Milano - Martedì 22 aprile 2025, nel Duomo di Milano, l’arcivescovo Mario Delpini ha presieduto la Santa Messa in suffragio dell’anima di Papa Francesco, recentemente scomparso. In una cattedrale gremita e immersa in un profondo raccoglimento, la celebrazione si è fatta occasione di memoria, gratitudine e riflessione sulla figura del Pontefice "giunto dalla fine del mondo" che ha segnato gli ultimi dodici anni di vita della Chiesa Cattolica. Hanno concelebrato con l'Arcivescovo anche i vescovi ausiliari, Mons. Giuseppe Vegezzi, Mons. Luca Raimondi e Mons. Franco Agnesi.
Nel cuore della liturgia, l’omelia di Delpini ha proposto un’immagine intensa e spiritualmente densa del defunto Papa, sintetizzata in una domanda fondamentale: “Com’è un cristiano che ha fatto Pasqua?” Una domanda che l’arcivescovo ha rivolto ai fedeli per tracciare il profilo non solo del discepolo autentico, ma anche di colui che è stato vescovo di Roma e testimone del Vangelo fino alla fine.
Timore e gioia grande
Delpini ha preso spunto dalle letture del giorno per indicare il tratto essenziale di chi ha celebrato la Pasqua: la compresenza di timore e di una gioia incontenibile. “Un cristiano che ha fatto Pasqua – ha detto – è come le donne che al sepolcro hanno smesso di piangere, perché hanno incontrato la luce. È abitato da gioia e da timore: gioia dell’incontro con il Risorto, timore per la grandezza di ciò che ha vissuto”. Un’esperienza che è insieme fragile e potente, personale e comunitaria, luminosa e tremenda.
Sostenere i fratelli nella speranza
Il secondo passaggio dell’omelia ha toccato il tema della fedeltà di Dio e della perseveranza dei credenti. “Chi ha fatto Pasqua – ha proseguito Delpini – si fa carico della fragilità degli altri, riconosce i doni nella comunità, si affatica senza risparmio per incoraggiare la speranza nei fratelli”. Il riferimento implicito ma trasparente era al ministero di Papa Francesco, che nel suo servizio si è speso con tenacia per la Chiesa, specialmente per coloro che vivono ai margini.
Fastidiosi per amore del Vangelo
Infine, l’arcivescovo ha sottolineato come un autentico "cristiano pasquale" possa risultare “irritante”, scomodo, disturbante per chi si oppone alla logica del Vangelo. “Il cristiano che ha fatto Pasqua – ha detto – annuncia la risurrezione, mette in discussione i poteri, scuote le abitudini. Tocca il cuore di chi crede, ma suscita anche ostilità”.
“Papa Francesco è stato un cristiano che ha fatto Pasqua”
Ed è proprio in questa luce che Delpini ha voluto ricordare Papa Francesco. “Si può dire molto – ha riconosciuto – sul suo pontificato, sulla complessità del suo ministero, sulle sue parole forti e talvolta ignorate. Ma io credo che, stasera, si possa dire semplicemente così: Papa Francesco è un cristiano che ha fatto Pasqua”.
L’arcivescovo ha tracciato un ritratto di Bergoglio come uomo segnato dalla gioia del Vangelo e dalla trepidazione di chi lo annuncia, come pastore che ha sostenuto la fede dei suoi fratelli, come profeta che ha disturbato con la forza della verità evangelica. “È stato fastidioso – ha detto – perché ha proposto uno stile di vita, una conversione, un’attenzione ai poveri. È stato fastidioso, ma così sono i cristiani che fanno Pasqua: lieti, timorosi, zelanti e irritanti”.
Al termine della celebrazione, mentre il silenzio avvolgeva ancora la navata del Duomo, l'immagine di Papa Francesco sul presbiterio ha attirato l'attenzione dei fedeli che hanno pregato per la sua anima.
M.A.
Silere non possum