Il nuovo priore della comunità di Bose, Fratel Sabino Chialà, a pochi giorni dalla sua elezione ha concesso un'intervista al portale Settimana News. Il portale, amministrato da alcuni preti dehoniani di Bologna, i quali hanno dovuto chiudere addirittura una casa editrice per quanto sono in crisi, ha più volte dato voce al proprio collaboratore p. Amedeo Cencini. Lo stesso portale si è visto bene dall'informare i propri lettori della falsificazione dello statuto della comunità e della revoca del contributo economico da parte della Regione Piemonte. Gli stessi non hanno mai parlato chiaramente della situazione a Bose ma, come un altro giornale di incompetenti, ha più volte preso posizione a difesa dell'operato del collaboratore Cencini e del priore Manicardi. Questo però non è giornalismo, ma esprime la chiara volontà di dare una visione della realtà completamente distorta. Allo stesso tempo, visti i soggetti, non ci meraviglia. Non stupisce, visto che questi sacerdoti non seguono neppure l'insegnamento di Santa Romana Chiesa da diverso tempo e la mancanza di vocazioni è solo uno dei tanti segnali che anche in quella realtà le cose non funzionano. Basti guardare le foto di questi collaboratori nella loro pagina. Nessun presbitero ha l'abito religioso, nonostante il codice di diritto canonico sia molto chiaro sul punto.

I chierici portino un abito ecclesiastico decoroso secondo le norme emanate dalla Conferenza Episcopale e secondo le legittime consuetudini locali.

Can. 284 - CJC

Ma ormai è cosa nota. I nostri lettori sanno bene che le parole di Amedeo Cencini e i suoi adepti vengono costantemente smentite dai fatti. E allora chi siamo noi per nascondere la Verità?

Una intera casa editrice in fallimento.

I novizi, segnale di un funzionamento della comunità? 

Suscipe me, Domine, secundum eloquium tuum et vivam, et ne confundas me ab exspectatione mea.

Il funzionamento di una comunità non è certamente riscontrabile solo nel "proliferare" di vocazioni, ma certamente è sintomatico. Quando una realtà, sopratutto monastica, non ha nessuno che bussi alla porta, è necessario farsi qualche domanda. Probabilmente quella comunità non sta più attirando nessuno, non porta ad interrogare i giovani, non è un segnale per il mondo.

Durante l'intervista a Chialà, l'intervistatore chiede:

Quanti sono i fratelli e le sorelle della Comunità? Avete novizi?

Il nuovo priore risponde:

In questo momento la comunità è composta da una sessantina di monaci e monache, tra cui due novizie e sette giovani, fratelli e sorelle, in formazione, che si preparano alla professione monastica definitiva.

Come possiamo constatare dai documenti della comunità monastica, i sette giovani di cui parla Chialà sono tutti entrati a Bose durante il priorato di Enzo Bianchi. La data di ingresso in noviziato è la prima che leggete partendo da sinistra.

Precisamente sono: Elia, Giovanni Marco, Monica, Federico, Simone, Chiara e Paolo. Gli altri, con la linea a matita sono tutti usciti durante il priorato di Manicardi. Come mai? 

Il neo priore Chialà parla anche di due novizie. Giulia e Marica. La prima è entrata in comuità il 22 gennaio 2017, quando Bianchi era ancora Priore. La seconda, il 10 febbraio 2019. Nel 2018 entrò un'altro novizio che, visto il clima, ha pensato bene di alzare i tacchi ed andarsene.

L'assenza di gratitudine

Siate grati in ogni circostanza, perché questa è la volontà di Dio per voi che appartenete a Cristo Gesù.

1 Tessalonicesi 5,18

In tutta l'intervista vi è un grande assente. No, non parliamo di Gesù Cristo, il quale vabbè è stato dimenticato da tempo non solo da Bose e dai dehoniani. Parliamo del fondatore. Una Chiesa che ogni giorno critica la cancel culture, oggi parla della propria esperienza a Bose eliminando del tutto l'ideatore e fondatore di quella realtà. Ancora una volta, i monaci (se così possiamo chiamarli) di Bose ci ricordano tanto il figliolo prodigo e ingrato.

Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane di loro disse al padre: "Padre, dammi la parte dei beni che mi spetta". Ed egli divise fra loro i beni.

Luca 15, 11-13

F.P.

Silere non possum