Circa tremila pellegrini dell’Arcidiocesi di Milano, guidati dall’Arcivescovo S.E.R. Mons. Mario Enrico Delpini, hanno raggiunto Roma in occasione del Giubileo. Da venerdì 14 a Domenica 16 marzo, i fedeli ambrosiani hanno vissuto giorni intensi di preghiera, riconciliazione e riflessione nella Città Eterna, in alcuni luoghi significativi per la nostra fede cristiana.
Insieme all’Arcivescovo anche S.E.R. Mons. Giuseppe Natale Vegezzi, vescovo titolare di Torri della Concordia ed ausiliare di Milano; S.E.R. Mons. Giovanni Luca Raimondi, vescovo titolare di Feradi Maggiore ed ausiliare di Milano e S.E.R. Mons. Franco Maria Giuseppe Agnesi, vescovo titolare di Dusa, ausiliare di Milano e Vicario Generale dell’Arcidiocesi. Diversi anche i presbiteri che hanno accompagnato le loro comunità.
Esperienza della misericordia di Dio
Il pellegrinaggio si è aperto con la liturgia penitenziale nella Basilica dei SS. Ambrogio e Carlo al Corso, un momento dedicato alla misericordia perchè, ha ricordato l’Arcivescovo, «noi non siamo rassegnati alla mediocrità, il Signore ci dà la grazia di convertirci, di fare esperienza di misericordia. Siamo fiduciosi nella misericordia di Dio».
Il presule ha auspicato che da questo pellegrinaggio si possa «tornare più leggeri, che ognuno deponga il peso del proprio peccato, perchè diventi più leggera la vita e possiamo fare esperienza che la Chiesa ci sostiene, non siamo soli». E proprio in merito al tema del Giubileo, il quale guida questo anno santo, l’Arcivescovo ha evidenziato: «Troppo spesso si parla della speranza come di un dovere ma in realtà la speranza è la risposta alla promessa perciò la visione nuova che dobbiamo imparare è il riferimento a Dio. Noi speriamo perchè crediamo in Lui, non confidiamo nelle nostre forze, non confidiamo su coincidenze più favorevoli. Per questo trasformiamo la situazioni in occasioni, la nostra presenza in quel sale, lievito, che può rendere più saporosa la vita. Perchè crediamo nella promessa di Dio».
Durante la meditazione offerta nella Basilica dei Ss. Carlo e Ambrogio, Mons. Delpini ha messo in guardia da tre peccati:
1. Lo stupore estinto
Citando il Vangelo di Matteo (“Le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità” - Mt 7,29), l’Arcivescovo ha messo in guardia contro il rischio di un cristianesimo spento e privo di entusiasmo. Quando lo stupore viene meno, la Parola di Dio diventa innocua, persino inutile. “Lo stupore estinto rende noioso essere cristiani”, ha detto Mons. Delpini, paragonandolo a un sale che ha perso sapore.
2. Il realismo sfiduciato
Il Vangelo ci dice che, nonostante la tempesta, la casa costruita sulla roccia rimane salda (“Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde”). Tuttavia, la tentazione della sfiducia è forte: il male appare prepotente, le ingiustizie sembrano prevalere. “Il cristianesimo sfiduciato è come una lucerna accesa e nascosta: chi può riceverne luce?”, si è chiesto l’Arcivescovo.
3. L’impotenza rassegnata
“Chi ascolta e mette in pratica…”: a volte, la Parola di Dio sembra troppo difficile da vivere. Ci si rassegna all’idea che la santità sia irraggiungibile, che la preghiera sia inefficace, che il perdono sia impossibile. Ma la fede non è un ideale irraggiungibile: è una chiamata concreta alla fiducia e all’abbandono in Dio.
Mons. Delpini ha concluso la meditazione con un invito alla speranza: “Sto alla porta e busso”. La Porta Santa è aperta: non dobbiamo neppure bussare, ma solo permettere a Dio di entrare nelle nostre vite. “Nulla è impossibile a Dio”, ha ricordato l’Arcivescovo, citando il Vangelo di Giovanni (“Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità” - Gv 16,13).
San Paolo fuori le mura: il passaggio della porta santa
Sabato 15 marzo, i fedeli hanno vissuto uno dei momenti più significativi del pellegrinaggio attraversando la Porta Santa della Basilica di San Paolo fuori le mura, segno della conversione e dell’apertura alla misericordia di Dio. Subito dopo, l’Arcivescovo ha presieduto la Celebrazione Eucaristica, centrando l’omelia sul tema della memoria e del passato.
“Il passato è una miniera, ma anche una discarica”, ha detto Delpini. Il rischio è quello di rimanere prigionieri di ferite, errori e rimpianti. Tuttavia, il Giubileo è un tempo di guarigione, un’opportunità per lasciarsi trasformare dalla misericordia di Dio. “Ricordati non dell’umiliazione, ma della liberazione. Non del male subito, ma del bene ricevuto”, ha esortato l’Arcivescovo.
Dalla memoria guarita nasce una vita nuova: un’esistenza segnata dalla gratitudine, dalla carità e dalla libertà interiore. “Se noi viviamo, viviamo per il Signore; se noi moriamo, moriamo per il Signore”, ha detto Delpini esortando costruire il futuro su questa certezza.
Alla Santa Messa, celebrata in Rito Ambrosiano, hanno preso parte anche alcuni presuli di origine ambrosiana: S.E.R.Mons. Flavio Pace, Arcivescovo titolare di Dolia e segretario del Dicastero per la promozione dell'unità dei cristiani e S.E.R. Mons. Michele Di Tolve, vescovo titolare di Orrea, ausiliare di Roma e Rettore del Pontificio Seminario Romano Maggiore.
Sulla tomba dell’Apostolo Pietro
Il pellegrinaggio si concluderà domani, Domenica 16 marzo con la solenne Celebrazione Eucaristica nella Basilica di San Pietro, presieduta dall’Arcivescovo alle ore 10.30. Un momento di grazia e comunione con il Santo Padre Francesco che in questi giorni è particolarmente provato dalla malattia.