Il 21 marzo 2019, nel giorno della festa del Transito di San Benedetto, Madre Anna Maria Cànopi lasciava questa terra per entrare nella gioia eterna. Una vita interamente dedicata alla preghiera, alla contemplazione e alla guida spirituale di tante anime che hanno trovato in lei un punto di riferimento sicuro.

Un cammino di fede e dedizione

Nata il 24 aprile 1931 a Pecorara, nel Piacentino, con il nome di battesimo Rina Caterina, fin da bambina fu segnata da una profonda sensibilità spirituale. La sua infanzia trascorse tra la natura e la fede semplice e solida della sua famiglia, che la introdusse presto alla bellezza della liturgia e alla vita di preghiera. Dopo gli studi letterari all'Università Cattolica di Milano, dove si laureò con una tesi su Severino Boezio, sentì il richiamo alla vita monastica. Il 9 luglio 1960 entrò nel monastero benedettino di Viboldone, prendendo il nome di Anna Maria.

Nel 1973 fu chiamata a fondare il monastero "Mater Ecclesiæ" sull'Isola di San Giulio, nel lago d'Orta, dove guidò con saggezza e amore una comunità che si sarebbe presto distinta per la sua fedeltà alla Regola di San Benedetto e per l'approfondimento della spiritualità monastica. Sotto la sua guida, il monastero divenne un centro di irradiazione spirituale, dove la lectio divina, la liturgia e l'accoglienza di numerosi uomini e donne desiderosi di Dio trovarono il loro punto cardine.

Un'eredità spirituale e letteraria

Madre Anna Maria fu anche una scrittrice feconda, offrendo numerosi testi di spiritualità che ancora oggi sostengono ed accompagnano il cammino di molti.

Tra i suoi scritti più noti troviamo meditazioni bibliche, commenti alla Regola di San Benedetto e profondi testi sulla vita contemplativa. Nel 1993 fu chiamata a scrivere le meditazioni per la Via Crucis al Colosseo presieduta dal Santo Padre, un segno del riconoscimento della sua autorevolezza spirituale anche da parte della Chiesa universale. I suoi scritti rivelano un'anima profondamente innamorata di Dio, che ha saputo trasmettere attraverso parole di rara dolcezza e profondità. "La vita monastica è tutta un canto d'amore, un'eco dell'inno che dal cielo discende sulla terra" scrisse, esprimendo il senso più autentico della sua vocazione.

Un'eco che non si spegne

Il ricordo di Madre Anna Maria continua a vivere nell'eredità spirituale che ha lasciato alla sua comunità e a tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerla o di leggere i suoi scritti. Il monastero "Mater Ecclesiæ" rimane un luogo di silenzio e di preghiera, dove la sua presenza si avverte ancora, come eco di un amore che non si spegne.
Le monache di San Giulio, ricordandola hanno scritto: «Chiunque bussava alla nostra porta trovava sempre un’accoglienza inaspettata. Secondo lo stile di san Benedetto, ogni ospite era accolto "come Cristo in persona" e molti si stupivano di poter deporre le loro pene o la loro ricerca interiore nel cuore di una donna così attenta e premurosa, i cui occhi rimanevano per sempre compagni nel viaggio della vita, dando la certezza di non essere più soli. Perché tale accoglienza fosse vera, anche da parte della comunità, soprattutto nella preghiera, la Madre fece mutare la formula finale dell’Ufficio. L’aiuto del Signore invocato non doveva riferirsi solo agli eventuali membri della Comunità assenti, ma a “tutti i nostri fratelli”». 
«"Non vi lascerò" è il suo testamento spirituale»
 hanno scritto le sue consorelle. E davvero la sua voce continua a parlare nei cuori di chi ha saputo ascoltarla.

A.M.
Silere non possum