Criminal journalists continue to tell falsehoods about Benedict XVI's secretary

Nulla di nuovo sotto il sole. Quei giornalisti che parlano tanto di Chiesa ma non sanno neanche partecipare ad una Santa Messa in silenzio, continuano a perseguitare tutto ciò che collegano a Benedetto XVI. Il metodo è sempre lo stesso ed è a tutti gli effetti un metodo criminale. Il “panzerkardinal” andava messo all’angolo, isolato, lasciato solo e demonizzato. E con lui tutti coloro che erano con lui.

Allo scoccare dell’ora x, c’è chi ha tentato, ancora una volta, di mettere in cattiva luce il segretario storico di Joseph Ratzinger, l’arcivescovo Georg Gänswein. I giornalai di Repubblica, infatti, non sono a conoscenza del fatto che il 1 luglio non era una data tassativa per il Prefetto emerito della Casa Pontificia. Chiaramente il prelato ha organizzato tutto per tempo ed ha lasciato per tempo lo Stato della Città del Vaticano, come richiesto dal Papa. 

Ma è chiaro, pur di guadagnare quei € 4,50, sarebbero disposti a tutto e quindi l’occasione era propizia per raccontare notizie false e mettere, ancora una volta, l’arcivescovo in contrapposizione con Papa Francesco.

Ordinazione presbiterale

L'arcivescovo Gänswein, nei mesi scorsi, è stato invitato a presiedere l'ordinazione presbiterale del Rev.do don Márton Héray, appartenente alla famiglia spirituale "L'Opera" [Das Werk] fondata in Belgio da Julia Verhaeghe. Si tratta di un istituto di diritto pontificio approvato da San Giovanni Paolo II il 29 agosto 2001.

Márton Héray, 31 anni è originario di di Győr (Ungheria) e dal 2015 fa parte di questa comunità che ha uno splendido carisma e promuove la devozione al acro Cuore di Gesù, l'amore per la Chiesa e l'unità. Si tratta di una realtà che ha una parte femminile ed una maschile e vi possono far parte sacerdoti, religiosi e fedeli laici. Una normalissima comunità come tutte le altre. Le ordinazioni presbiterali, come è noto a chi la Chiesa la vive, si organizzano per tempo e non sono improvvisate. Ben prima del 15 giugno, data in cui è stata resa nota la destinazione di Gänswein, era noto che avrebbe presieduto la celebrazione nella parrocchia di Bregenz in Austria. 

Pur di screditare l'arcivescovo, però, La Repubblica ed altri giornaletti ridicoli come Libero,  si inventano che "il gruppo è conservatore e contro le riforme di Papa Francesco". Addirittura si è parlato di "disubbidienza" in quanto Gänswein non sarebbe arrivato a Friburgo il 1 luglio 2023. I chiarimenti in merito sono già stati forniti da Silere non possum in questi due articoli: qui e qui. Per l'ex prefetto, quindi, non scattano gli arresti domiciliari ed è libero di muoversi come crede. A maggior ragione, non avendo incarichi pastorali, partecipa volentieri alle celebrazioni. Ordinare sacerdoti è un vanto, non certo una cosa di cui vergognarsi.

Falsa anche l'affermazione fatta circolare ieri mattina il Sala Stampa vaticana, l'ordinazione presbiterale non è né di una comunità tradizionale né conservatrice. Il rito è stato presieduto da Gänswein ed hanno concelebrato una trentina di sacerdoti. Altare coram populo e rito di San Paolo VI. La maggior parte in lingua tedesca. Altra nota di merito è stata inerente al luogo. Il rito è stato celebrato in una parrocchia, ciò denota, ancor di più, il legame della comunità e del novello sacerdote con quella che è la Chiesa viva ovvero quella del popolo e non quella dei salotti, delle redazioni e delle sagrestie dove le vipere ingrassano.

Tensioni alimentate da Santa Marta

A Santa Marta qualcuno ama alimentare queste ricostruzioni senza senso. L'arcivescovo Gänswein ha sempre obbedito. Lo ha fatto da sacerdote e lo ha fatto da arcivescovo. Lo ha fatto quando era in Germania e lo ha fatto quando era a Roma. Anche oggi obbedisce. L'obbedienza a volte avviene con sentimenti positivi ed altre con sentimenti di dispiacere. È chiaro che questa scelta del Papa porta con sé una serie di vendette personali di Bergoglio. Ma di questo dovrà risponderne a Dio e non è certo un problema di Mons. Gänswein.

Come abbiamo già detto, il prelato non è obbligato a stare in Germania e, quindi, svolgerà il suo ministero episcopale come lo riterrà opportuno. Non avendo una diocesi e non avendo incarichi, sarà più libero di partecipare e guidare esercizi, presiedere ordinazioni e celebrazioni, seguire spiritualmente sacerdoti e religiosi e portare avanti suoi studi personali. Si tratta di un uomo libero che ha molto da dire.

Proprio sulle molte cose che avrebbe da dire, sarebbe bene che Francesco si soffermasse. Il libro pubblicato a seguito della morte di Benedetto XVI è nulla. Si tratta di cose che, chi vive qui dentro, sapeva già o almeno in gran parte. Ci sono tante altre cose che si potrebbero raccontare e sarebbe bene che il Papa non lo dimenticasse. 

Non ci resta che ricordare le parole che Sua Eccellenza ha rivolto al novello sacerdote durante l'omelia: "ti metti sotto il segreto della croce per tutta la vita. Questo richiede coraggio e non meno umiltà. Il coraggio e l'umiltà vengono dalla fedeltà alla parola data e dalla fede che il sacerdote ha qualcosa da dare che supera tutto ciò che è umano." Coraggio ed umiltà di cui oggi la Chiesa ha particolare bisogno. 

S.I.

Silere non possum