Città del Vaticano - Nel giorno della solennità di San Giovanni Battista, patrono dell’Ordine di Malta, il Santo Padre Leone XIV ha indirizzato un lungo e denso messaggio ai membri dell’Ordine, toccando punti essenziali del loro carisma, del rinnovamento in corso e delle sfide future. È un testo che unisce gratitudine e incoraggiamento, ma anche un forte richiamo a non smarrire l’identità religiosa in nome della mondanità o dell’efficienza. Questo testo è stato reso pubblico oggi, dopo l'incontro del Pontefice con il Gran Maestro: S.A.E. fra' John Timothy Dunlap.
Il Papa esordisce esprimendo riconoscenza per il bene compiuto “lì dove c’è bisogno di amore, in situazioni talvolta molto difficili” e incoraggiando a proseguire nel cammino di rinnovamento spirituale e giuridico già avviato. Ma, come è nello stile di Leone XIV, dietro le parole di stima si fa strada anche un monito: “Se venisse a mancare l’annuncio dell’amore di Dio, l’Ordine perderebbe il proprio carattere religioso e si ridurrebbe a essere un’organizzazione a scopo filantropico.”
Il Pontefice riprende con forza il carisma fondativo dell’Ordine — tuitio fidei e obsequium pauperum — sottolineando come siano “due aspetti di un unico carisma”, e ammonendo a non scindere mai la carità dalla fede. L’amore per i poveri, insiste, non può essere solo assistenza materiale, ma deve essere “testimonianza dell’amore di Dio”.
Un carisma da custodire contro la tentazione mondana
Con parole che richiamano fortemente la tradizione patristica e lo stile del magistero conciliare, Leone XIV invita a vigilare sulla tentazione di adottare mezzi apparentemente efficaci ma non evangelici: “Per raggiungere uno scopo buono i mezzi devono essere buoni”, afferma, richiamando la tentazione del potere vissuta da Cristo stesso nel deserto.
Il Papa ribadisce che la particolare sovranità dell’Ordine, riconosciuta sul piano internazionale, deve essere “funzionale alla finalità di tuitio fidei e obsequium pauperum”, e non trasformarsi in fine a se stessa.
Rinnovamento spirituale prima che istituzionale
Ampio spazio viene dato dal Papa alla riforma normativa in corso: la nuova Carta Costituzionale e il Codice Melitense, il Commento teologico-spirituale, e la necessità di una corretta interpretazione dei testi alla luce del carisma fondativo. Ma Leone XIV chiarisce che non basta cambiare le norme, se non cambia il cuore: “Il rinnovamento non può essere semplicemente istituzionale, normativo: dev’essere anzitutto interiore, spirituale.”
Non manca un riferimento chiaro alla centralità del Primo Ceto, cioè ai membri religiosi dell’Ordine, da cui il Papa esige una conversione radicale: “Se il Primo Ceto non compie tale cammino, non si può sperare che lo compiano gli altri.”
Il Santo Padre evidenzia poi con gioia alcuni segni di speranza: il ritorno al noviziato residenziale, la nascita di esperienze di vita comunitaria tra i membri professi, e una maggiore attenzione alla formazione spirituale. Ma anche qui, l’appello è chiaro: servono formatori preparati, capaci di trasmettere non solo nozioni ma uno stile di vita radicato nella preghiera e nella solitudine evangelica.
Tra Beato Gerardo e futuro dell’Ordine
Il messaggio si chiude con l’invocazione dei patroni dell’Ordine — la Vergine del Fileremo, San Giovanni Battista e il Beato Gerardo — e con la Benedizione Apostolica. Ma è l’intero testo a costituire una sorta di lectio magistralis sull’identità dell’Ordine di Malta nel XXI secolo. Un’identità che negli ultimi anni è stata messa in pericolo dal tentativo di ingerire nelle dinamiche interne dell’Ordine, dalla sete di potere di alcuni e dalla volontà di assoggettare questa Istituzione all’autorità di cardinali invadenti, compromettendone così l’autonomia fondata anche su una precisa scelta di vita religiosa.
Con la sua consueta franchezza e lucidità, Leone XIV riconosce la grande storia dell’Ordine, ma ammonisce: non basta aver fatto del bene, se oggi si perde di vista lo scopo. “L’amore che si mette al livello del povero — scrive — ci restituisce la fede nella sua forma più concreta: l’esperienza della vicinanza di Dio.” Un richiamo che vale per l’Ordine, ma che interpella tutta la Chiesa.
R.U.
Silere non possum