The Pontifical Swiss Guard celebrates the anniversary of its foundation

«Giuro di servire fedelmente, lealmente e onorevolmente il Pontefice regnante e i suoi legittimi successori, di dedicarmi a loro con tutte le forze, sacrificando, se necessario, anche la mia vita in loro difesa»,  sono le parole che le Guardie Svizzere proclamano nel Cortile di San Damaso durante il loro solenne giuramento.

517 anni fa, la Guardia Svizzera Pontificia iniziava il suo fedele e ininterrotto servizio al Successore di Pietro. Era il 22 gennaio 1506, quando 150 mercenari elvetici al comando del capitano Kaspar von Silenen, del Canton d’Uri entrò per la prima volta nello Stato Pontificio per servire Sua Santità Giulio II. Fu il canonico svizzero Pietro di Hertenstein, il quale il 9 settembre 1506 si spese perchè venissero arruolati. Si tratta dell’unico corpo di Guardie svizzere ancora operativo ed è il più antico corpo permanente al mondo ad essere ancora in servizio da oltre cinque secoli.

Silenzioso servizio

“Acriter et fideliter”, è il loro motto. Con coraggio e fedeltà. Questo è lo spirito che ha sempre mosso coloro che sono arrivati all’interno di questo Stato per arruolarsi dentro questo Corpo. Si tratta di giovani cittadini svizzeri che scelgono di lasciare il loro Paese per l’amore nei confronti della Santa Chiesa e del Pontefice. Il loro compito, infatti, è quello di garantire la sicurezza del Successore di Pietro e della sua residenza. Ad oggi, infatti, il loro servizio si concentra sia sul Palazzo Apostolico sia sulla Residenza Santa Marta. Inoltre, si occupano degli ingressi ufficiali dello Stato. La Guardia Svizzera Pontificia vigila anche durante le udienze e le cerimonie alle quali è presente il Sommo Pontefice. Durante i Viaggi, le Guardie accompagnano il Santo Padre. Durante le visite di Capi di Stato, primi ministri o Ambasciatori, la Guardia svolge servizio d’Onore. Quando il Pontefice muore, la Guardia Svizzera è a servizio del Sacro Collegio e lo difende e protegge sino all’elezione del nuovo Papa.

La vita quotidiana

Le Guardie vivono come in una famiglia. La loro vita è scandita dai ritmi di una vera e propria comunità: preghiera, sport, attività culturali e relazioni.

Al servizio della Guardia Svizzera Pontificia c'è una comunità di religiose (della Congregatio Sororum Albertinorum Pauperibus Inservientium) che si occupano della mensa della Caserma.

Per quanto riguarda la vita spirituale e sacramentale della comunità della Guardia, vi è un cappellano che assicura la propria presenza come guida. Al momento il cappellano è Padre Kolumban Reichlin O.S.B., monaco dell'Abbazia territoriale di Einsiedeln (Svizzera).

Il giuramento

Uno dei momenti più emozionanti della vita della Guardia è il giuramento. Si svolge tradizionalmente il 6 maggio di ogni anno. In memoria del 06 maggio dell'anno 1527 in cui la Città Eterna venne attaccata dai lanzichenecchi dell'imperatore Carlo V (tradizionalmente chiamato il sacco di Roma). Durante questo saccheggio, la Guardia tentò, invano, di resistere all'assalto. Solo 42 delle 189 Guardie Svizzere Pontifice sopravvissero al massacro. La Guardia riuscì, all’ultimo momento, a portare in salvo Papa Clemente VII a Castel Sant’Angelo, passando attraverso un passaggio segreto, il cosiddetto «Passetto».

Per tutto lo Stato della Città del Vaticano, molto legato a questo corpo non solo per il rispetto ma anche per il profondo affetto, si tratta di uno dei momenti più solenni. Nel Cortile di San Damaso, alla presenza di tutte le autorità, la recluta proclama a gran voce: «Giuro di servire fedelmente, lealmente e onorevolmente il Pontefice regnante e i suoi legittimi successori, di dedicarmi a loro con tutte le forze, sacrificando, se necessario, anche la mia vita in loro difesa. Assumo gli stessi doveri nei confronti del Collegio Cardinalizio durante la vacanza della Sede Apostolica. Prometto anche al Comandante e agli altri Superiori rispetto, fedeltà e obbedienza. Così giuro, che Dio e nostri Santi Patroni mi assistano.»

Con l'armatura e l'uniforme di gran gala, giurano e tengono una mano alzata verso il cielo mostrando il numero tre con le dita, il quale simboleggia la Santissima Trinità, con l'altra tengono ferma la bandiera della Guardia.

Uniforme

«Le vostre storiche uniformi parlano a pellegrini e turisti di ogni parte del mondo di qualcosa che malgrado tutto non muta, parlano cioè del vostro impegno di servire Dio servendo il servo dei suoi servi», disse Benedetto XVI nel 2008. Il Papa amava molto questo Corpo e lo rispettava profondamente. 

L'uniforme di gala deve la sua esistenza al Comandante Jules Repond (1910-1921). I colori blu, rosso e giallo sono caratteristici del casato dei Medici. All’inizio del XX° secolo il cappello è stato sostituito dal basco attuale, sul quale si può distinguere il grado. In un secondo momento è stato modificato anche il colletto dell’uniforme: quello bianco semplice attuale ha sostituito la gorgiera a pieghe.

Quando svolgono il servizio d’ordine le guardie portano dei guanti bianchi; per i servizi d’onore, durante le cerimonie papali, vestono il casco nero, mentre, in occasione dei ricevimenti di Stato o in alcune postazioni, portano anche l’antica arma dei mercenari, l’alabarda.

Per tutti questi uomini che scielgono di vivere lontani dalle loro famiglie e dal loro Paese per servire lo Stato e il Papa, abbiamo profonda ammirazione e gratitudine. Grazie al loro servizio "coraggioso e fedele", ogni giorno questo Stato può portare a compimento la propria missione. 

F.P.

Silere non possum