Città del Vaticano - La quarta Congregazione generale preparatoria, svoltasi oggi nell’Aula Nuova del Sinodo, ha visto la partecipazione di 149 cardinali. I 33 interventi pronunciati questa mattina non hanno portato, come auspicabile, a una riflessione seria sulla situazione della Chiesa o sul prossimo futuro, ma si sono risolti ancora una volta in una sequenza di elogi al pontificato di Francesco, in un tono che sembra voler scolpire la memoria più che analizzare la realtà. L’omaggio al defunto Pontefice continua anche nei gesti simbolici: i cardinali hanno deciso che domenica pomeriggio, 27 aprile, si recheranno in processione a Santa Maria Maggiore, dove visiteranno la tomba di Papa Francesco e pregheranno davanti all’icona della Salus Populi Romani. Il momento culminerà con l’attraversamento della Porta Santa e la celebrazione del Vespro.
Nell'incontro di questa mattina giornata è proseguita con la lettura della costituzione apostolica Universi Dominici Gregis, documento fondamentale per regolamentare il periodo di sede vacante e il prossimo conclave. I nuovi arrivati hanno prestato giuramento. La prossima Congregazione generale è prevista per lunedì 28 aprile alle ore 9.00.
A fine mattinata, è intervenuto S.E.R. Mons. Diego Ravelli, Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, che ha illustrato il rito delle esequie ai porporati. Domani, alla Messa esequiale, le autorità saranno disposte secondo un rigido protocollo: in prima fila i presidenti di Argentina, patria del Papa, e Italia, seguiti da reali e altri capi di Stato ordinati alfabeticamente secondo la lingua francese.
I preti di Roma nel cuore del Papa
In una lettera inviata ai sacerdoti romani, Mons. Renato Tarantelli ha comunicato, con tono rassegnato, che nonostante i ripetuti tentativi non è stato possibile ottenere né un settore riservato né un accesso dedicato per il clero di Roma, sacerdoti della diocesi di cui il Papa è vescovo, durante le Esequie.
Del resto, il tutto è in continuità con le volontà di Jorge Mario Bergoglio, il quale durante il suo pontificato ha colpito senza pietà la sua "amata diocesi". Una sconfitta l'ha incassata anche Michele Di Tolve, il quale ora trema, quando disse che "avrebbe portato il Papa nel seminario Romano per la festa Fiducia". Francesco è l'unico Papa che non ha pensato di prendersi cura del suo seminario. Nel 2014 sarebbe dovuto andare in visita alla comunità ma "per qualche linea di febbre" quell'incontro saltò. L'unica attenzione che ha dato al luogo di formazione dei suoi seminaristi è quella adottata qualche mese fa in cui ha disposto che una parte, visto che è vuota per mancanza di vocazioni, fosse concessa all'Archivio Apostolico e alla Biblioteca Vaticana.
Si tratta di un aspetto da non sottovalutare al fine di guardare avanti. Forse Francesco rappresenta diversi di quei presuli che lanciano invettive sui "preti rigidi" e sui "seminaristi legati all'esteriorità". Per non parlare di quando il Papa ha diffamato tutto il clero mondiale parlando di "Frociaggine". Alle invettive, però, non è seguito un reale interesse ma, anzi, un completo abbandono del seminario e dei suoi seminaristi.
I preti, dunque, per i funerali dovranno arrangiarsi: niente pullman, niente organizzazione. Chi vuole partecipare, dovrà raggiungere San Pietro da solo, all’alba, portandosi camice, stola rossa e celebret. Neanche i parroci, che fanno parte della Cappella Pontificia, trovano posto se non concelebrano: i posti sono finiti. È l’ennesima dimostrazione di come i preti della diocesi di Roma, quelli che portano avanti le parrocchie ogni giorno, vengano trattati come dei cani. Stesso trattamento è riservato anche ai dipendenti del Vicariato.
Niente pulmini, ma ritornano i grandi fasti
Il corteo funebre, ha spiegato Mons. Ravelli, non attraverserà Piazza San Pietro, ma rientrerà direttamente in Basilica. Francesco non salirà sul pulmino che fu usato dal predecessore in piena notte e senza anima viva che potesse accompagnarlo, ma sarà trasportato su un veicolo aperto, per rendere visibile il feretro durante il percorso che partirà dalla Porta del Perugino per raggiungere Santa Maria Maggiore. Una processione lenta, dai 30 ai 40 minuti, a 10 km orari, che segna il ritorno al fasto delle cerimonie solenni. Mentre si parla di umiltà e snellimento delle procedure, i fatti parlano di altro.
Il rito di tumulazione, invece, sarà privato. Alle 21, il cardinale Rolandas Makrickas guiderà il Rosario in suffragio di Papa Francesco all’esterno della Basilica.
"Solo dopo questo momento potremo sentire qualche cardinale, nell'aula del Sinodo, che parlerà seriamente dei problemi della Chiesa", si augura un porporato.
p.A.R.
Silere non possum