Pubblicato il decreto del delegato pontificio. Ora i documenti sono noti. Chi ha detto la verità? Ecco gli errori di chi ha scritto sui giornali. 

Qualche giorno fa abbiamo pubblicato il decreto singolare con cui la Segreteria di Stato ha disposto l’allontanamento di 4 monaci dalla comunità di Bose.

Questo decreto, come tutti hanno potuto verificare, è carico di obbrobri giuridici.

In primo luogoil decreto è stato emesso senza aver MAI ascoltato i 4 monaci. Non è stato loro garantito il diritto di difesa, non hanno potuto nominare un difensore di fiducia, non vi è stato un procedimento e non è stata formulata alcuna prova. Ricordiamo, soprattutto ai giornalisti in fasce, che il processo non si celebra solo quando vi è un reato. La prova si forma in dibattimento, nel contraddittorio delle parti e davanti a un giudice terzo ed imparziale. Tutto questo nella vicenda Bose non è avvenuto.

In secondo luogo, vengono imposte ai monaci limitazioni della libertà inaccettabili. Il decreto non potrebbe mai trovare accoglimento nel nostro ordinamento perché in palese violazione dei dettati costituzionali. L’art. 13 della nostra Carta Costituzionale recita: 

La libertà personale è inviolabile.

Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria.

E` punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà.

Non riteniamo possibile quindi che, dei soggetti improvvisati giornalisti, chiedano il rispetto di questo decreto e auspichino che Fratel Boselli e Fratel Bianchi non violino l’articolo 15, il quale recita: “Fr. Goffredo Boselli non potrà risiedere nello stesso domicilio di Fr. Enzo Bianchi e dovrà interrompere i contatti con lui”. 

Come recita la Carta dei doveri del giornalista all’art. 2 “rispetta i diritti fondamentali delle persone e osserva le norme di legge poste a loro salvaguardia”. Studiare sarebbe un piccolo passo ma dagli effetti salvifici. 

Imposizioni contrarie ai diritti umani fondamentali

“Recepita e attentamente valutata la documentazione relativa alla visita apostolica”
 
La documentazione consegnata dai visitatori è contenuta in un fascicolo ora nell’archivio della Segreteria di Stato. Nella documentazione non vi è alcun riferimento ad abusi di autorità o atteggiamenti sopra la regola da parte del fondatore. Fratel Bianchi, proprio a motivo dei suoi numerosi impegni, è stato lontano per lunghi mesi dalla comunità con sede in Magnano. Questo gli avrebbe reso impossibile, anche volendolo, quanto gli viene contestato. 
Diversamente, la visita apostolica è stata richiesta per problemi di governo, come ha ribadito il cardinale Pietro Parolin nella Sua lettera alla comunità con cui annunciava l’arrivo dei tre visitatori. Questi problemi, come abbiamo dimostrato in questi articoli, sono persistiti per tutti questi mesi e sono riconducibili ad una incapacità, riconosciuta da tutti i monaci, di governare la comunità da parte del nuovo priore. Anche questa circostanza è confermata dal fatto che la Santa Sede ha, sostanzialmente, affidato il governo ad un soggetto terzo ed esterno: il delegato ad nutum sanctae sedis. 
 
 

Gli allontanati insieme a Bianchi

Fr. Lino Breda, Suor Antonella Casiraghi e Fr. Goffredo Boselli, sono stati allontanati ed anche a loro sono stati imposti dei limiti nella loro vita quotidiana. Anche per loro, nella documentazione della Santa Sede, non ci sono documenti che provino la commissione di alcun crimine e non risulta abbiano fatto nulla di contrario alla regola. 
L’unica loro colpa è stata quella di palesare, sia al priore che ai visitatori, la situazione insostenibile di un malgoverno all’interno della comunità. Fra l’altro mettendo in atto quella che in comunità è la “correzione fraterna” e deve avvenire, nella carità, in tutte le realtà ecclesiali. 
Quindi di quale colpa si sono macchiati? Di aver detto la verità? La situazione di tensione infatti non è stata creata da quattro monaci ma è viva all’interno della comunità ancora oggi. 
 
 

Bose è morta, si è suicidata 

Inutile illudersi, Bose oggi è destinata a morire. Questa morte è naturale conseguenza del comportamento di chi la sta gestendo. 
Il punto d) del decreto, è completamente falso. Nessuno ha mai fatto alcun tentativo di ristabilire la pace o la concordia. L’unica cosa che è stata fatta è stato un intervento a gamba tesa in una comunità ecumenica di cui la Chiesa Cattolica non doveva avere alcuna competenza esclusiva. Perchè quindi la Santa Sede non si confronta con le altre Chiese Cristiane? 
 
Leggendo il punto 12 del decreto viene da chiedersi se non sia un provvedimento cinquecentesco. Forse oltre Tevere non si sono accorti che la loro competenza termina alle soglie di via della conciliazione. Tutte le società citate da Parolin sono disciplinate dal diritto italiano e sono su suolo repubblicano, il Papa non ha alcuna competenza e non può in nessun modo chiedere ad un soggetto di dimettersi dalla loro guida. In particolar modo, ricordiamo che stiamo parlando di LAICI non CHIERICI!
 
“Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.” 
Articolo 7 Costituzione Italiana

Violazione dei diritti umani fondamentali

La Segreteria di Stato e il Pontefice hanno agito, ancora una volta, in palese violazione di tutte le convenzioni internazionali sui diritti dell’uomo. È assolutamente inutile continuare a parlare di obbedienza, coloro che scrivono su questa vicenda sono giornalisti cittadini di Stati che appartengono all’Unione Europea ed hanno una solida corteccia giuridica che garantisce la giustizia e la dignità delle persone. Gli stessi sono coloro che scrivono su giornali che combattono, giustamente, i regimi egiziani e turchi. È certo necessario sottolineare, come abbiamo fatto nei precedenti articoli, come la Città del Vaticano non è firmataria di queste convenzioni, ma non si può pensare di avvallare questa mancanza e parlare di “provvedimenti giusti”. Si potrà parlare di provvedimenti giusti SOLO e SOLTANTO quando saranno emessi a seguito di procedimenti altrettanto corretti.

In questi giorni abbiamo avuto anche l'amara conferma che alcuni soggetti quando scrivono non lo fanno al fine di informare e dare notizia ma per convincere i lettori delle loro tesi (inquietanti).

Il giornalista:

a) difende il diritto all'informazione e la libertà di opinione di ogni persona; per questo ricerca, raccoglie, elabora e diffonde con la maggiore accuratezza possibile ogni dato o notizia di pubblico interesse secondo la verità sostanziale dei fatti.

Art. 2 della Carta dei doveri dei giornalisti

Come abbiamo già fatto in altre occasioni, andiamo a verificare, documenti alla mano, alcune affermazioni fatte da improvvisati scrittori.

1) È impensabile prendere una notizia e pubblicarla, senza verificarla.

"Il giornalista controlla le informazioni ottenute per accertarne l'attendibilità"
Art. 9 della Carta dei doveri dei giornalisti

Contraffattori di statuti e informatori

Tanto meno si può pensare di andare a chiedere la verità proprio all'imputato, in merito ad un delitto che ha commesso. Un vero giornalista, verifica ciò che gli è stato detto e chiede prove documentali.

È stato riferito che a Bose sono state fatte “svariate visite apostoliche”

Falso. A Bose è stata fatta una sola visita apostolica. Questa è avvenuta nell’anno 2019.

Nel 2014, invece, Enzo Bianchi chiese una visita fraterna da parte di due stimati benedettini: il rev.mo padre abate Michel Van Parys e la rev.ma madre abadessa Anne-Emmanuelle Devénche. Questi due religiosi hanno effettuato una visita a Bose dal 26 gennaio al 01 febbraio 2014 e dal 21 al 27 febbraio 2014.

Dal 22 al 24 aprile la rev.ma madre ha visitato la comunità delle sorelle di Civitella San Paolo.

Dal 9 al 12 marzo il rev.mo padre ha visitato la fraternità di Ostuni, dal 30 marzo al 02 aprile quella di Assisi e quella di Cellole dal 02 al 05 aprile 2014. 

Da questa visita non emerse alcun problema. Riteniamo che in quella occasione i monaci e le monache fossero più liberi di parlare con serenità e senza pressioni esterne o interne. Diversamente, tutti i problemi di malgoverno sono emersi solo all’arrivo del nuovo visitatore padre Amedeo Cencini. 

“Il decreto incoraggia la comunità a seguire il suo carisma fondativo”. 

Falso. Il provvedimento non si rivolge alla comunità ma ai quattro monaci. Non vi è traccia di incoraggiamenti. Proprio per questo, il Segretario di Stato, S.E.R. il Card. Pietro Parolin si rivolge alla comunità con una lettera nello stesso giorno. La lettera è rivolta alla comunità non il decreto.

“Ad amministrare il sito di Bianchi ci sarebbe stato Boselli”

Qualche malcapitato giornalista ha avuto anche l’idea di riportare le informazioni che gli sono state riferite dall’economo della comunità, il quale probabilmente non ha ben guardato la propria coscienza. Lo stesso infatti ha riferito in capitolo che, ad amministrare il sito degli amici di Bianchi vi fosse il fratello monaco Boselli. Sorvolando sul fatto che Boselli non “amministra” quel sito ma la vera domanda è: dei monaci ora vanno a guardare chi sono gli amministratori di un sito del loro fondatore? Siamo arrivati a questo punto? Evidentemente non c’è altro da fare a Magnano, se non pensare a come contraffare statuti.

Anche in questo caso è nostro dovere ricordare ai monaci che esiste un codice della privacy anche perchè i giornalisti hanno dei doveri sanciti dall’art. 4 della Carta dei doveri del giornalista, anche in riferimento al trattamento dei dati personali. 

L’addenda “Ordine e disciplina” che Manicardi ha affisso in bacheca a Bose e pubblicato sui giornali, sarebbe una “menzione di un capitolo della Regola di Bose del 1973”.

Il discretorio è “un organo gestionale introdotto dallo stesso Manicardi”.

Falso.Come non è vero che il discretorio si occupi di queste questioni. Questo organo ha compiti precisi sanciti dallo Statuto:

  1. assistere il priore nella valutazione del cammino di tutta la comunità, riflettere collegialmente sulle questioni più rilevanti e sulla definizione di iniziative e progetti, analizzare in via preliminare le questioni da sottoporre all’esame del consiglio;
  2. consigliare il priore in tutti i casi riguardanti singoli membri della comunità che necessitano misericordia, discrezione e riserbo;
  3. esercitare una correzione fraterna nei confronti del ministero del priore;
  4. esaminare eventuali divergenze tra priore e sorella responsabile delle sorelle ai sensi dell’art. 17, 4;
  5. rilevare in prima istanza gravi impedimenti insorti nella persona del priore che ne pregiudicano lo svolgimento del ministero, conformemente all’art. 11, 8;
  6. richiedere la convocazione del consiglio, conformemente all’art. 12, 2;

Da chi è composto oggi il discretorio che minaccia i monaci e le monache? 

Del discretorio, oggi, fanno parte il priore Fr. Luciano Manicardi, il vice-priore Fr. Mauro Girotto, la responsabile delle sorelle Sr. Silvia Murrai, due fratelli eletti dal consiglio dei professi: Fr. Marco Garavaglia e Sr. Roberta Stella e due fratelli nominati dal priore: Fr. Guido Dotti e Sr. Beatrice Dionigi.

Il capitolo della regola di Bose non menziona nulla di tutto questo che invece è stato aggiunto ora per combattere coloro che denunciano le violazioni gravissime dei diritti umani all’interno della comunità.

Nessuna regola o consuetudine monastica parla di segreto riguardo ai capitoli, forse sarebbe il caso che i seguaci di Ignazio non parlino di ciò che riguarda i seguaci di Benedetto. Fermo restando che Bose non ha nulla a che vedere con la realtà monastica benedettina. Bose è un unicum, si tratta di una comunità “monastica” che è formata da fedeli laici. Lo statuto esprime proprio una forma di vita che è completamente distante da quella gerarchica benedettina. Bisognerebbe sempre studiare il diritto prima di scrivere. 

F.P.

Silere non possum

Regola di Bose

"Il contenuto del decreto singolare è in possesso soltanto di Bianchi".

Falso. Il decreto era conosciuto dai quattro monaci, dalla comunità e dalla Segreteria di Stato. Non solo, il decreto è in possesso di diverse realtà vicine alla Segreteria di Stato. Dal 07 maggio tutti ne sono a conoscenza grazie a questo blog.

Come già chiarito da questo blog, l'affermazione "la soluzione di affidargli l'immobile in comodato d'uso gratuito precario è stata trovata dalla comunità in accordo con il delegato pontificio e con l'assenso preventivo di Bianchi" è completamente falsa. Bianchi non ha mai dato il suo assenso alle condizioni poste dal decreto del delegato pontificio del 04.01.2021 e dal comodato d'uso che abbiamo pubblicato in questo articolo.

I laici filo gesuiti poi esaltano la figura di padre Cencini, mettendo in atto una difesa d'ufficio a gratis, la quale non fa altro che far emergere come chi scrive continui a mantenere i paraocchi e non ha alcuna volontà di ricercare la verità ma vuole solo continuare a difendere l'operato di Papa Francesco.

Figuriamoci se possiamo attaccare uno che parla dei gay come malati e si è laureato ad una università dove i professori sono gesuiti che ritengono l'omosessualità sia una malattia.

Oggi Cellole è divenuta la "refugium peccatorum" per coloro che hanno difeso Bianchi e non hanno voluto sottostare al regime di cui abbiamo parlato. Fare riferimento a questo comunicato per asserire che questi non sono stati esiliati e poi riferire che "è stata promessa loro l'autonomia" è dimostrazione di come chi scrive non abbia ben chiaro, in primis come funzionino le cose nella Chiesa Cattolica e in secundis cosa sta avvenendo a Bose. L'autonomia, per essere chiari, significa essere una comunità nuova e non alle dipendenza da Bose. Dicasi scissione.

Il decreto del delegato pontificio

Le condizioni inumane di cui parlava Fratel Enzo Bianchi in questo suo comunicato sono confermate dall'inedito decreto del delegato ad nutum sanctae sedis emesso il 04 gennaio 2021. Pubblichiamo il documento che il delegato pontificio ha inviato a Roma al Cardinale Parolin, per dimostrare che quanto Bianchi ha affermato è vero e da parte del delegato e della comunità non c'è stata trasparenza. Piuttosto, il documento dimostra che vi sono stati palesi atteggiamenti dispotici che volevano porre clausole vessatorie sull'anziano monaco e i fratelli che lo avrebbero dovuto accompagnare.
Come già chiarito da questo blog, l'affermazione "la soluzione di affidargli l'immobile in comodato d'uso gratuito precario è stata trovata dalla comunità in accordo con il delegato pontificio e con l'assenso preventivo di Bianchi" è completamente falsa. Bianchi non ha mai dato il suo assenso alle condizioni poste dal decreto del delegato pontificio del 04.01.2021 e dal comodato d'uso che abbiamo pubblicato in questo articolo.

I laici filo gesuiti poi esaltano la figura di padre Cencini, mettendo in atto una difesa d'ufficio a gratis, la quale non fa altro che far emergere come chi scrive continui a mantenere i paraocchi e non ha alcuna volontà di ricercare la verità ma vuole solo continuare a difendere l'operato di Papa Francesco.

Figuriamoci se possiamo attaccare uno che parla dei gay come malati e si è laureato ad una università dove i professori sono gesuiti che ritengono l'omosessualità sia una malattia.

Oggi Cellole è divenuta la "refugium peccatorum" per coloro che hanno difeso Bianchi e non hanno voluto sottostare al regime di cui abbiamo parlato. Fare riferimento a questo comunicato per asserire che questi non sono stati esiliati e poi riferire che "è stata promessa loro l'autonomia" è dimostrazione di come chi scrive non abbia ben chiaro, in primis come funzionino le cose nella Chiesa Cattolica e in secundis cosa sta avvenendo a Bose. L'autonomia, per essere chiari, significa essere una comunità nuova e non alle dipendenza da Bose. Dicasi scissione.

Il decreto del delegato pontificio

Le condizioni inumane di cui parlava Fratel Enzo Bianchi in questo suo comunicato sono confermate dall'inedito decreto del delegato ad nutum sanctae sedis emesso il 04 gennaio 2021. Pubblichiamo il documento che il delegato pontificio ha inviato a Roma al Cardinale Parolin, per dimostrare che quanto Bianchi ha affermato è vero e da parte del delegato e della comunità non c'è stata trasparenza. Piuttosto, il documento dimostra che vi sono stati palesi atteggiamenti dispotici che volevano porre clausole vessatorie sull'anziano monaco e i fratelli che lo avrebbero dovuto accompagnare.