Il Tribunale dello Stato della Città del Vaticano ha depositato, in data odierna, le motivazioni della sentenza del caso denominato Sloane Avenue, ovvero il procedimento che è nato a seguito della compravendita del palazzo di Londra ma che ha iniziato ad estendere i propri interessi su tutta la gestione dei fondi della Segreteria di Stato.
Quattordici gli imputati per ben quarantanove capi d’accusa: quattro società e dieci persone fisiche. Fra queste vi è S.E.R. il Sig. Cardinale Angelo Becciu, sul quale la stampa, ma soprattutto il Promotore di Giustizia, hanno concentrato il proprio livore e la propria attenzione.
Il processo è iniziato il 27 luglio 2021 e si sono celebrate 85 udienze. Il processo è stato reso possibile grazie ad alcuni interventi contra legem che il Papa ha fatto modificando, in corso di causa, la normativa procedural penale.
Silere non possum ha messo in risalto la gravità e la pericolosità di questo sistema aldilà della penale responsabilità dei singoli imputati. Nonostante il sito del partito, Vatican News, abbia pubblicato ben due articoli nei quali difende l'operato del Tribunale e del Promotore di Giustizia, è chiaro che si tratta di pura propaganda. Andrea Tornielli, infatti, non avendo alcun titolo in diritto canonico o vaticano, non è capace di fare una lettura della sentenza che valuti tutti gli elementi. Abbiamo già spiegato più volte come questo personaggio è completamente incapace di svolgere qualunque attività giornalistica, tantomeno di commentare una sentenza. Basterebbe osservare, infatti, già la parte iniziale della decisione per comprendere come questa sia viziata ancor prima delle motivazioni stesse. Si evidenzia che il giudizio a carico di S.E.R. il Sig. Cardinale Giovanni Angelo Becciu è reso possibile grazie ad un intervento del Santo Padre Francesco che ha modificato la procedura penale. Questa, seppur il maghetto di Chioggia non riesce a capirlo, è una gravissima violazione dei diritti umani fondamentali che prevedono che il cittadino debba essere giudicato per leggi che sono entrate in vigore prima del presunto reato. Questi principi, però, sembrano non essere chiari neppure ad Alessandro Diddi, il quale non ha mai aperto un codice di diritto canonico o vaticano e neppure al Presidente del Tribunale Vaticano che ha il coraggio di firmare una sentenza di questa portata nonostante nelle scorse settimane sono cadute sulla sua persona gravissime accuse di "coinvolgimenti con la mafia". Che dire, questa sentenza parla da sé ancor prima di esser motivata.
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