Archbishop Gianpiero Palmieri welcomes friends of Father Marko Rupnik

A seguito della lettera della paladina della (in)giustizia, Maria Campatelli, al Centro Aletti sono iniziate le trattative. Non si tratta di discorsi spirituali, sia chiaro, quelli vengono riservati solo ai costosi esercizi predicati qua e là in giro per il mondo. Qui si parla di denaro. Come bisogna uscire, quando, con quanto, ecc.. La preoccupazione del guru Marko Ivan Rupnik non è mai stata inerente alla spiritualità ma ha sempre cercato il modo per crearsi il suo harem e lì non essere disturbato da nessuno. 

Nella lettera Campatelli scriveva: “Il comunicato della D.I.R. omette di riferire che, per i medesimi motivi di sopraggiunta sfiducia verso i superiori, anche gli altri gesuiti del Centro Aletti hanno fatto domanda di indulto per uscire dalla Compagnia e sono in attesa che si concluda il relativo procedimento, per poter continuare l’esercizio del loro ministero sacerdotale”. 

E aggiungeva: “essendo in toto venuta meno la fiducia verso i propri superiori una volta che questi hanno purtroppo dato ripetuta prova di favorire una campagna mediatica basata su accuse diffamanti e non provate (che hanno esposto a forme di linciaggio la persona di p. Rupnik e tutto il Centro Aletti), rispetto al fornire agli organi di stampa la corretta informazione fondata su atti e documenti, in proprio possesso, dimostrativi di una verità diversa da quanto veniva pubblicato”. 

Rupnik Case: l'allegra compagnia

A gennaio 2023 al Dicastero per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica sono giunte alcune richieste di indulto da parte di membri della Compagnia di Gesù. Nella richiesta, come prevede il codice di diritto canonico, i gesuiti hanno dovuto indicare la diocesi e il vescovo disposto ad accoglierli. Ma chi sono questi vescovi?

Mentre Papa Francesco stava facendo di tutto per impedire la riduzione allo stato laicale di Rupnik, quindi, al Centro Aletti stavano già cantando vittoria. "Usciamo dalla Compagnia e il gioco è fatto", si era detto qualcuno. La richiesta, per quanto riguarda Rupnik, non poteva essere accolta e le parole della teologhessa Campatelli sono chiaramente false. Scriveva "osservando tutte le condizioni canoniche richieste". La direttrice del Centro Aletti, però, dimenticava che vi era un procedimento in corso e, quindi, non è che si prende e si scappa. Troppa grazia Sant'Antonio! 

L'atteggiamento del Centro Aletti, però, è sempre stato lo stesso. Disobbedienza totale all'autorità ecclesiastica e disprezzo delle imposizioni. Mentre da un lato si predica l'importanza della comunione con la Chiesa e con il Papa (semplicemente perché ci piace), dall'altro ciò che quella stessa Chiesa dice lo calpestiamo se non ci piace. È un sistema che emerge più volte in quei finti cattolici che scelgono di inneggiare al Successore di Pietro solo se gli piace, solo se dice ciò che vogliono loro. 

Come abbiamo detto più volte, la gravità del Rupnik Case non è più soltanto nelle accuse rivoltegli. Non tutte sono state provate, accertate in un procedimento e quant'altro. La gravità sta nell'atteggiamento spocchioso del guru che non ammette un giudizio da parte dell'autorità ecclesiastica ed il comportamento della sua setta che lo protegge. Riferisce un gesuita a Borgo Santo Spirito: "Degli abusi, soprattutto di coscienza commessi da Rupnik ne eravamo a conoscenza tutti. Se ne parlava. Ma la Compagnia giocava a sminuire e banalizzare. Non si è mai voluto approfondire con serietà. Sono stati fatti quei procedimenti, ma lui ha continuato a fare ciò che voleva e Verschueren non ha mai fatto nulla per fargli rispettare le restrizioni. Solo con l'uscita della notizia su Silere non possum i topi hanno iniziato ad agitarsi in soffitta". 

E così è stato. Purtroppo, però, i lunghi anni di silenzio sono stati permessi dal cerchio magico di cui il santone si era circondato. Si tratta dei membri del Centro Aletti che hanno fatto scudo attorno a Marko Ivan Rupnik in ogni circostanza. Addirittura hanno rifiutato le restrizioni che erano state imposte al gesuita sloveno. Non dimentichiamo, infatti, che Rupnik ha continuato a celebrare la Santa Messa al Centro Aletti anche quando gli era stato vietato. Quando l'artista concelebrò la Santa Messa nella Basilica di Santa Prassede a Roma, sull'altare c'erano tutti i suoi confratelli gesuiti del Centro Aletti. Fra le panche, poi, in prima fila, vi era anche la Campatelli.

Anche loro avevano il dovere di impedire al loro Maestro la concelebrazione. Pensiamo a quei sacerdoti che vengono inviati in comunità di recupero a seguito di accuse di abusi. Se gli venisse permesso di incontrare bambini, la colpa ricadrebbe anche su chi era chiamato a vigilare. Le accuse di abusi di coscienza nei confronti di Rupnik arrivavano anche da ex membri del Centro Aletti. Come si può pensare di non intervenire in quella realtà? Allora, è chiaro che la responsabilità è anche di Maria Campetelli e Padre Ivan Bresciani, rispettivamente direttrice e vice direttore del Centro Aletti. 

Avevamo già detto che la Compagnia di Gesù e le diverse diocesi avevano l'obbligo morale e giuridico di informare i fedeli, e soprattutto il clero, della condizione nella quale si trovano Ivan Bresciani, Andrej Brozovič, Matías Yunes e Milan Zust. Visto il loro silenzio, iniziamo noi. 

Bresciani accolto ad Ascoli Piceno

Mentre nel globo-terracqueo ci sono seminaristi che non possono essere accolti perché, come dice il Papa, sarebbero "rigidi"; mentre vi sono numerosi sacerdoti che non trovano diocesi dove farsi accogliere semplicemente perché vorrebbero "cambiare aria", per i figli prediletti di Papa Francesco, guidati da Padre Marko Rupnik, non si prospetta alcun problema. 

Il dicastero per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica è sommerso da richieste di indulto che riguardano diversi religiosi, i procedimenti però durano anni. Qui, invece, è bastato qualche mese. Da Piazza Pio XII, infatti, emerge che le richieste, giunte a gennaio di quest'anno, sono già state prese in considerazione. Partiamo dalla prima.

Nella richiesta di Ivan Bresciani, l'uomo che ha coperto Rupnik in questi anni ed ha firmato questa lettera, emerge che l'Ordinario disposto ad accoglierlo è S.E.R. Mons. Gianpiero Palmieri, Arcivescovo-Vescovo di Ascoli Piceno. L'ex vicegerente della diocesi di Roma, quindi, ha accolto "in prova" il Vice direttore del Centro Aletti.

Recita il canone 693 CJC: "Se il religioso è chierico l'indulto non viene concesso finché egli non abbia trovato un Vescovo che lo incardini nella diocesi o almeno lo riceva in prova. Se è ricevuto in prova, trascorsi cinque anni, il religioso viene incardinato nella diocesi per il diritto stesso, a meno che il Vescovo non lo abbia respinto". 

La scelta è veramente triste e conferma, purtroppo, come Gianpiero Palmieri resti ancora vincolato ad Angelo De Donatis. Il Vicario di Sua Santità, non potendo incardinare a Roma questi soggetti, altrimenti Daniele Libanori darebbe fuoco a tutto il Laterano, ha evidentemente "caldeggiato" queste dinamiche. In una diocesi reduce da un episcopato come quello di Giovanni D'Ercole che aveva incamerato presbiteri che hanno dato non pochi problemi a tutto il clero diocesano (scandali vari), ora l'Arcivescovo-Vescovo è disposto ad accogliere un uomo che ha più volte dimostrato disprezzo per l'autorità ecclesiastica. La sinodalità? Parlarne con i propri preti che chiaramente ne sono coinvolti?

Ancora una volta la Chiesa di Francesco agisce con "due pesi e due misure". Seminaristi che hanno lasciato un seminario per poterne raggiungere un altro, si ritrovano vescovi che gli dicono: "No, non posso accoglierti sennò domani il Papa mi manda in Burkina Faso". Sacerdoti cattolici, che peraltro non hanno mai disobbedito all'autorità ecclesiastica e non hanno mai commesso delitti di alcun tipo, non riescono a trovare vescovi che li accolgano, questi, invece, hanno la letterina di presentazione del Papa stesso.

Perché in realtà, ciò che importa al Papa è che ti piaccia il calcio, che ti piacciano le donne (non importa poi come le usi), e soprattutto che non sei tradizionalista. In questa descrizione, evidentemente, a Santa Marta hanno incasellato questi adepti dell'artista sloveno. Il fatto che non abbiano rispettato il voto di povertà, il fatto che abbiano coperto Rupnik e sminuito le accuse nei suoi confronti, non conta nulla. Il fatto che queste persone non riconoscono neppure la prima condanna che Rupnik ha subito a seguito dell'assoluzione della complice nel peccato contro il sesto comandamento, anche questo non importa.

Nella Chiesa, oggi, il diritto non esiste più. Sembra, però, sparito anche il buon senso. Ora, un sacerdote che esce da una realtà come la Compagnia di Gesù accusandoli di aver "esposto a forme di linciaggio la persona di p. Rupnik e tutto il Centro Aletti", viene accolto nella Diocesi di Ascoli Piceno. Direte: "Ora terrà un profilo basso, nel nascondimento, se è in prova, starà 5 anni a sporcarsi un po' le mani con le parrocchie. Realtà che al Centro Aletti non conoscono neanche con il binocolo". No? Eh no. Non è mica questa la Chiesa di Francesco. Dal Monastero di Acquasanta Terme qualcuno potrebbe avere qualcosa da ridire. Infatti, don Ivan Bresciani, così iniziate a chiamarlo, predicherà gli esercizi spirituali al clero sul "discernimento" dal 28 agosto al 1 settembre 2023. Capito, cari preti ascolani? Prendete carta e penna, sul discernimento non c'è soggetto migliore che un uomo che ha coperto Padre Marko Ivan Rupnik. 

S.I.

Silere non possum