«Oggi l’Europa – uscita appena da un secolo profondamente ferito da due guerre mondiali e dopo il crollo delle grandi ideologie rivelatesi come tragiche utopie – è alla ricerca della propria identità. Per creare un’unità nuova e duratura, sono certo importanti gli strumenti politici, economici e giuridici, ma occorre anche suscitare un rinnovamento etico e spirituale che attinga alle radici cristiane del Continente, altrimenti non si può ricostruire l’Europa. Senza questa linfa vitale, l’uomo resta esposto al pericolo di soccombere all’antica tentazione di volersi redimere da sé – utopia che, in modi diversi, nell’Europa del Novecento ha causato un regresso senza precedenti nella tormentata storia dell’umanità» ricordava il Santo Padre Benedetto XVI.
A sud ovest della Francia è nata da diversi anni una splendida realtà monastica. Si tratta del Monastero di Sainte Marie de la Garde una fondazione dell'Abbaye di Notre Dame de l'Annonciation du Barroux (fondata da Dom Gérard nel 1970). Nel 2001, infatti, essendo cresciuta gradualmente la comunità non lontana da Avignone, i monaci ritennero fosse arrivato il momento di pensare ad una nuova fondazione.
"C'erano circa 65 di noi a Le Barroux all'epoca, e proprio come quando le api in un alveare sono troppo numerose, e la regina vola via per fondare un nuovo alveare, otto fratelli furono inviati a stabilire una nuova fondazione altrove", ha riferito un monaco dell'abbazia. Le comunità benedettine, invero, non dovrebbero essere eccessivamente numerose al fine di favorire una vita comunitaria raccolta. Fu così che nel 2001, dopo molte ricerche, fu la diocesi di Agen ad accettare di ospitare il progetto, grazie alla benevolenza del vescovo di allora, S.E.R. Mons. Jean-Charles Descubes. Il 25 luglio 2001, Egli firmò l'autorizzazione alla fondazione nella diocesi. La tenutaLagarde è stata acquistata il 13 marzo 2002.
La storia del monastero
Il 21 novembre 2002, nella festa della Presentazione della Beata Vergine, otto monaci arrivarono sul posto. Da diversi mesi i monaci si alternavano per trasformare gli edifici rimasti in una piccola fondazione benedettina.
Gli edifici consistevano in:
- una casa padronale, le cui parti più antiche devono risalire al XVI secolo;
- due padiglioni gemelli costruiti nel XIX sec;
- un fienile affiancato da una colombaia e da un ovile.
I terreni della proprietà, che comprendono boschi e seminativi, si estendono per una trentina di ettari.
Il nuovo vescovo, S.E.R. Mons. Herbreteau, il 20 maggio 2006, ha proceduto alla benedizione della cappella e alla consacrazione dell'altare, nel quale sono state inserite le reliquie di San Foy e di Santa Maria Goretti. “Per la diocesi avere una tale comunità di silenzio e di preghiera è una grande grazia. Perché, nella preghiera, i fratelli sono sempre in comunione con la diocesi e pregano per essa. Con l'aiuto dei fratelli, possiamo vedere che siamo tutti chiamati alla contemplazione di Dio”, disse il Vescovo in quella occasione.
Nel settembre 2007 fu indetto un concorso di architettura per studiare possibili ampliamenti del monastero. Tre architetti hanno risposto all'appello e i progetti sono stati presentati e discussi davanti a una giuria composta da monaci e laici (tra cui il sindaco del comune e altre persone esperte). Il progetto selezionato è stato quello di Gigou, architetto che esercita a Versailles, assistito da Patrick Vellas, architetto della regione di Tolosa. I due hanno già lavorato insieme alla costruzione dell'Abbaye du Pesquié in Ariège.
Secondo il progetto, la futura costruzione doveva svolgersi in due “fasi”:
- una fase “25”: per consentire a 25 monaci di condurre una vera e propria vita monastica con spazi per la preghiera, la vita comunitaria, la vita solitaria e il lavoro. Questa prima fase terrà doveva tenere conto degli edifici esistenti, combinando bellezza e funzionalità in proporzione al numero di monaci, al lavoro e alla manutenzione.
- una fase “40”: affinché almeno 40 monaci possano vivere la loro vita monastica secondo i desideri del nostro Padre San Benedetto, con tutte le strutture conventuali regolari (chiesa abbaziale, chiostro, refettorio, sala capitolare), laboratori, un giardino...
Il 25 ottobre 2009, prima dell'inizio dei lavori, l'abate Dom Louis-Marie ha benedetto un oratorio dedicato a San Giuseppe: «Abbiamo voluto porre i lavori di Sainte-Marie de la Garde sotto la protezione di San Giuseppe, perché garantisse il successo materiale, certo, ma soprattutto perché proteggesse tutti gli artigiani dagli incidenti e dalle ingiustizie, e perché la santa carità fiorisse sul luogo» ha detto l'abate.
Cinque anni dopo, l'11 aprile 2010, il vescovo S.E.R. Mons. Herbreteau ha benedetto la prima pietra dei nuovi edifici.
Il 5 luglio successivo i lavori della prima fase (ristrutturazione degli annessi e del fienile, costruzione di due ali aggiuntive per la portineria e le officine) hanno inizio.
L'11 settembre 2011, dopo un anno di duro lavoro, con la collaborazione dei benefattori, responsabili del progetto e appaltatori, la prima ala è stata benedetta.
Il 24 agosto 2013 dopo altri due anni di lavoro e fatica sono stati completati il fienile e gli annessi ristrutturati: “Per noi della regione Lot-et-Garonne è importante vedere un monastero che cresce e risplende ogni anno di più. Il vostro obiettivo è cercare Dio. È anche il nostro. E per farlo, avete bisogno di un monastero con un recinto, spazi per il silenzio e il ritiro, e un ambiente favorevole alla preghiera. È un contributo ricco per tutti noi, che va ben oltre il Lot-et-Garonne” disse S.E.R. Mons. Herbreteau alla cerimonia di benedizione. E il sindaco aggiunse: “È un onore e un motivo di orgoglio per un sindaco e un consiglio comunale, ma anche per i loro elettori, vedere la costruzione di un monastero nel loro comune”.
Nel 2018 la comunità contava già diciotto monaci. Il 13 febbraio 2021 il priorato di Sainte-Marie de la Garde diviene abbazia e il 18 febbraio seguente Dom Marc Guillot O.S.B. viene eletto primo abate.
Il 24 giugno 2021 il Reverendo Dom Marc riceve la benedizione abbaziale da S.E.R. Mons. Laurent Camiade, vescovo di Cahors, alla presenza di S.E.R. Mons. Hubert Herbreteau, vescovo di Agen presso la chiesa dell’antico priorato cluniacense Notre-Dame di Moirax. Diversi vescovi, abati e badesse, oltre a varie comunità religiose, numerosi sacerdoti e fedeli hanno preso parte alla gioia della comunità monastica.
Un nuovo progetto
"La nostra prima priorità è accogliere i fedeli alla messa, poiché la cappella può contenere solo poco meno di cento persone, il che è insufficiente la domenica e i giorni di festa, specialmente durante i mesi estivi, quando siamo obbligati a installare uno schermo all'esterno in modo che tutti possano seguirci", ha spiegato un monaco.
Il progetto, iniziato nel maggio 2023, riguarda attualmente le tre ali principali del grande chiostro, il refettorio, il campanile, la biblioteca, il capitolo e le celle. Una quarta ala sarà costruita nella seconda fase, che inizierà nel 2027, che includerà anche una chiesa abbaziale e una cripta. Poi, negli anni '2030, arriveranno la foresteria, la cucina, le stanze da visita, la portineria e, infine, l'infermeria. L'intero progetto, che si basa interamente sulla generosità di benefattori privati - in quanto la legge francese (anticlericale e assurda) del 1905 vieta il finanziamento pubblico di progetti religiosi - è attualmente stimato in circa 25 milioni di euro. La comunità ora stima che siano poco meno di 6 milioni di euro ai quasi 10 milioni di euro necessari per completare la prima fase. "Si tratta di un progetto che è certamente ambizioso, ma che rimane ragionevole perché sappiamo che i monasteri saranno chiamati a svolgere un ruolo sempre maggiore nei tempi futuri, e spetta a noi mostrare un'audacia completamente cristiana per riaccendere la speranza nei cuori. ... Non abbiamo pretese ma immensa convinzione!” ha spiegato un monaco dell'abbazia.
E ciò che vogliono fare i monaci è proprio quanto abbiamo letto, all'inizio di questo articolo, del discorso di Papa Benedetto XVI. "In un momento in cui tutto si sta sgretolando, in cui tutto viene messo in discussione, in cui stiamo cedendo al pessimismo, un'abbazia che nasce e cresce invia il forte messaggio che tutto è ancora possibile", ha concluso il religioso. "In questo senso, il nostro progetto fa parte di un approccio profondamente civilista".