psicologi. Per favore, però, state attenti a riceverli in seminario». Che dire, l’idea del Papa è sempre la solita e, nonostante la stampa faccia di tutto per lanciare le sue dichiarazioni come accoglienti, Bergoglio dimostra di avere un grande pregiudizio nei confronti delle persone. Non solo omosessuali ma soprattutto se sono preti. C’è da chiedersi se ritiene più grave che siano omosessuali o che siano preti. Mentre Francesco continua a condannare il chiacchiericcio, sembra proprio che a Santa Marta ci sia un via vai di “vecchie megere” che continuano ad andare dal Papa per sparlare di tutti tranne che fare ammenda dei propri peccati. A noi, purtroppo, non resta che chiedere al Signore: “Venga il Tuo Regno!”

d.F.R. e F.P.

Silere non possum